Il domani si alza alla solita ora

di

Fabio De Mas


Fabio De Mas - Il domani si alza alla solita ora
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 6,00
ISBN 978-88-6587-1201

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In copertina: © Karlionau – Fotolia.com


Pubblicazione realizzata quale 2° premio del concorso letterario Anguillara Sabazia Città d’arte 2009-2010 – Associazione Culturale Arché


“L’image di Parigi è l’esigenza lirica rappresentata con grande nitidezza visiva degli anni giovanili del poeta. La capitale francese si dilata, valica confini e tempo della memoria. Il fascino delle rive della Senna, della citè de l’amour, sono segno di unicità di pura bellezza, la scoperta di angoli incantevoli,le affascinanti atmosfere dei bistrot, l’arte nei caotici ateliers, tutto diventa seducente nel ricreare attimi, sensazioni,sogni dai valori immutabili.
Lo spazio e il tempo sospesi in una dimensione che conduce verso i sentieri della memoria per un’età perduta, di anni passati in emozioni e sentimenti, respiri nella potenza della poesia in cui ruota la forza della vita. Il poeta nelle trame dell’anima ha rievocato frammenti di vita, il celarsi di un particolare mondo intimo di una sua personale visione, inno d’amore di Parigi.
Esplora con intensità, con passione l’essenzialità della parola poetica.
Una poesia che diventa viva e vibra di fronte a chi sa cogliere le autentiche espressioni intimistiche e gli echi nascosti. È un canto della giovinezza, viaggio iniziatico, ritratto malinconico struggente senza rimandi nostalgici.”

Prof. Giovanni Francesco Piano
Presidente Commissione Giudicatrice del Premio Letterario Internazionale Archè Anguillara Sabazia



Il domani si alza alla solita ora


AMORE OLTRE IL TEMPO

Ti amerò
fino a un secondo dopo il sempre,
un momento appresso l’eternità.
Nel luccichio del senza tempo,
un respiro oltre l’infinito,
quando luce e buio si abbracciano
e tutto diventa uno,
anche allora
ti amerò.


PASSIONE E DISINCANTO

Ho attraversato le emozioni come
un nomade del tempo,
pronto a raccogliere i bagliori
che la vita ha lasciato cadere
e tra le mani ho trovato tesori e malinconia.
Assorto ai piedi d’un altare
ho ascoltato il respiro del destino
cercando di barare per poter sognare,
nascondendo il passato nel futuro
e ho scoperto spiagge, rabbia e poesia.
Nei giardini abbandonati d’una vita in salita
ho visto isole tropicali
e stanze vuote spazzate dal temporale.
Ho sognato orologi fermi
ad accarezzare gli attimi
per dimenticare gli anni,
perché ci sono luoghi dove si deve sognare
e mari di cristallo che si possono solo sfiorare.
Ho nascosto le emozioni
nella passione e nel disincanto
per soffrire sorridendo
ed ho sempre inseguito gli arcobaleni
felice di non raggiungerli.


IL SOLE SORGE DA UN’ALTRA PARTE

Siamo dispersi in labirinti
di giustificazioni e false possibilità
mentre gli occhi si fanno specchio
di quello che siamo stati.
Cerchiamo nuovi alfabeti
per desiderare orizzonti migliori,
noi destinati a smarrirci
tra le pagine di un libro non scritto.
Senza perdere la tenerezza delle illusioni
navighiamo mari lontani
ascoltando sirene diverse,
ed evitando i porti sicuri.
È il freddo delle stelle
ad entrarci nella pelle
quando aspettiamo il canto
d’un nuovo giorno,
ma il sole sorge sempre da un’altra parte
per noi ammalati di sincerità.
E così scivoliamo piano in nuovi miraggi
e respiriamo sogni
cercando solo
di non affogare.


GIORNI FRAGILI

Giorni fragili,
in bilico tra passione e disincanto
e il respiro delle emozioni
si veste di tramonti e stelle equatoriali.
Giorni fragili,
passati a perdonare amici
che hanno scelto errori diversi
la vita è sempre perdere e trovare.
Giorni fragili,
dove non si vede il motivo
e si sta in mezzo al mare,
senza vele né capitani.
Giorni fragili,
quando gli occhi non parlano
perché prende il cuore partire,
il futuro è scegliere e sbagliare.
Giorni fragili,
di tuoni, tesori e poesia
e il profumo dell’aurora apre lo scrigno,
si prende una carta e si rincomincia il gioco.


DOMANDE E SPERANZE

Con la castità delle tue mani
preghi dio
che alzi lo spesso velo
che ricopre le preghiere sparse per terra.
Ti immergi nella solennità delle cattedrali,
costruite sulle miserie dell’uomo,
ma il riflesso delle candele votive
illumina solo un’assordante silenzio.
Abiti talari indicano la via
e prendono scorciatoie dai tuoi dubbi.
La bianca solitudine degli attimi
passati a cercare
si fa pallore sul tuo viso
esangue di speranza.
La passione di un uomo
è spina nel cuore,
e la mente chiede senza posa.
Impronte d’eternità nell’animo,
lampi d’infinito,
si sgretolano fra le tue dita.
Dipingi i dolori di nuova speranza
e il tuo sguardo si fa alto
ad abbracciare il mondo.


