Oltre la lastra di vero - poesie

di

Gianni Darconza


Gianni Darconza - Oltre la lastra di vero - poesie
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 54 - Euro 5,80
ISBN 88-6037-272-0

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è 1° classificato nel concorso letterario J. Prévert 2006 – sez. poesia


In copertina fotografia dell’autore


Presentazione

Con un andamento a volte classicheggiante e a volte prosastico, il poeta Giovanni Darconza ci propone tematiche antiche, ma anche nuove, che spesso pongono interrogativi sul piano morale e alla fine connotano, associato al progresso umano, un fallimento dell’uomo…
...Questa raccolta di Giovanni Darconza, è un metronomo che scandisce una serie di poesie fredde ma lucide. La ricerca del poeta, nel suo oscillare tra realtà e immaginazione, porta ad una stato particolare della mente in attesa che qualcosa succeda, a conferma che la vita non sia sogno e che le azioni dell’uomo possano essere frutto di una sua scelta e non di una totale predestinazione. Però notiamo che esiste un rimedio, che è unico e sovrano: l’amore. Solo così possono essere risolti certi quesiti filosofici ed esistenziali che porterebbero inevitabilmente alla negazione, di sartriana memoria, della stessa esistenza umana.

Benedetto Di Pietro
Presidente del Concorso “Jacques Prévert”
Sezione Poesia


Prefazione

Luci e riflessi, talvolta ombre e illusioni: questi sono i temi ricorrenti della poesia di Gianni Darconza. Dalla “luce intensa” in Supernova alla “pallida imitazione” del monitor che si accende “a illuminare questo mondo virtuale” in Videogame. Luci che raramente illuminano direttamente, ma che piuttosto riflettono, rispecchiano, illudono e spesso distorcono. Quello di Darconza non è più il semplice credo fiducioso di un osservatore che con il paesaggista inglese Constable poteva ritenere che “There is nothing ugly [...] light, shade, and perspective will always make it beautiful.” Per lui il compito del poeta è diverso, come affermano i versi di Poeta: “Nel nulla abbagliato da luci/ fittizie, venuto sei al mondo,/ figliastro di gatto randagio,/ con occhi più adatti a vedere/ l’oscurità.” Nelle poesie di questo volume l’uomo moderno non ha più le certezze del pittore del diciottesimo secolo ma è pur sempre nella modernità (“una nuova de-generazione”) che Darconza cerca significati e valori lontano dagli schermi illuminati dei mass-media. Il vedere diretto viene così contrapposto a rappresentazioni indirette in specchi, attraverso finestre, in fotografie, in televisione.
Nonostante la gravità dei temi esistenziali affrontati, le poesie di Darconza non sono prive di umorismo, un umorismo leggero, mai esagerato, ma sempre misurato e in sintonia con il messaggio del poeta: giochi di parole che risultano sardonici all’interno dei testi per criticare le frivolezze del nostro mondo, come ad esempio in Incantesimi: “Tra i pixel illuminati un ultimo messaggio/ sublimale al pubblico di fedeli consumatori/ attenzione, il programma è sottotitolato/ per non gaudenti, se ne consiglia la visione/ solo a un pubblico adulterato”, oppure doppi sensi che diventano ferocemente ironici, come nella stridente poesia Tsunami nel mettere in onda l’“avvoltoio dell’etere”: il telegiornale che ci augura un nuovo anno “pieno di catastrofi e di tragedie/ da mandare in onda”.
Accanto a tale amara ironia nel descrivere il mondo moderno, non ci si può lasciar sfuggire la tenerezza e il barlume di consolazione che, spesso inaspettatamente, Darconza è capace di offrire al lettore, come ad esempio nella conclusione della descrizione del sentimento che si prova di fronte a un feto morto in Stillborn Child: “Ma forse mi inganno e nel tuo cervello/ incompleto hai visto volare la farfalla.” Il dialogo con il bambino non nato assicura a quest’ultimo una esistenza che Darconza non può che esprimere attraverso il vero atto di “vedere”.
Le poesie di questo volume coinvolgono il lettore, talvolta lo fanno sorridere, ma soprattutto sanno scolpirsi un angolo nella sua memoria con le loro immagini insieme insolite e quotidiane e con i loro messaggi al contempo semplici e rivelatori:

E tornano dopo l’immane deflagrazione
il buio e il freddo della desolazione
ma s’ode ancora una sorda melodia
dalle profondità cosmiche, una ripetizione,
un’eco tremula di quell’ultima poesia.
(Supernova)

J.M. Ivo Klaver


Oltre la lastra di vero - poesie

Adán

(nuota nel nulla

Adamo)


A Ornella
e Alessandro


VOGLIA

Da che si riconosce, mi dici
che anche l’ultima foglia che nasce
sul ramo di quercia più lontano
o di betulla o d’ontano ambisce
a conoscere le oscure sue radici?

Quando in autunno giunge il tramonto
non si stacca forse dal picciolo
rinsecchito, non affida al vento
la sua voglia di volo e si dirige
danzando dolcemente verso il suolo?


VOCI SEPOLTE

Insignificanti fantasmi
sepolti sotto montagne di segni
parole immagini e inganni consueti
inutili come i colori per i non vedenti
non siamo che ombre di referenti
tra il vuoto cozzare di artigli
molteplici come gusci di noci
frantumati, ma senza gherigli.


