Un granello di sabbia

di

Alfredo Bossetti


Alfredo Bossetti - Un granello di sabbia
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 166 - Euro 12,80
ISBN 978-88-6587-5025

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In copertina fotografia dell’autore


Prefazione

Alfredo Bossetti propone un romanzo decisamente coinvolgente e capace di sprigionare un flusso di umanità che pervade l’intera narrazione sempre accompagnata da profonda sensibilità e penetranti riflessioni sull’umano esistere.
La storia viene raccontata con mano decisa e costantemente protesa ad evidenziare il significato più autentico dell’esistere: lentamente emerge la considerazione che la vita può essere uno “scrigno di opportunità”, un giacimento di emozioni che aspettano solo di essere vissute, un mare magnum di occasioni che spetta solo a noi cercare di cogliere nel modo migliore.
Ciò che conta, per il protagonista Nicolas e per tutti noi, è vivere le occasioni; sentire profondamente nell’animo ciò che merita di essere vissuto pienamente e tentare di lasciare un “segno” che riconduca al nostro cammino in questa vita.
Ecco allora che tutto assume un nuovo significato ed il nostro cuore è sereno, libero dalle costrizioni, dalle pastoie, dalla frenesia che fanno perdere di vista ciò che è fondamentale e vitale: non è importante essere perfetti nell’affrontare la vita perché, se lo vogliamo veramente, possiamo ottenere risultati positivi nonostante le nostre mancanze e le nostre incapacità, nonostante i fallimenti e le occasioni perdute.
Alfredo Bossetti, grazie alla sua avvolgente ed appassionata scrittura, riesce a far emergere chiaramente la concezione che la vita deve essere vissuta nel miglior modo, cercando di lasciare il già ricordato “segno positivo”, che riconduca alla nostra personalità, come sigillo luminoso dell’esistenza.
Per questo motivo, il protagonista Nicolas e sua moglie Annette, diventano figure simboliche posizionate sul palcoscenico della vita allo scopo di rendere evidenti tali concezioni esistenziali e filosofiche: ecco perché nella visione di Nicolas, la vita è meravigliosa ed imprevedibile nella sua comprensione universale; sorprendente e splendida con le sue occasioni che non devono essere disperse.
Il romanzo prende spunto dal fatto che Nicolas ed Annette desiderano solo trascorrere gli ultimi anni della loro vita nella casa appena acquistata e tanto desiderata, che si affaccia sul mare e dove regna la pace: lui è un sognatore, un uomo generoso, orgoglioso della sua libreria che vanta numerosi libri pregiati acquistati durante gli anni e, finalmente, dopo aver passato la sua vita a lavorare e ad assolvere i suoi doveri, si rende conto che è giunto il momento di “imparare a gustare” la vita con la sua amata moglie. Una telefonata inaspettata da parte di Giulia, una compagna di scuola, che Nicolas non sentiva da trent’anni, rappresenta l’evento che riaccende i ricordi ed illumina emozioni mai dimenticate: la richiesta di aiuto da parte di Giulia è una cosa seria e lui, senza esitazione, offre tutto l’aiuto possibile, nonostante il fatto che, ormai da anni, la malattia lo costringe ad una quotidiana “battaglia” per la sopravvivenza.
Nella coinvolgente narrazione si susseguiranno eventi e colpi di scena, relativi alla vita e alle scelte esistenziali della cara amica Giulia, con le immancabili verità nascoste che verranno in superficie: alla fine, tutto troverà il giusto epilogo.
Alfredo Bossetti mette sul piatto della vita la testimonianza di un uomo che, con coraggio, si mette in gioco e, senza paura e senza infingimenti, scandaglia il proprio Io.
E se “un granello di sabbia” condurrà al pianto vorrà dire che la vita ha offerto il suo nuovo dono.

Massimo Barile


INTRODUZIONE dell’autore

Un granello di sabbia… piccolo, insignificante, all’apparenza inutile. A volte fastidioso, irritante, a volte da dimenticare, da buttare… un dettaglio minuscolo in un mondo di giganti che sembra non accorgersi della sua presenza. Anonimo, perché come tanti altri, senza una personalità, senza una caratteristica che lo renda unico. Ma nella sua silenziosa e dimenticata esistenza, capace anche di fare piangere, disperare, riflettere.
Senza rendercene conto, siamo anche noi dei granelli di sabbia circondati da una moltitudine di altri granelli che ci somigliano. C’è chi trascorre una vita intera crogiolandosi nell’anonimato che questa paradossale situazione gli consente, e ci sta anche bene, sembra tagliata su misura per le sue necessità. L’anonimato lo protegge, lo rassicura, gli dà la forza di sopravvivere, l’appoggio nei momenti di difficoltà in cui tende a vacillare, la sicurezza di poter sempre contare sulla moltitudine di altri granelli che come lui vivono la stessa realtà.
Ma un granello di sabbia può anche irritare una pupilla non protetta, così come usurare una tenuta di un ingranaggio o segnare il metallo di un componente rotante, inquinare un bicchiere d’acqua… insomma, può far sentire la sua presenza, lasciare un segno, a volte indelebile, a volte difficile da accettare. Sono coloro che non si rassegnano a restare nell’ombra, coloro che hanno il coraggio delle idee e non hanno paura; paura di far sentire la loro voce, paura di staccarsi dal coro, di percorrere strade sconosciute anche senza avere alle spalle qualcuno pronto ad incoraggiarli e ad offrire loro un’ancora di salvezza nel momento estremo.
Si può essere trasportati dal vento così come dalla corrente del mare, forze decisamente superiori e che non potremo mai né cambiare, né modificare o soggiogare ai nostri capricci; ma abbiamo il dovere di vivere la nostra vita nel miglior modo possibile, consapevoli che è un dono prezioso che non merita di essere sprecato. E poco importa se finiremo nel mare delle nostre paure o nel deserto delle debolezze umane; la cosa importante è riuscire a lasciare il segno del nostro passaggio; forte, preciso, inequivocabilmente… unico.


