Opere di

Claudio Malune

Il sigillo del bacio di una rosa

E’facile per te che sei rosa
impallidire ad ogni vento,
bagnarti di tocchi tenui,
insegnarci il portamento..
E’ facile, per te che sei rosa,
offrire libertà ai petali
prima del tempo,
piangere per ogni luce del campo,
consolare la ginestra,
ascoltare le dalie,
confortare le ortensie, la mimosa..
Chi ti coglie avrà un segno pulsante
nei polpastrelli,
una goccia come di tramonto ebbro
ad arrossare la pelle ruvida,
i lineamenti gemelli..
Punto da una rosa,
ah, morirne,
morirne,
dando un senso ad ogni cosa..


Io

Io..
Diresti mai
che due vocali baciate da un incontro
potessero descriver così bene
una persona che ti pensa?
Guarda le tue mani..
Guardale..
Plasmano la verità
benché sporche d’innocenza,
favorevoli ad un contatto, forse,
ma che nell’attesa di un focolaio
tastan l’aria finché è densa..
Io..
Diresti mai
che una persona descritta così bene
da due vocali che si baciano con stile,
non riesca che a stento
a trovar l’antidoto
per questo souvenir femminile?..


Affine ad una fiamma ardente

Immagina una foglia.
Immaginane le nervature a fasci,
la traspirazione, i cloroplasti,
il floema e le sue cellule che portano
i miracoli della fotosintesi
fino al limine, alla soglia..
Immagina quanti battiti regaleremo
del nostro incontro
ora che hai sentito Dio scorrerti addosso!
Immagina..
Ma di quante dita questo corpo ha bisogno
per lenire un ventaglio a specchio
così reticente?
Quante per occludere i sensi
basiti davanti ad un dolce “vorrei..
ma non posso”?
Immagina una foglia,
che respira di notte come un ritaglio di mare
che nega la trasparenza d’essersi mosso,
ma vita che bensì scorre
affine ad una fiamma ardente..


Se le tue labbra..

Se le tue labbra avessero voce
come l’hanno i tuoi occhi,
volgendomi ad esse,
benché perduto,
vi affonderei fino alla morte
fra il principio che mi tiene cinto
e il limite della loro perfezione..
Se le tue labbra avessero in dono
il bagaglio dell’immortalità e del disgelo,
benché viverne in mancanza
sia già un’assurda pena,
vorrei l’inverno per poter svernare,
la vita per cercarti continuamente,
la morte per salvarmi,
un bacio per rinascere..


Viversi per una sola, fugace stretta

Do senso al senso conturbante dell’olfatto,
nari fra i capelli di lino morbido,
sorgente di una boschiva memoria terrena;
se avessi ancora abbastanza tempo nel respiro,
chiamerei ‘vita’ quel tuo essere naufraga
in terra coltivata di conquiste inespresse.
Ti tengo gelosamente fra le mie membra spoglie;
spolpato della mia stessa carne
do senso al senso del tatto,
al miracolo di due corpi
nati per essere e trovarsi eterni
seppur per una sola, fallace,
dimensione cromatica..


Il profumo dell’aquilegia

Il vento sei tu.
Ricordalo.
Il vento sei tu, l’acqua sei tu..
Facciamo due passi,
io e te,
bagnati nell’acqua del mio viso
prima che il tempo l’asciughi,
per capire,
fra due lacrime,
che il vento sei tu,
l’acqua sei tu,
e il mio viso resterà bagnato
o asciutto
finché tu lo vorrai decidere,
desiderare..
Solo due passi.
Ricorda –però-
che la strada sei tu,
nei passi ci siamo io e te
e l’incontro avrà per se
i sapori di maggio
e il profumo dell’aquilegia..


Il tuo nome. Stormisce nel vincheto

Perdonami,
desideravo solamente iniettarmi
dell’oro del tuo nome,
della fragranza del tuo nome:
desideravo solamente
poter dare un eco vociante al tuo volto
nell’inno lacustre che anticipa di un’oncia
il fragore del sogno.
Suppellettile è la mente:
mi sporgo per fuggirne
la carezza dilaniante,
il disio brumoso che affama
più che saziare..
Codarda è la mente,
senza un filo di pudore,
un velo di voce;
perdonami..
E’il tuo nome.
Lo rincorro per sognarti..


Stasera non finiranno i sospiri sopiti

Stasera non finiranno i sospiri sopiti,
non cesserà l’insostenibile livore
dei loro temi, dei loro riti.
Stasera i sospiri non sfumeranno i loro temi
lontano dalle tue gote:
un canto ombrato,
poche frasi,
nella tua pelle tatueranno le loro
bucoliche note..
In faccia ho il profumo del pianto,
lo inspiro,
sicuro della tua voce e della notte,
del colore che pian piano scompare dal cielo
mai spegnendone il manto.
Ma stasera non finiranno i sospiri,
i sospiri sopiti..


C’ero..

Io non sono qui, ora.
Libero e spoglio,
il mio corpo libra accompagnato da note
d’una strofa denudata del proprio pudore.
La mente, anch’ella,
non è qui ora:
da qualche parte s’è ammalata di solitudine
e tornerà con Dio quando avrà la pace
della conoscenza dei venti,
l’austerità del mondo
e il sapore acre del sacrificio..
Non mi sento qui,
non è questo il mio tempo.
Se debbo tornare
almeno dimmi che è per tua dolcezza,
per la tua sete di farmi restare


Rendez-vous

Ho un appuntamento.
Un appuntamento coi tuoi occhi.
L’ansia non è mai in anticipo,
arriva puntuale a tamburellar vivace
l’addome, così che
insostenibilmente tardi
è il pensare anche solo
di doverlo disdire..
L’attenzione per i dettagli consiglia
di non sostare un minuto di più
sulle pallide dissertazioni:
sa che il corpo accetta sempre
tutto ciò che lo spirito,
con diniego,
rifiuta..
Non si può perdere un appuntamento.
Un appuntamento coi tuoi occhi.


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