LUMINESCENZA

Amo questa luminescenza mattutina
che sottile s’insinua a destare l’occhio
e l’animo assopito, che da una sorgente
remota accende d’oro e d’arancio
le montagne innevate stampate sul vetro
di una finestra chiusa a suoni e odori
ma non agli spifferi astuti del vento
che tra infinitesimali fessure s’infiltrano,
al cui fievole ritmo danza una tenda
e bisbiglia all’orecchio i segreti eterni
di un bambino felice che con il suo cane
fedele gioca in silenzio tra i campi,
padrone del mondo, ignaro del vento,
lontano ancora da quel momento
in cui crescendo si tramuteranno
quei vivi sussurri in sibili ostili.

Ed io sono qui, dentro una stanza
imprigionato tra queste pareti inutili
che con queste mani mi sono costruito
attorno per ripararmi dal vento
e, così facendo, fuggire la vita.
Chiudo gli occhi e spunta un sorriso
come un fiore in un desolato deserto
e una nuova sensazione di pace e di luce
rischiara d’alba serena il mio viso.
È sapere all’improvviso che tutto quanto
i monti il cane il bambino il vento
si trovano adesso imprigionati qui dentro.


PSICHE

Come fragile farfalla
nata da un uovo
giovane larva
bruco dannoso
alla pianta, alla foglia,
e infine rinchiusa
ermeticamente
verde crisalide
soffice e astrusa
e segretamente
cresciuta e formata
all’insaputa
di chi ha avuto fretta
di uscire nel mondo
per via più diretta.
E dentro il suo bozzolo
lontana dal pianto
di un mondo distante
lontana dal riso
di gente festante
solitaria ma ardita
ricerca in se stessa
la fonte ideale
dell’eterna bellezza.
Una ricerca ardua
nata dal cuore
resa più dolce
dal richiamo di Amore
una ricerca lunga
un inverno intero
ma eccola infine
uscire perfetta
dalla sua casetta
dai chiodi d’oro,
eccola infine
mostrarsi sublime
al mondo intero
come un angelo in volo.
È primavera per te
creatura eterea
poesia dell’anima
bel papilionide
multicolore,
è primavera
e poco importa
se la tua vita
intensa ed effimera
di minuta sovrana
dura soltanto
qualche settimana,
ché l’aria spostata
dalle tue esili ali
può scatenare
molto lontano
il vento impetuoso
di un uragano.
Come splendida vergine
amata da tutti
da tutti respinta
perché la bellezza
non sempre porta
la felicità
ma invidia e dolore
dall’amaro sapore
su cui solo Amore
potrà trionfare.
Così è il complesso
delle funzioni
affettive e mentali
di tutti i mortali
specchio di un’anima
in cui annegare
che sola e indifesa
deve resistere
a chi vuole spezzare
prepotentemente
il fragile involucro
di cui la mente
ha voluto coprirsi
per riuscire a formarsi.
Solo così
dolce e leggera
in un volo leggiadro
di primavera
potrà unirsi
Anima ad Amore,
la sua dolce metà,
e generare,
figlia diletta,
la Voluttà.


VASO DI SENSAZIONI

Amore è un vento che striscia,
che passa, che batte, ferisce
Dolore è un senso d’angoscia
che prende, violenta di rosso
Colore che è getto vitale che sgorga,
che filtra tra il gelo e si espande
Tremore è una coltre di ghiaccio
che lento perfora, s’abissa e t’accende
il Cuore che tremulo pulsa e s’eclissa
in torbido mare che urla e bisbiglia
Rumore di madido sbatter di ciglia,
passione, un fior d’illusione
che Muore.


FOTOGRAFIA

Oppresso dall’afa asfissiante
del cosmo fasullo che mi circonda
schiudo una finestra sull’invisibile
e dietro la fragile lastra di vero
al di là di quel ponte sospeso nel buio
avverto l’oceano del mio immaginario
e ascolto rapito la pioggia incessante
del tempo che passa taccagno
ticchettare tra i tetti dei sogni
e bagnare di fresco il selciato
arido e secco dell’anima spenta.
Accendo il faro della memoria
a creare contrasti di luce e di ombra
e illumino a schegge il mio passato
fatto di cose che forse ho vissuto
e, in bella posa dietro la lente
di un pensiero fugace, scatto
un’istantanea della mia mente.


ANOCHECER EN SALAMANCA

Vivere e ansiosamente aspettare
che giunga il tramonto
che ritorni la notte
che piangan le stelle
e in un batter di ciglia
semplicemente
spegnere il mondo
in cui non ci sei
quell’unico mondo
in cui sei tanto distante
fisicamente
per poter accendere
tutti gli altri dentro di me
mondi distinti, altrettanto reali
vedermi riflesso in ognuno di essi
nel tuo iride biondo
o nel tuo cuore di amante
e nell’intimità senza tabù
scoprire sereno in ognuno di loro
che qui, accanto a me,
ci sei anche tu.


POETA

Nel nulla abbagliato da luci
fittizie, venuto sei al mondo,
figliastro di gatto randagio,
con occhi più adatti a vedere
l’oscurità.


REGENBOGEN

Magico ponte multicolore
spettro di sole scomposto
che di spettri sei il corso
inconsistente per colorati
mondi di sogni e visioni
scia arcuata lasciata
da un angelo in volo
arco di pioggia
arco iride
arco in cielo
arco vitale che in un baleno
affiori tra timide gocce
in precaria sospensione
come desideri in fondo al cuore
illuminati da un repentino raggio
per poi svanire all’improvviso
come un miraggio
quando il sole cela il suo viso
rifratto a quelle lacrime versate
da qualche sconosciuta
divinità.

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