Raccontami una storia

di

Maria De Stefano


Maria De Stefano - Raccontami una storia
Collana "Le Gemme" I libri per l'infanzia
15x21 - pp. 142 - Euro 15,00
ISBN 978-88-6587-5094

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In copertina e all’interno illustrazioni di: Loana Riboli


Introduzione

Questo libro di storie o, se vogliamo, di fiabe moderne, lo dedico ai miei cari nonni che, quando ero piccina, mi hanno dedicato molto del loro tempo, raccontandomi tante belle storie di fate, principi azzurri, principesse ecc… Che bella è stata la mia infanzia! E quanto sono stata fortunata ad avere i miei nonni sempre vicini!
L’infanzia, se vissuta bene, è l’età più bella e spensierata e per me è stata splendida perché ho avuto la fortuna di avere accanto dei nonni speciali. I miei nonni mi hanno regalato giorni magici fatti di piccole e grandi cose. Mi hanno dato tanto amore, tante coccole, mi hanno sempre tenuta per mano per paura che io, così piccola, potessi cadere e ad ogni mia caduta hanno saputo asciugare le mie disperate lacrime, con rassicuranti parole. Nei lunghi giorni d’inverno, attorno ad un bel braciere acceso, mi hanno tenuto compagnia, raccontandomi tante belle storie. Anche nei lunghi pomeriggi d’estate, seduti fuori al fresco, hanno allietato i miei giorni con favolose storie di fate, principi, castelli, maghi e streghe cattive.
Col passare degli anni, da ascoltatrice di magiche storie, sono diventata anch’io una narratrice. Sono la prima di sette figli, quindi crescendo in una famiglia numerosa è toccato anche a me inventare e raccontare storie fantastiche ai miei fratelli, le parole mi uscivano spontanee, dando forma a meravigliose fiabe in cui i buoni vincevano sempre e i malvagi perdevano tutto. Storie in cui l’amore, l’onestà, l’amicizia, la bontà, l’altruismo e tutti i buoni sentimenti vincevano su tutto…
Oggi, che tutto attorno a noi sa di falso, di ipocrisia, di malcostume, oggi in cui i sani sentimenti sembrano spariti, oggi in cui i buoni perdono quasi sempre e i malvagi se la cavano sempre, proprio oggi, mi è venuta la voglia di raccontarvi qualche bella storia che ci ricordi il bel tempo passato e che ci dia la voglia di ritornare a sognare…


Raccontami una storia


Dedicato ai miei nonni che, con le loro
fantastiche storie, mi hanno insegnato a sognare…
Dedicato a tutti i nonni che hanno ancora
voglia di far sognare i loro nipotini…


Un castello stregato
per quattro ragazzi

Presentazione

Quattro amici, finita la scuola, decidono di fare una vacanza in Francia. Si recano a Lione, arrivati in città, cercano un albergo, ma le camere sono tutte occupate, provano in vari alberghi, ma niente. Tristi e sfiduciati si fermano in un parco per mangiare un panino. Finito di mangiare, uno dei ragazzi, Alessio, si guarda intorno e, da lontano vede un castello, ne informa gli amici e insieme decidono di andare lì e chiedere ospitalità. Arrivati al castello mille emozioni li attendono…