IL VECCHIO ED IL BORGO

La vita la senti respirare appena,
tra le case del borgo antico.
E’ il silenzio ora il padrone incontrastato
dell’acciottolio dei vicoli,
che un tempo riecheggiavano di risa
e duro lavoro.
Seduto su una pietra ancora tiepida del giorno,
all’ora che il sole dalle cime vicine
scende ad incendiare d’oro i tetti,
un vecchio fuma la nostalgia.
L’eco dei monti gli porta
ricordi ingentiliti di baci dimenticati,
la voce del vento risveglia ricordi quasi assopiti:
il borgo riprende vita nel suo cuore,
la fontana spilla nuova linfa,
le case si fanno vive di gente e parole
gli amici sono tornati con vino ed allegria.
Ora il vecchio riapre gli occhi
e si arrende piano
al buio che arriva.


NAUFRAGHI

Al riparo della notte
tessiamo il vento e le nubi,
nell’immobilità del futuro
ci accontentiamo
dell’effimero presente,
mentre squarci di luce incandescente
si aprono nelle nostre anime:
forma e pensiero alla deriva…
Siamo naufraghi in balia dell’imprevisto,
nomadi in deserti d’umanità.
Esploratori d’emozioni,
raccogliamo il tempo e costruiamo orologi,
per non impazzire impariamo
ad amare
e a svanire come miraggi.


A DUBLINO PIOVE IL CUORE

Sui marciapiedi della notte
sono a ricamare parole
per i miei malamori,
per grandi e piccoli dolori,
senza trovare nascondigli
ed evitare la consapevolezza
dell’assenza.
Qui a Dublino piove il cuore
tra nuvole e grigio,
ma quando viene giorno
si recupera la rete del tempo
dal mare della memoria
e quello che resta
è polvere di emozioni
che non basta a scaldarmi,
non basta a sfamarmi.
Improvvise tempeste di verde
e di ricordi,
vedo danzatrici senza musica
e ubriachi di nostalgia
uscire dall’ultimo boccale
per inventare improbabili risate,
per accorciare distanze
tra il sogno e l’impossibilità del desiderio.
Via di terra o sentieri d’acqua
portano a Dublino
città di desolati sentimenti,
amore e compassione.

Aspetto che il cuore vada ad asciugarsi
per riprendere il cammino
dopo aver bevuto il nero malto
e soppesato l’incrollabile fiducia nel sole
che aleggia nell’accettare quello che comunque
è stato.


OGGI GIORNO DI NEBBIA

Oggi giorno di nebbia,
l’inverno mi fa compagnia
nelle ossa e nei pensieri.
Aggiungo legna al fuoco
e miele alle ferite della malinconia,
ma quanta nostalgia per i paletot di una volta
per i cinema del centro,
sotto i portici di Bologna
castagne e profumo di cioccolata.
Ti ricordi?
E’ passato del tempo
da quando mi tenevi la mano
e accarezzavi le mie paure
e consolavi le mie illusioni…
Oggi giorno di nebbia,
indosso berretto e sciarpa
per non respirare umidità
e non sentire l’abbandono della sera.
Ci fosse la neve per sognare inverni diversi
come in quella foto in cui sorridevi al futuro
ma la neve non c’è e il futuro non si vede.
Quante nuvole, ore e pomeriggi lieti
sono scivolati via nell’anima,
senza neanche accorgersi
di quanta vita abbiamo barattato
per una stanza con il caminetto
da dove poter non vedere, non sentire e non pensare
alla nebbia e alle nostre delusioni.
Ma oggi non possiamo evitare di guardarci alle spalle,
di pensare inutilmente a quello che non c’è,
oggi è un giorno di nebbia.


VENT’ANNI A PARIGI

Tutto quel francese ci piovve addosso improvviso,
nelle sere di voli pindarici e pastis a buon mercato.
Noi provinciali entusiasti
di rive gauche e dei nostri vent’anni
segnati, più che da Sartre e Baudelaire,
dai capelli e dallo sguardo d’inarrivabili veneri.
Tavolini all’aperto, bistrot
e croissant per cena,
ma come erano dolci di futuro quelle notti:
scopriremo, andremo, ameremo.
Con la tenerezza degli sprovveduti
respiravamo sogni, tepori di promesse
e bastavamo a noi stessi,
artisti e letterati,
veri e sinceri come le stelle ad agosto.
Sarà stato il Louvre o il quartiere latino
a convincerci che la vita fosse solo en rose,
a illuderci di essere immortali,
a farci innamorare di tutto quello
cha saremo potuti diventare.
Ora chissà, amico mio, se fumi pipe,
se ti sei arreso e sfogli i ricordi e la malinconia,
se rimpiangi perfino tutto quel francese
che ci piovve addosso improvviso,
senza che avessimo neanche un ombrello,
o un grano di consapevolezza,
per difenderci dai nostri vent’anni
che svanivano piano nell’alba parigina.

[continua]


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