Venti caldi e tele sfilacciate...

di

Maria Organtini


Maria Organtini - Venti caldi e tele sfilacciate...
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 72 - Euro 10,00
ISBN 88-8356-799-4

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Prefazione

La raccolta poetica di Maria Organtini ci permette di intraprendere un viaggio spirituale ricco di emozioni e di condividere esperienze e stati d’animo che l’autrice comunica con intensità e nel contempo perizia tecnica.
Il percorso è caratterizzato da ricordi che si snodano dalle memorie dell’infanzia, dei luoghi cari, come il lago di Bracciano, fino ai sentimenti provati e vissuti in modo incisivo nel corso degli anni.
La poetessa coglie tutte le sfumature dell’amore: la passione, una componente di sensualità che è anche abbandono, ricerca di fusione nell’altro, dedizione completa fino a riproporre il binomio Eros e Thanatos.
La musicalità che distingue queste liriche è conseguita tramite i numerosi enjambement, la scelta attenta dei sostantivi, il loro abbinamento:
e l’ebbrézza dei tuoi baci/segna giri di perle/attorno ai miei seni.
Pare di rivivere l’incanto dei madrigali di Tasso con l’iterazione di parole della medesima matrice semantica:
Amore che m’ami/amami sempre con forza; .../e fai scorrere lente le ore/ del tempo che crea ansie. Ma il prodigio è insidiato dalla fugacità della vita; lo scorrere del tempo sembra minare il magico clima di un’attesa senza confini.
È proprio l’antitesi tra ansia di eterno e precarietà a suggerire un’atmosfera ineffabile in cui la natura assume connotati antropomorfici, in un alternarsi di versi brevi e lunghi. Nelle notti silenziose, l’acqua di mare, i falò, la sabbia umida diventano simboli di sensazioni antitetiche: ardore e aspirazione ad una pace profonda.
Alcuni riferimenti alla dimensione quotidiana:
Tu sbucci una mela, La calza appesa attende i dolci, Con le olive verdi, tu inventavi giochi, rendono più concreto un dialogo ininterrotto con gli altri, il cosmo e il trascendente.
Si vive una profonda religiosità che è accettazione anche del dolore, di un compito assegnato nella gioia di donare al prossimo, di non chiudersi in un’aura solipsistica.
Le liriche di carattere sociale: All’A.I.D.O di Monza, All’Adozione, Attraverso le strade d’Europa attestano un interesse spiccato verso la realtà che ci circonda.
L’attenzione verso le singole persone è confermata dai testi ispirati a personaggi come Madre Teresa di Calcutta, il piccolo Alfredino, ad amici ricordati con tratti delicati e discreti. L’autrice non scade mai nell’encomio, ma riesce con pochi tocchi a ritrarre le figure di persone a lei care.
In A Mariacristina Pianta il riferimento al gelsomino notturno, di pascoliana memoria, sembra suggerire la poetica dell’effigiata.
In A Janne Rossi Lecerf la grafologa segue le linee del destino/tracciate sui bianchi fogli in un’atmosfera di attesa percorsa dal tempo.
La facoltà di dipingere con le parole si individua nelle poesie dedicate a pittori cui è legata da familiarità e dimestichezza.
I sentieri, i boschi, gli alberi, le antiche grotte, i campi di grano in Brianza, il lago con le suggestive ninfee svelano un vivo cromatismo e ci appaiono con una consistenza incisiva che non possiamo dimenticare.
Un personaggio, in particolare, emerge e non ci abbandona: Linda, la madre di Maria Organtini, che si presenta forte, generosa, capace di proteggere e di consolare, dando un senso alla nostra vita, come la poesia dell’autrice.
Significato e significante si fondono e la cura formale valorizza il messaggio dell’opera che, in una gamma di sfumature, ci invita a spaziare con la fantasia “oltre il tempo” senza più provare “il peso della solitudine”.

Mariacristina Pianta


Nota dell’autore

“Provo la più grande delizia quando sento l’anima affamata ed il cuore assetato d’amore.”
(Khalil Gibran)

Stavo cercando le parole più appropriate per esprimere l’emozioni che da sempre si agitano dentro di me, quando aprendo il libro del mio autore preferito mi sono imbattuta in queste parole. Credo che esse si adattino molto bene a fare da chiave di lettura alle emozioni e alle sensazioni che sono racchiuse nei versi di questa mia ultima raccolta di poesie.
Il titolo “Venti caldi e tele sfilacciate…” non è stata una banale scelta, ma è indicativo di esperienze vissute in primis, dove l’emozione dell’ispirazione poetica trova nei… Venti caldi, il brivido del primo amore e nelle… tele sfilacciate, la realtà di un sogno che si estingue nel ricordo.
Noi tutti siamo in cammino e questa è una realtà che ci accompagna, dove giorno dopo giorno viviamo l’esperienza del confronto con coloro che abbiamo scelto da amare e ai quali demandiamo a volte, l’incognita delle scelte.
Nulla di tutto ciò che riusciamo a ricordare ci restituisce un luogo, una persona, ma solo l’illusione della nostra solitudine ci affranca dal dovere di giustificarci per aver osato andare oltre l’apparenza.
Ecco, l’apparenza, ci costringe a guardaci dentro. Una “Sala degli specchi” ci accoglie e noi osserviamo stupiti le immagini che si affollano nella nostra mente: le nostre origini, gli amici di ieri e attuali, gli impegni sociali ai quali abbiamo cercato di dare la parte migliore di noi stessi e tutte le altre occasioni che si alternano in questo limbo di sogni.
C‘è in questa raccolta il desiderio di stringere in un abbraccio ideale le persone a cui si vuol bene o alle quali dobbiamo una pausa gioiosa della nostra vita trascorsa in famiglia, nel volontariato, e dedicata al Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza.
La scelta delle immagini realizzate per me da Rita, sono la testimonianza di un’amica ritrovata come la trama di un canovaccio dove i nodi intrecciati ad arte formano un disegno: la vita!
Questa vita che si nutre d’amore e si fa dono di se stessa.