Capitolo I

L’arrivo a Lione

La scuola è finita e Alessio, Dario, Gaia e Miriam decidono di fare una bella vacanza in Francia. Decisa la destinazione, Lione, organizzano il viaggio e partono all’avventura… Arrivati a Lione cercano un albergo, ma, sembra facile trovare un albergo!…
I ragazzi sono entusiasti… sono in Francia, a Lione da soli, questo è il loro primo viaggio senza genitori, che emozione!!! Camminano per la città guardando ogni suo angolo, vicoli dai mille colori, antichi palazzi e splendide Cattedrali…tutto è ricco di storia. Mentre Gaia e Miriam continuavano ad ammirare le mille sfumature della città, Alessio e Dario si guardavano in giro per trovare un albergo, dove passare la notte. Ad un tratto, Alessio indicando dall’altra parte della strada, urlò “Guardate… lì c’è un albergo, andiamo…”.
Gli amici lo seguirono e, poco dopo, si trovarono davanti ad un bellissimo albergo a “quattro stelle”, entrarono e, sempre guardandosi attorno, curiosi e molto stanchi si diressero verso la receptions, qui una curiosa signora anziana li accolse con un ampio sorriso e i ragazzi, educatamente e tutti insieme, la salutarono con un caloroso “buongiorno…”. Era una signora molto elegante, indossava un vestito bluette, un girocollo di perle bianche che illuminava il suo viso, ancora molto bello. La sua età era indecifrabile, variava tra i 60 e i 75 anni, portati comunque bene. I suoi occhi erano chiari, i capelli castano-ramato cadevano morbidi sulle spalle con qualche ciocca annodata sulla nuca. Guardò i ragazzi e rispose al loro saluto “Buongiorno… in cosa posso esservi utile?…” e Miriam “Avete una stanza libera???…”, la signora, dispiaciuta “Mi dispiace tantissimo, ma le stanze sono tutte occupate. In questo periodo c’è la festa del patrono e l’albergo è pieno…”. I ragazzi si guardarono preoccupati e Gaia “Sa se c’è qualche altro albergo nei paraggi?…” e lei “Se volete, qui vicino, a pochi chilometri c’è una pensione. Potreste provare lì, anche se dicono che il proprietario sia un po’ strano, ma, dicono anche che il posto è carino…”.
I quattro amici, salutarono gentilmente la signora ed uscirono dall’albergo. Erano un po’ preoccupati e, taciturni, s’incamminarono seguendo le indicazioni avute… Miriam, molto preoccupata si rivolse ai suoi amici “E adesso che si fa?… io comincio ad aver fame…”. Dario “Non parlare di cibo… se non mangio qualcosa subito, svengo…”.
Anche Gaia cominciò a lamentarsi per il freddo e Alessio, stufo di tutte quelle lagne, con tono severo “Smettetela di frignare, abbiamo sbagliato noi a non prenotare l’albergo. Adesso, con calma, cerchiamo la pensione, sperando di trovare una stanza libera…”. Guardandosi attorno vide la pensione ed urlò “Eccola là, la pensione… andiamo…”. I quattro amici, fiduciosi, entrarono nella pensione dove trovarono uno strano tipo seduto, intento a leggere un giornale. Era un signore di circa 50 anni, barba grigia, coppola, pipa, con un maglione dai mille colori… I ragazzi entrando avevano fatto un po’ di rumore, ma lui, sordo come una campana, non se ne era neanche accorto. Continuava a leggere il suo giornale e, di tanto in tanto, fumava la sua pipa che riempiva di fumo la stanza… Gaia, essendo allergica al fumo iniziò a starnutire, ma lui, tranquillo, continuava a leggere e a fumare… I ragazzi, straniti dal suo fare decisero di parlare “Buongiorno…” e lo strano signore, balbettando rispose “Bububuuuuuuongioornono­nono…” alzando gli occhi li vide e continuò “Qua, qua, quale bu, bu, buon ve, ve, ventooooooooo… vi, vi, vi po, po, porta, qui???…” Dario, prese coraggio e rispose “Ci servirebbe una stanza per qualche giorno…” e il signore “Scu, scu, scusa… ma, ma cosa hai de, de, dettooo?… Ah!… sì, sì ho, ho ca, ca, capito…il ba, ba, bagno è in, in fo, fo, fondo a, a, a de, de, destra…” e Alessio “Non cerchiamo il bagno, abbiamo bisogno di una stanza”, si avvicinò all’orecchio destro dello strano signore e alzando la voce, disse “A-ve-te-u-na-stan-za-li-be-ra???…” e il signore “Cosa u, u, una ca, ca, casa li, li, libera?…”. I ragazzi, allora, decisero di unire le forze ed urlare tutti insieme “Avete o no, una stanza libera?…”, il signore, agitato, rispose anche lui urlando “Non so, so, so, sono mi, mi, mi, mica sordo… ho ca, ca, ca, capito vo, vo, vo, volete una sta, sta, stanza. Stanze no!… ho, ho solo ba, ba, ba, bagni li, li, liberi vi servono?”. Miriam, stanca, delusa e con tono quasi disperato “Abbiamo, urgentemente, bisogno di quattro morbidi lettoni…” E il signore con la sua serafica tranquillità, rispose “Po, po, posso darvi so, so, solo ba, ba, ba, bagni… comunque, a, a, a, adesssso, ho da, da, fa, fa, fare ci, ci ve, ve, vediamo sta, sta, stasera al solito po, po, posto” e senza scomporsi si rimise a leggere il suo giornale.
I ragazzi, delusi, si guardarono e Gaia toccandosi con un dito la testa, con voce preoccupata “Ma, questo è matto!!! Dai ragazzi… andiamo via…”. Salutarono il signore che, oramai, immerso nel suo giornale non si accorse neanche che i ragazzi erano usciti salutandolo. I quattro amici si guardarono malinconici e, senza proferir parole, si incamminarono.


