Opere di

Francesco Basile


Anima

Una brezza leggera,
spira su di un’anima affranta,
forse con l’intento di destarla,
di scuoterla.
Un giorno qualunque
cede il passo ad un altro,
in un susseguirsi eterno ed immutabile.
Ed è nel mutare degli eventi
che ti accorgi quanto tutto sia a volte così effimero
ed eterno.

Tratta da “Anima” edito da Kimerik anno 2009


Come pane per nutrirmi

Se potessi raccogliere i tuoi seni
ogni volta come frutti dagli alberi,
ed il tuo corpo usare come pane per nutrirmi,
che gioia infinita nel sedermi alla tua ricca mensa!
Gli occhi tuoi dolci e neri avrebbero il sapore delle prugne,
mentre i tuoi piedi, come piccole forme di marzapane,
allieterebbero ogni difficile appetito stuzzicandolo.
Non c‘è zucchero, bensì miele, ad addolcire il mio pasto,
l’eterno piacere dell’insoddisfatto mi contorce dentro,
ti assaggio senza sosta, come su di un vassoio d’argento,
mentre tu ti aggrappi a me consapevole e voluttuosa preda.

Tratta da “Anima” edito da Kimerik anno 2009


Canto alla vita

Canto alla vita,
che mi passa davanti girando lenta,
come braccia di mulino sospese al vento,
ed in quel vortice d’aria fresca,
ho colto il sapore del mondo.
Adesso sento piano il fluire dei giorni,
che mi hanno reso grande prima del dovuto,
eppure ne sono felice, perché sono cresciuto.
Di poca gente ho appreso il sapere,
mietendolo come spighe di grano maturo,
mi sono lasciato dietro i ricordi,
ma ne ho fatto tesoro.
Così è la vita, Amore mio,
tra parole e saluti ne ho intravisto un senso,
agli insulti e alle maldicenze ne ho dato un altro.
Eppure sono qui come messaggero di novelle,
canto di chi è stato e di chi non è mai vissuto,
canto di te, di me e di noi,
canto il mio amore per la vita.

Tratta da Anima edito da Kimerik anno 2009


Oltre l’Amore

Chiusi gli occhi in silenzio,
ed ascoltai ciò che restava di me.
Fu un attimo e mi accorsi,
che non c’era nulla oltre l’amore,
da poter amare.
Mi tuffai nel cielo e mi persi,
libero dal mondo
e poco a poco mi decisi a vivere.

Tratta da “Qualche passo dopo l’anima” edito da Kimerik anno 2016


Nei tuoi versi di notte

Son le parole di lei che ti restan vicine,
quando scende la sera e tutto si ferma,
quando su dei fogli, piano piano … riaccendi la vita.
Note pazze d’amore di quel violino gitano,
che ti muove la mano senza porti un freno
e tu non pretendi ragione, sai di amarla da un po’.
Gli occhi non ti chiedono altro, ormai son sazi di suo
lei ti scivola dentro, come un’ospite nota …
quel che t’agita il cuore adesso è chiuso in un verso.
Non puoi dirle ti amo, volerebbe nel vento
e tu a correrle dietro per non perder le parole …
no … tu sei nato poeta e non hai che una penna,
hai imparato ad amarla, nei tuoi versi di notte …

Tratta da “Qualche passo dopo l’anima” edito da Kimerik anno 2016


Madre mia

Dammi ora un bacio che mi attraversi la mente,
che possa dar vita ad un pensiero appena
e non importa se non saprai dirmi altro.
Ero da solo nel tuo ventre, madre mia
ed ancora ricordo quel battito d’amore che,
piano, piano si prese cura di me.
Se ti ho perso di vista non odiarmi,
anche quella corda che in passato ci unì
si spezza per donare la vita.
Ma io ti sono stato figlio a modo mio
anche quando non ne ero capace,
padre a volte di te e di me.
Ed oggi come ieri come non mai,
ti vedo per quella che sei
e da te faccio adesso ritorno.
Per raccontarti dei miei viaggi,
anche se non potrai sentirmi
e della vita che mi hai dato,
anche se non potrai capirmi.

Tratta da Quarant’anni in versi Ed. Kimerik Anno 2020


Bergamo accese la luce

Le maschere da social
iniziarono il loro lamento,
ma nessuno poté sentirli,
intrappolati dietro la rete.
Bergamo così accese la luce
e piano dopo la spense,
su quel carico funebre
che viaggiava per le strade.
I morti lasciavano casa ai vivi
ed i vivi divenuti fantasmi,
nascosti in un muro virtuale,
non gli diedero nessun saluto.
Lottavano come potevano le divise,
scese in campo senza aiuti,
i camici bianchi avevano paura,
da soli contro la morte nera
invisibile e così letale.
Mentre qualcuno cantava dai balconi,
un militare suonò il silenzio,
i buoni rimasero buoni,
i cattivi rimasero se stessi
ed i camion dei morti
giunsero alla fine del cammino.

Tratta da Quarant’anni in versi Ed. Kimerik Anno 2020


Vagabondo di quartiere

Pian piano si accorcia questa mia vita,
mentre la luna a suo modo mi fa da tetto
e poche stelle diventano mute compagne,
di questo mio viaggio tra strade e ponti
non ho pretese e nessun legame
se non con il creato che decise di me.
Sono un vagabondo di quartiere
che aveva altro ma l’ha lasciato,
per due spicci tirati di malavoglia
da un passante che non mi osserva,
per la paura di rivedersi come me.
Lasciatemi così ma non giudicatemi,
se la vita mi appartiene dice quel detto
non chiedo altro in cambio di questa
non verrò a casa vostra né alla messa,
lascerò in pace i vostri figli ed i vostri intrecci,
sarò un solitario passante con in mano del vino,
datemi da bere e ne sarò felice,
quel che più mi aggrada è il mio poco e niente.

Tratta da Quarant’anni in versi Ed. Kimerik Anno 2020



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