Opere di

Fedel Franco Quasimodo


Perché?

Perché l’hai fatto?
Perché hai dato partita vinta
al demonio tentatore?
Vent’anni di speranze,
vent’anni di chimere,
fonte ricca di esuberanza
prosciugata in una gelida bara.
Senza possibilità
di ripensamento,
senza poter
tornare indietro.
Ti hanno bollato
come malato
o peggio,
come codardo
che non ha saputo vivere.
Ma quell’attimo solenne e finale,
quella frazione di secondo
tra il bene e il male
che hai attraversato,
come reagirebbe
se lo avesse provato
chi ti ha
così superficialmente giudicato?


L’emigrante

Ei veniva dalla terra del sud,
un giubbotto logoro indossava,
due lire e una pesante valigia con sé recava.
Era saturo di illusioni e di speranze,
pazienza e volontà ne aveva anche a sazietà:
ovunque cemento e gente indaffarata,
freddo intenso e aria inquinata.
Domenica la doccia con gli extracomunitari,
pomeriggio a spasso per i viali.
Salendo dall’inferno della disoccupazione
molto ansioso era di trova fissa sistemazione.
Non ebbe aiuti né raccomandazioni,
per anni solo lavori precari e sottopagati,
questo è il destino degli sfruttati.
Ma quanto meno se l’aspettava
un colpo di fortuna lo baciava:
finalmente un solido posto era conquistato,
ora è un impiegato dello Stato.


L’innominabile

Innominabile
tu che gestisci il potere,
lucrando grossi affari,
infischiandotene del popolo.
Innominabile
tu che hai frodato il cittadino
con parole belle e accattivanti.
Inarrestabile sei
come rullo compressore
che schiaccia impietosamente
i deboli
e fa il debole con i forti.
Inavvicinabile
rimani nella tua torre corazzata
in cui ti sei rinchiuso
per non ascoltare
la voce della coscienza.
Tu che governi
le sorti dei popoli
e imponi sacrifici,
senza dare l’esempio,
sei e rimarrai innominabile.
Perché il solo nominarti
basterebbe a scatenare
l’ira degli sconfitti,
la rabbia degli onesti,
la rivolta dei diseredati.
E allora capiresti
che esiste un solo Dio.


Corteo

C’è un grande cambiamento oggi in piazza,
striscioni colorati e fazzoletti sul viso,
uomini e donne senza autorizzazione
son pronti alla manifestazione.
C’è chi ha in mano dei bastoni
ad inveir contro i servi dei Padroni;
c’è chi insulta il Presidente
mostrando l’avvelenato dente;
chi, invece è moderato:
vuol parlamentare con lo stato.
Dopo qualche trattativa
la guerra è già dichiarata,
i sassi si infrangon sugli elmetti,
ma si batte in ritirata.
La carica dei celerini non dà scampo:
chi cade, chi fugge e chi scoppia in pianto.
Una giornata triste che i giornali pubblicheranno.
E la ragione e la saggezza dove stanno?


Resurrezione

Ma non eri finito?
Non eri seppellito?
Tutti ti davano per spacciato,
fatto ormai scontato;
tutto pelle ed ossa,
con un piede nella fossa.
Ma ora sei ancora qui,
più in forma ed in gamba che mai,
ad affilare le tue armi,
ad incedere con passo sicuro,
scavalcando ogni invalicabile ostacolo.
Le ingiurie non t’intaccano,
le lusinghe non ti attentano,
le tentazioni non ti prendono.
Sei qui, magicamente,
insostituibile amico,
audace compagno di ogni battaglia,
esempio di una fede,
incarnazione di sublime virtù.



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