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Cravatte dorate

Troppo bella la luna stasera
per lasciar ch’io la cerchi nel pozzo.
Mi ipnotizza il riflesso del mare
mentre indossa cravatte dorate.

Scorgo un dio dietro questo mistero
a pennellate di lame cobalto e
annegato mi fermo a pensare
non più solo nelle notti d’estate.

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La verità

Quando scopriremo la verità
sarà per ridere di noi, di lei,
di un Dio canuto che, in tutta fretta,
si sarà fatto la barba per l’occasione.
Lo stesso Dio che, col viso liscio,
ci aprirà il portone
in barba a secoli di saccente e
presuntuosa iconografia travestita da arte.

E noi scopriremo la verità.
Un solo istante e capiremo una cosa.
Il suo polveroso drappo
è sempre stato un velo,
molto spesso una rete bucata.
E sarà l’istante in cui i dubbi,
denutriti ed in catene,
smetteranno di abbaiare
e la scoperta servirà al nulla
vanificando una vita da ermeneuta.
Ma quando la svestiremo, la verità,
ladra di vite e chimera puttana,
sarà il tempo giusto
ma non avrà più senso.

Non avrà senso la ricerca,
né l’affanno e l’angoscia,
tantomeno la parola “scoperta”.
Non avrà più senso quest’inguaribile sete
come non avrà senso nulla di tutto ciò
che ci toglie il sonno rendendoci vivi.
Niente avrà senso perché alla fine, dietro il sipario,
avrà avuto senso la vita. E noi capiremo.

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MEDITERRANEA ESSENZA

22 novembre 2004

E respiro il profumo di alto,
lì seduto sull’erba in collina.
Mi rapisce quel senso d’immenso,
sposalizio sublime d’azzurri.

A rapirmi cromatiche danze,
di quel cielo cangiante d’aspetto.
In un giorno che nasce col rosa,
poi l’azzurro, l’arancio, il violetto.

E io lì, a fissare il mio Vero,
tra quei varchi di aspra collina,
scorgo un mare, che, specchio del cielo,
sa nutrirmi d’essenza divina.

Guardo immenso quel cono sul mare,
che minaccia vicine montagne,
sormontato da un tiepido velo, che,
verso sud, piano piano, si bagna.

È trionfo di luce. Mediterranea essenza.
È l’imago di questa mia terra.
Meraviglia che al mondo nessuno
può ammirare da un vetro di stanza.

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