Graziano Moretto - Do
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-7609

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Quel vuoto

tra la sottile

quasi virtuale seta

dell’immensa ragnatela che

il ragno tesse con il suo secreto

è ragno e ragnatela


Do


 La macchina  in fuga
	           vuota
il verbo in prima persona acefalo
i soli che ci scrutano ciechi
e le stagioni si posano incoscienti
il fumo si alza si è dissolto
nessuno ed il suo bacio inconsistente.


Reperti irrecuperabili tangenti al mio perimetro s’allontanano, mi circoscrivono altri pensieri, ne sento solo il ronzio: incontri tra ignoranze vaste o abissali apprendere? apprensioni segnali di fumo, alfabeti rotti, lingue morte sovrastimate
sottobanco mutano varietà in via d’estinzione – esseri
considerevoli
idee sparse figure sovraccariche
prese nella trappola gentile mani attorcigliate ai fian- chi di quella metà-meta
amanteamantide che deforma prende ogni escrescenza di corpo
con una lente lentamente brucia
un escremento di corpo espulso dall’Olimpo
tornando per ora galleggia in un’urna
va per sé fino a quando.


Traccia
una foglia di vite selvatica reduce
come una mosca spiaccicata al muro in agonia
i frantumi delle stagioni mi coprono
scoprono le settimane al galoppo verso le nuove
che procedono retrocedono
verso prossimo verso scorso.


Zenit

Il firmamento circolare
e filante-
strascico sordomuto-

Vega impalato allo zenit rimembra terre nelle gesta di ieri

Come schegge umane negando vuoti
le luci della necropoli

Mentre il vampiro ricordo le consuma
in un filo di fumo

L’impassibile sottoscala della sera- questo via vai di gemme- mi appartiene.


Mattoni formicolanti
costruzioni appesantite da fardelli storici
sulla via antica innumerevoli esseri

per assenza di moto che proietta su plantigradi vari
preconcetti
case e strade mobili,
son forse rallentate da frenesie?

sottovoce la casa deambula tra i nostri ronzii sulla strada ibernata che corre sotto i bolidi.

Io ho sono
conto
quantifico ciò che ho e non sono
sogno
immagino ciò che sono e non ho
io sono ho.


Congedo

Infissi sovraesposti battenti chiusiaperti
tra oggettiricordo mura inflessibili
domestiche, densamente presenti
azione rituale pulsando afferma
ciò che inscena
la cortina inquinata vela le Alpi
ma dentro lo spettro delle candele
filtra ogni gesto concitato
le favelle abbandonate monotone
non ritornano non si lasciano riconquistare
come maschere incrociate per caso

l’emozione celata lo è ora e sempre
tra increspature si svolge la trama
il detto svanito inibisce
pensieri latenti ed inespressi
sul sedimento clastico
un’occasione persa arretra
una parola non detta è silenzio
forse un congedo.


[continua]


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