Opere di

Giovanni Armanni


Medusa balla per me

Medusa Medusa con il tuo profilo siciliano e la lama del petto piantata
nel fitto silenzio della strage di Erode balla e per me solo
un sabba liberatore
che mi stenda la coscienza come un fazzoletto al vento
ed uno di quei tuoi baci innocenti e perversi al contempo
pure voglio Medusa
che mi sciacqui la bocca dal tetro
sapore della verità
Medusa danzante attorno ai venditori di
Illusioni trafitti dal tuo sardonico ghigno
posa i tuoi sguardi siderali sulle catene dell’odio
incrinando le maglie del controllo psichiatrico e lacrime
nei secoli gemmate
le mute
sculture del potere
Tronca con filo di voce tremante
l ‘iniqua coscienza dell’umanita’pensante
stringi fra le tue statuarie coscie di millenaria ballerina
le bave degli istinti impazziti raccolte
in coppe dorate
e per la gioia dei pallidi cortigiani del lusso
dalle labbra gonfie di delirii
per poi sfumare la tua mai macabra danza
in abissi di silenzio
recidi
con gesto di dita lunari gli antichi
lacci che uniscono
il fabbro al suo chiodo
il poeta al suo verso
sfila ormai spettro di luce affilato
tra reggie e banchetti in affitto ai potenti sfalciando
il corroso imene del lusso che osceni sfarzi separa
da trame di manganelli
poiché le urla che si spengono nel fango sono le ombre
di ogni candela al ricevimento

mentre il senso sfugge Medusa
sulla spumeggiante cresta dell’apparenza
stanze luride di televisione
ed io so
nuove croci già pronte
sugli usci di tutte le case
spegni infine le luci Medusa
con uno di quei tuoi gelidi soffi che parlano del nulla
calando un sipario viola sull’opera barocca
e assolvi l’alba Medusa
l’alba greve di gemiti stupri e marmi lucidi di banche
l’alba per sempre incrinata
nella sua scaglia di luce
assolvi l’alba Medusa
per poi attirarmi con un sorriso
il cielo.


Spiegazione

Polvere è la parola
Polvere che smuove montagne
Polvere di ricordi

Siamo come fiocchi di neve
In una tempesta
Solo più delicati ed incerti.


Fuga

L’amore è un cappio
Ma io ho la notte nel sangue
e fuggo
lupo assetato di sorgenti lontane

ho la visione nel pensiero
ed il pensiero assorto
nella chimera
stringo le bave dell’alba
tra turbinanti coscie di fuga

(Una bimba chinata sulla neve rossa
piano raccoglie la mia anima)


Poesia

Meglio avrei fatto
a pregare stelle scrivendo sulla sabbia
credere ad ogni banale soluzione e studiare da ingegnere
ma
il canto mi chiama con voce rauca di sirena stanca

Quando ancora non respiravo
Accolsi il suo scomodo invito……


Il matto

Oltre le siepi annerite del cielo
capita
che tutte le vostre parole inciampano
nelle mie estasi………
……Ho silenzi enigmatici silenzi
che si librano attorno a nude teste.


Agli psicologi

Non scrivo per frustrazione
pena o vanità
è pura gioia l’ombra della penna
che si erge alla luce della candela
gioia
scandire il tempo con parole
ed è forse solo
un vecchio vestito
che ogni giorno con cura pulisco.
Epigrammi

Vi sono due cose che non vanno usate
per quello che sono state create
la bomba atomica e le parole


Celtica

Da tempo io dormo sul letto dello stagno
Solitudine dai polsi di ghiaccio
Con strida di gufi la luna mi chiama
Inutilmente
Ed ora che una ninfea di un bianco selvaggio
le fa da eco
muto mi dispero
sul letto dello stagno
ne bramare posso ne’ più dormire…..

Smettiamo di covare la morte
in mille gesti
ed in mille parole
giacché è vicina
quanto il nostro respiro


Notturno

Un sole di porpora getta
lunghe ombre incendia l’aria
di danze di pensieri
sopra le luci irreali
della città assopita
foglie trasportano ricordi
mentre gli imbianchini della notte
spezzettano sogni
e stendono veli d’oblio.


Equilibri

Sono un giocoliere di camere vuote
con la testa piena di canzoni
e funerali di cicale

seguo sentieri di lucciole verdoline
e quando la speranza si attorciglia
attorno all’albero dei corvi

stendo ad una finestra
spalancata sul mare
la mia anima stropicciata dall’assurdo


Pensiero

Penso al sasso levigato d’eterno
ad ogni armonia che ci umilia….


Leggenda metropolitana

Cade la pioggia in fili di piombo slavando
l’angelo arrubbinato del madonnaro
che spuntava
ultimo fiore di ultima stagione
dal vomito bitumato di passi

corrono i passanti divorati dalla fretta
l ‘angelo percuote il tarlo della noia
specchiandosi in mille occhi fluttua
oltre vivide strade di neon

Dorme il madonnaro tra le sue quattro portiere
traspirato nelle nubi
Icaro ubriaco
Cade l’angelo
in un fiocco di neve
nel palmo
della aperta mano
di un bimbo
in un parco.



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