Un granello di sabbia


CAPITOLO 1

Erano quasi le due del mattino e Nicolas si ritrovò seduto sul suo divano di tessuto marrone chiaro, la luce ancora accesa ed una leggera brezza marina che entrando silenziosamente dalla finestra socchiusa aveva rinfrescato il soggiorno inondandolo di quello splendido profumo che possiede il mare nelle frizzanti giornate di primavera.
Stava leggendo un romanzo di Victor Hugo, uno dei suoi autori preferiti, quando ad un tratto, complice la stanchezza, si era lasciato trasportare dalla sua immaginazione e si era messo a sognare… sognava di indossare i panni di Gilliatt e di morire per la sua Déruchette inghiottito dalle onde del mare, quel mare che aveva tanto amato e che era tutta la sua vita. E assaporava con gioia, quasi estasiato, quello stile autentico, al tempo stesso ricercato ma semplice, accorto ma diretto, che lo coinvolgeva ogni volta, quasi fino al punto di fargli dimenticare la storia, il filo conduttore dell’opera.
In questa sorta di limbo mentale, la fatica del pomeriggio per portare su dalla cantina gli scatoloni preparati per il trasloco si era fatta sentire. Incurante delle raccomandazioni di Annette che lo minacciava ogni sera affinché andasse a dormire in un orario decente, “come tutti i cristiani” (così amava riprenderlo) si era accomodato sul suo divano nella posizione a lui più congeniale ed aveva iniziato il nuovo romanzo.
Lo splendido villaggio in cui Nicolas e Annette si erano trasferiti era il regno della pace e della tranquillità per quasi nove mesi all’anno, salvo poi trasformarsi letteralmente in un’orda di turisti che sembrava alla scoperta del mare per la prima volta nella vita. Ma quel luogo, scoperto molti anni prima, aveva segnato delle tappe fondamentali nella loro vita e insieme, anche se non senza qualche discussione e chiarimento, avevano concordato sulla scelta di quella località per trascorrere gli ultimi anni che ancora gli restavano da vivere.
Nicolas era riuscito a trasferire tutta la sua libreria dalla precedente casa di città e questa era stata per lui la maggior soddisfazione. Aveva impiegato anni per collezionare i libri che adesso facevano bella mostra sui ripiani di una meravigliosa libreria in legno che occupava tutta la parete di fronte alla finestra. Era il suo orgoglio e anche se non era mai riuscito a leggere tutti i tomi che costituivano quello splendido accessorio d’arredamento, non mancava mai di ammirarla estasiato dispiacendosi per tutto il tempo che aveva perso durante la sua vita e che avrebbe potuto dedicare alla lettura di quei meravigliosi capolavori.
Vi si potevano trovare molti generi all’apparenza diversissimi l’uno dall’altro. C’era il filone romantico, quello illuminista, quello classico; storie d’amore così come storie di cappa e spada, riflessioni a sfondo religioso affiancate da leggende metropolitane, i gialli inossidabili di Agatha Christie circondati dalle leggende fantastiche dei Paesi lontani dove Aladino e la sua lampada avevano fatto sognare generazioni di fanciulli.
Libri con la copertina rigida messi in prima fila per valorizzare sia l’editore che il mobilio, nascondevano una seconda fila di piccoli capolavori con la copertina morbida che, come scrigni antichissimi, aspettavano solamente il momento per essere aperti e liberare il loro tesoro alla luce del sole.
Attese ancora qualche momento, contemplando quei capolavori di inestimabile contenuto emotivo, e poi si decise ad andare a dormire.
Come previsto, il mattino iniziò nel peggiore dei modi. La malattia che da anni lo aveva colpito si faceva sentire sempre di più e soprattutto le prime ore del giorno erano quelle che più lo abbattevano. E non solo a livello fisico.
Ogni nuova alba per Nicolas era l’inizio di una battaglia. Una battaglia per la sopravvivenza in condizioni accettabili, per non sentirsi morto, per impedire che la sua invalidità lo estraniasse dal mondo.
Era un sognatore, e come tutti gli spiriti ricchi di fantasia amava costruirsi un mondo fantastico, una sorta di “isola che non c’è” in cui rifugiarsi per poter dare sfogo a tutte le sue frustrazioni. Un’ideale terra di mezzo dove nessuno l’avrebbe visto, ascoltato, osservato e criticato o compatito per la sua situazione. E in questa fantomatica realtà irreale aveva racchiuso tutta la sua vita, tutti quelli che aveva conosciuto e che nel bene o nel male gli avevano lasciato un ricordo.