Capitolo II

Alla ricerca della soluzione

I quattro amici, sempre più stanchi, affamati e infreddoliti continuarono a camminare, ogni tanto i loro occhi si incrociavano e, senza parlare, capivano che la situazione in cui si trovavano non era proprio una delle più rosee. Gaia, sempre più stanca e delusa, parlò “Che pizza!!!… ho paura che passeremo la notte per strada”, Miriam che era una gran fifona, rispose “Io non voglio passare la notte per strada… ho paura!!!…”. I due ragazzi continuavano a guardare le amiche, oramai, in preda alla disperazione e confabulando tra loro cercavano di trovare una soluzione e, da buoni cavalieri, toccava proprio a loro trovarne una, ma quale? E pensa che ti ripensa ad Alessio venne una bella idea, trovare un bel parco e fermarsi a mangiare qualcosa, così Alessio disse agli amici “Dai ragazzi, andiamo in quel parco, mangiamo qualcosa… e poi si sa… (toccandosi la pancia), a pancia piena si ragiona meglio…”
Rincuorati, un po’, dalle parole di Alessio, i quattro amici andarono nel parco e fecero merenda. Mangia­rono di tutto: merendine, pizzette, biscottini e per finire bevvero un bel bicchierone di latte fresco.
Scherzavano e ridevano a crepapelle per le solite battutacce di Dario e Miriam, mentre Gaia continuava a ridere, scordandosi per un po’ dei loro problemi, Alessio, finito di mangiare, si alzò e cominciò a guardarsi attorno, quando all’improvviso, da lontano, vide qualcosa… si strofinò gli occhi, incredulo, corse verso i suoi amici e cominciò ad urlare “Correte, venite a vedere… laggiù c’è un castello, è bellissimo… per favore alzatevi!!!… dai ragazzi, forse abbiamo trovato la soluzione ai nostri problemi…” e Miriam “In che senso la soluzione ai nostri problemi?…” e Alessio, armato di santa pazienza, rispose “Potremmo chiedere ospitalità ai padroni del castello… Lì, sicuramente avranno tante stanze libere, potrebbero ospitarci…” Dario, incredulo “Secondo me, tu vivi nel mondo dei sogni, figurati se i padroni di un castello danno ospitalità a quattro sconosciuti… comunque si può sempre provare”.
Le ragazze, sentendo parlare di un castello, cominciarono a pensare a principi, principesse, regine cattive, misteri e fantasmi e, allarmate dai loro pensieri, pronunciarono la stessa frase “Speriamo di non trovare qualche dispettoso fantasma…” e Miriam continuò “Io ho paura dei fantasmi!!!… aveva ragione la mia mamma, sarei dovuta restare a casa a leggere un buon libro…” e Dario, stufo delle loro paure, replicò “Certo che siete proprio delle fifone… smettete di fare le bambine, solo voi potete credere ai fantasmi…”
Alessio, stanco di tutte le loro considerazioni, si avviò verso il castello invitando gli amici a seguirlo, questi, raccolte le loro cose, anche se con mille dubbi, lo seguirono con la speranza di trovare ospitalità in quel misterioso castello. Camminavano silenziosi, ognuno chiuso nei propri pensieri…


Capitolo III

Il castello misterioso

I quattro amici camminavano a passo sostenuto, avevano fretta di arrivare al castello per poter risolvere il loro problema, ma, allo stesso tempo in cuor loro, sentivano che qualcosa di strano li attendeva. Arrivati al castello, si trovarono davanti un bellissimo portone fatto di un massiccio legno pregiato, tutto intarsiato con raffigurate grandi aquile dalle ali spiegate, pronte a prendere il volo, ai lati del grande portone due grandi leoni in marmo bianco con le fauci aperte, pronte a divorare i malcapitati ospiti… Un brivido di paura attraversò la schiena dei nostri amici. Superato il primo impatto, Gaia provò a bussare, ma nessuno aprì, bussò per la seconda volta, ma ancora niente e Miriam “Forse è disabitato… ci conviene andare via…”, ma Alessio, fiducioso “Ripro­viamo, sicuramente non avranno sentito… Dario, prova tu a bussare…”. Dario colpì per tre volte di seguito il grande portone, alla terza volta si sentì un fragoroso cigolio… e il portone si aprì misteriosamente.
I quattro ragazzi, dopo un primo momento di smarrimento e impauriti, decisero di entrare. Si trovarono subito in un grande salone, i loro occhi spaziavano tra oggetti di porcellana finissima, immensi lampadari ricchi di gocce di cristalli, grandi e magnifici quadri di valore inestimabile, antichi mobili con specchiere d’argento, divani e poltrone di velluto rosso e tappeti persiani dai mille colori che arricchivano quell’immenso salone, un tempo, sicuramente luogo di fastose cerimonie. Tutto era in ordine e tutto splendeva, ma, i ragazzi percepivano che in quel luogo c’era qualcosa di strano. Conti­nuavano a guardarsi attorno e ad ogni sguardo scoprivano nuove meraviglie…
Ad un tratto, Dario venne attratto da un grande quadro poggiato ad una parete. Il quadro era alto quasi quanto lui e rappresentava una bellissima fanciulla. Una fanciulla dai lunghi capelli biondi, con occhi azzurro chiaro, che indossava un favoloso vestito di tulle bianco e rosa con una grande fascia di raso rosa in vita, le mani erano nascoste da guanti di pizzo bianco, il suo bellissimo viso sembrava quasi vivo e trasmetteva a chi lo guardava un’immensa tristezza. Dario emozionato disse “Ragazzi, guardate questo quadro, la fanciulla ritratta sembra viva, sicuramente è una delle proprietarie del castello…”.
Alessio, intanto continuava a fissare un settimino, cioè un comò alto con sette cassetti, girandogli attorno. Strano era il fatto che questo comò, non fosse poggiato al muro, ma che si trovasse quasi in mezzo al grande salone con vicino una bellissima statua di marmo rosa, anche questa raffigurante una fanciulla, anch’essa con sfarzoso vestito, lunghi capelli intrecciati sulla nuca e un dolcissimo viso con una espressione talmente triste che quasi emozionava chi la guardava. L’attenzione dei quattro ragazzi era ormai concentrata su quei tre oggetti che avevano qualcosa di magico e misterioso. All’improvviso Dario lanciò un urlo “Ragazzi il quadro si muove… cioè non proprio il quadro, ma la testa, le mani della fanciulla ritratta si muovono… ragazzi ho paura!!!…”. Mentre Dario continuava a guardare la fanciulla muoversi anche Alessio iniziò ad urlare “Anche il comò si muove… guardate!!!… anche la statua comincia a muoversi… ragazzi qui c’è da farsela addossoooo!!!…”.
Le ragazze terrorizzate continuavano a guardare quegli oggetti muoversi, erano pietrificate dalla paura quando all’improvviso la statua parlò “Chi siete? E perché vi trovate qui?…”. Gaia, con voce tremante, si rivolse agli amici “Questi parlano pure… andiamo via da qui… presto, presto!!!…”. Alle sue parole il quadro rispose “Andiamo via noi… ma, torneremo presto a riprenderci il castello… Attenti a voi!!!…”. I ragazzi, rimasti da soli in quell’immenso salone, continuavano a guardarsi attorno increduli e impauriti. Gaia e Miriam cominciarono a piangere, Alessio, con il cuore in gola, si abbandonò su una poltrona e Dario “Ra… ra… ragazzi per piacere andiamo vi… vi… via?…”. Mentre i ragazzi cercavano di decidere il da farsi, qualcuno bussò fragorosamente al portone e Miriam “E adesso chi sarà?…”, tremante Gaia rispose “Se non apriamo, non lo sapremo mai… adesso guardo dalla finestra… (spiò da dietro i vetri), fuori ci sono una ragazza e un ragazzo, che faccio? Apro o no???…” Alessio, ripresosi si alzò dalla poltrona e andò ad aprire il portone, i due ragazzi entrarono. Il ragazzo parlò “Io mi chiamo Jimmy, lei è Michelle, abitiamo di fronte al castello e quando vi abbiamo visti entrare ci siamo preoccupati per voi e siamo venuti a raccontarvi la leggenda di questo castello…”.
La presentazione di Jimmy venne interrotta dall’arrivo di una strana vecchietta, che entrata nel salone cominciò a fare strane domande “Se ghe success???…” e Miriam “Siamo state attaccati da tre mostri…” E la vecchietta “Oh… signor!!!… cià che vo via… che go paura!!!…”, e così dicendo uscì dal castello. A questo punto la ragazza Michelle invitò i quattro amici a mettersi comodi e ad ascoltare la leggenda che si raccontava sul castello. I ragazzi si sedettero, a terra, in cerchio e Michelle iniziò il racconto.