Per lui, nonostante tutto, nonostante avesse superato il giro di boa nella corsa della vita e cominciasse ad intravedere in maniera sempre più chiara e nitida il traguardo, la vita restava una cosa meravigliosa. In­spiegabile, imprevedibile, splendida. Piena di occasioni e di opportunità che soltanto noi possiamo vivere e spesso ci lasciamo passare come un treno che è lì pronto, fermo sui binari e che ci aspetta per qualche secondo. E noi combattiamo indecisi fra la volontà di prenderlo e la paura di non conoscere quello che ci sta sopra o dove ci porterà. E questa attesa, questo tempo perduto a pensare inutilmente a quello che potrebbe essere, a pianificare e cercare di prevedere ogni aspetto della nostra scelta, si protrae per secondi, minuti. E quando vediamo il nostro treno ripartire senza di noi, ci arrabbiamo per quello che avrebbe potuto essere e non sarà mai. Al punto che ci disperiamo, ci malediciamo per quello che è successo, e alla fine, come sempre, troviamo anche una giustificazione per dare senso e giudizio al nostro comportamento.
Nicolas ne aveva persi tantissimi di quei treni. Persi perché aveva pensato troppo, perché aveva voluto analizzare tutti gli aspetti. Persi perché non aveva avuto il coraggio di osare.
Ma il tempo, oltre ad essere un buon medico, ci aiuta a migliorare, a crescere. E spesso, come per il buon vino, ci porta ad essere migliori di ieri.
Si sentiva così. Aveva con il tempo imparato a gustare la vita per quello che sapeva donargli ogni giorno. Aveva smesso di pensare ai suoi problemi perché riteneva che anche solo dargli spazio all’interno della sua giornata voleva significare dargli potere. Potere di fare del male, di farlo pensare alle cose negative, ma soprattutto potere di fargli perdere altri treni. E questo non lo voleva assolutamente.
Per anni, nella sua giovinezza, aveva vissuto più per gli altri che per se stesso. Aveva lottato, corso, combattuto, per rispettare uno stereotipo di bravo ragazzo che le situazioni locali gli avevano assegnato. E la sua preoccupazione era sempre stata quella di non deludere chi aveva accanto, di rispettare quell’immagine perfetta che gli avevano costruito.
Poi, come sempre accade, la vita ti riserva delle meravigliose sorprese.
E ad un certo punto, mentre tu stai correndo verso un obiettivo che solo marginalmente ti illuderà di aver ottenuto un successo inestimabile, qualcuno ti si piazza davanti, proprio a due centimetri dal tuo naso, e ti dice in tono perentorio: “ALT”.
Non puoi chiedere spiegazioni, non ne trovi e nessuno ti illustrerà il perché di tale perentorio ordine, ma in cuor tuo ti rendi immediatamente conto che non puoi fare nulla se non eseguire quel comando. E ti fermi. Sei costretto.
Per inerzia il mondo attorno a te prosegue la sua corsa. Tu non ne comprendi il significato, almeno nei primi momenti, ma vedi solo che tutto continua inesorabilmente, che il mondo sembra non essersi accorto che tu ti sei fermato. E allora ti viene voglia di gridare: “Ehi, ma dove andate, io sono qui. Aspettatemi che arrivo.”
E mentre lo urli con tutte le tue forze, magicamente intorno a te comincia a calare il silenzio, le figure cominciano a diventare sfuocate, come circondate da un alone di mistero che le rende indefinibili a poco a poco, fino a quando il silenzio ti avvolge completamente.
E lì trovi il senso profondo che avevi sempre nascosto, volutamente, e che non volevi guardare. Perché troppo brutto, perché troppo vero e difficile da accettare.
Ma stavolta non puoi fare altro che prenderne coscienza. E ti accorgi che tutto quello per cui stavi lottando, correndo come un centometrista nella finale olimpica, in realtà era solo apparenza.
Lavori una vita per cercare di raggiungere una tranquillità economica che ti possa permettere di non fare mancare nulla ai tuoi figli, ai tuoi cari, ma sei così preso dalla tua frenetica attività che perdi di vista la cosa più importante. La tua vita.
E ti ritrovi ad un certo punto ad avere tutto quello che avevi sempre desiderato, soldi, importanza, conoscenza, ma a non poterne minimamente godere. Quel misterioso personaggio che piazzandosi sulla tua strada ti ha fermato in maniera così brusca, ti apre gli occhi. E può essere una malattia, una disgrazia, un incidente: e all’improvviso tutto intorno a te perde significato.
Dopo una leggera colazione con biscotti secchi e latte, Nicolas decise di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Prese il suo berretto nero, salutò Annette e si incamminò lentamente verso il mare.

[continua]


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