Capitolo IV

La leggenda del castello

Michelle iniziò a raccontare “Tutto ebbe inizio tanto tempo fa, quando questo castello era abitato dal re Carlo e dalla regina Geltrude, i quali non riuscivano ad avere figli. Un giorno arrivò al castello una strega che con la sua magia, fece nascere tre belle bambine… Carlo e Geltrude vissero felici fino al ventesimo compleanno delle loro tre figlie, giorno in cui ritornò la strega cattiva che uccise il re e la regina e trasformò le fanciulle in tre oggetti: un quadro, un comò e una statua. Da quel giorno, le tre fanciulle vagano nel castello, con la speranza di poter vendicare, un giorno, la morte dei loro genitori.
Gaia, molto emozionata “Ma che storia triste!!!… bisogna fare qualcosa per aiutare le povere principesse…” E Miriam “Chissà dove sarà finita quella brutta strega!!!…”, in quel momento riapparve la vecchietta che a voce alta e stridula, disse “Uccidete i mostri e il castello sarà vostro… uccideteli subito!!! Sono molto malvagi, se non lo farete, saranno loro ad uccidere voi…” La vecchietta ridendo se ne andò via.



L’inatteso arrivo della vecchietta aveva turbato i ragazzi che continuavano a chiedersi come fare per aiutare quelle povere ragazze. Dario camminava nervosamente quando all’improvviso inciampò in qualcosa, si abbassò e raccolse un cofanetto dorato. Il cofanetto era semiaperto e si intravvedeva una pergamena. Subito Alessio “Guardate!… forse, questa pergamena potrebbe aiutarci, guardate!!!… c’è anche un sacchettino”, Miriam, impaurita urlò “Fermo!!!… non leggere e non aprire quel cofanetto, sarà un’altra magia della strega…”, ma, Alessio, fiducioso aprì il cofanetto e trovò tanti piccoli oggetti: una piccola croce di legno, un bastoncino dorato, uno specchietto, un ciondolo, un sacchettino con su scritto “polvere magica” e una pergamena con su scritto “Chiunque trovi questo cofanetto e legga questa pergamena potrà annullare l’incantesimo della strega cattiva…”. Alessio continuò a leggere, solo così avrebbero potuto aiutare le tre fanciulle, “Seguire attentamente le istruzioni:

  • 1) Riflettere lo specchio in faccia ai mostri;
  • 2) Prendere il bastoncino e dire tre volte, a ciascun mostro, la parola “tenebre” al contrario, “ERBENET”;
  • 3) Prendere la croce, inginocchiarsi davanti ai mostri e fargli dei complimenti;
  • 4) Toccare la testa ai mostri;
  • 5) Fare delle domande ai mostri e fargli dire di “NO”;
  • 6) Fare oscillare, davanti agli occhi dei mostri il ciondolo magico, contando fino a 5. Al 5 i mostri si accasceranno a terra e, lanciandogli addosso la polvere magica, l’incantesimo finirà. I mostri si trasformeranno in tre bellissime fanciulle.

I ragazzi, felici di poter aiutare le principesse a ritornare in vita, cominciarono ad organizzarsi per mettere in atto le indicazioni scritte sulla pergamena. I mostri, ignari di tutto, spiavano da un angolino i movimenti dei ragazzi che, credendoli loro nemici, pensavano a come farli uscire dal loro castello.



[continua]


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