Maria Organtini


Venti caldi e tele sfilacciate...

Nella semioscurità della stanza
appare nitida l’immagine
del ricordo.
A coloro che ho amato
A coloro che mi amano
A Pino e Lorenzo


Nella stanza di Maria

Nella stanza di Maria
il respiro si fa diapason di emozioni
desideri, non importa di cosa
ma, vibrazione unica di calore umano.
Gli occhi persi nei quadri alle pareti
il canto delle cocorite cattura
una catarsi di tempo complice
oggi, delle memorie di tutta una vita.


Venti caldi e tele sfilacciate…

Torna, nel suono dei tamburi
torna nel ritmo del xilofono
l’immagine mai dimenticata
tra venti caldi e tele sfilacciate
nelle trame bruciate d’incolti passaggi.

Ambienti uguali e distorti
echeggiano di suoni violenti
che stringono in lacci laceri
creazioni danzanti nel passato.


Memorie d’estate

Ho versato il tè
dalla caraffa sbrecciata.
(odio il tè)
Tu sbucci una mela
e scivola nel piatto
la spirale verde
della sua anima.
L’afa mi distrugge
in questo mare
solitudine unica.
Torna il rito antico
delle memorie consegnate
alle immagini dell’estate.
Dove sono emigrati i sogni?


Dell’amore e della morte

Ora ti riconosco Amore
dai contorni sbiaditi
dai ricordi memori
mai resa mai tesa
all’ardore del momento
fuggivo indomita
credendo che fosse bene
ma non lo era. Solo
i rimpianti rimangono
di non aver colto le rose
che nella morte
hanno affondato le spine
come fragilità di carne
corrosa, adesso stemperi
l’amaro distillato dal dolce
nettare rifiutato dell’amore.
Dell’Amore e della Morte
Tutto ci appartiene
E tutto svanisce.


Nella notte che viene

Viene danzando la notte
e l’ebbrézza dei tuoi baci
segna giri di perle
attorno ai miei seni.
Amore che m’ami
amami sempre con forza;
apri i vortici del mio cuore
e fai scorrere lente le ore
del tempo che crea ansie.
Fonte della mia vita
disseta il mio corpo
libera il tuo canto
e fuggi con me
nella notte che viene.


Donna luna

Si cerca nell’ombra
il sogno di una carezza
rubata al giorno.
Sí tanta luna vergine
attesa di stelle
nel firmamento giace.
Nell’onda che sale
E stravolge in maree
forme sconfitte
dall’ansia del giorno.
A sera, bianca signora
improvvisamente ti concedi
un respiro di vento
nella primavera
che avanza a lambire
i tuoi sogni.


Noi dell’amore

Noi, dell’amore andiamo parlando sottovoce
sui fianchi bianchi, attraverso le mani carezzevoli,
i baci raccolti sulle labbra umide, dischiuse,
attese anàfore del desiderio.

Mentre gli orologi della città segnano
Il tempo e l’età di questo amore.


Passaggio

D’incauta attesa veglio la notte silente
rotta da fruscii di seta.
Avvolge il tuo corpo giovane
un sudario di antica morte
d’eroe indomito.
Circe non svela al viandante
le porte aperte che sigillate in antico
sbarrano i passi incerti.
L’ardente amante che sospira alla luna
di notti eterne e questa carne pronta
allo scambio, brucia falò al sorgere del sole.
Acqua di mare azzurro
in onde alla riva s’adagia.
La sabbia umida accetta il dono.


È vicina la primavera

Ancora tarda l’inverno a morire
nei freddi anfratti della mia città.
L’immagine si ferma sui berretti di lana
le sciarpe variopinte.
Il pensiero vola per altri lidi
e il ricordo di altre stagioni.
Ma il freddo si stempera
al tiepido sole della primavera
che avanza timida.
E la prima viola che appare
in un giardino di periferia
mi riporta alla nostra casa.
Profumo di stelle nel cielo
segna la sera che si apre cauta
nell’ombra della notte.
Il nudo ramo custodisce
il suo segreto di gemme
in boccio a divenire.


Questo desiderio…

Il tempo viaggia nell’infinito
di questa stanza tanto attesa.
L’ora si concede ad attimi
stretta fra le tue braccia.

Le tue mani forti
accarezzano i bianchi seni.

Parole audaci
aleggiano nell’aria.

Mi fai dono di sensazioni
che premono dentro di me.

Urlo – estasi che fugge – da me, da te, ovunque
si plachi questo desiderio.


È vicina la primavera

Ancora tarda l’inverno a morire
nei freddi anfratti della mia città.
L’immagine si ferma sui berretti di lana
le sciarpe variopinte.
Il pensiero vola per altri lidi
e il ricordo di altre stagioni.
Ma il freddo si stempera
al tiepido sole della primavera
che avanza timida.
E la prima viola che appare
in un giardino di periferia
mi riporta alla nostra casa.
Profumo di stelle nel cielo
segna la sera che si apre cauta
nell’ombra della notte.
Il nudo ramo custodisce
il suo segreto di gemme
in boccio a divenire.


Questo desiderio…

Il tempo viaggia nell’infinito
di questa stanza tanto attesa.
L’ora si concede ad attimi
stretta fra le tue braccia.

Le tue mani forti
accarezzano i bianchi seni.

Parole audaci
aleggiano nell’aria.

Mi fai dono di sensazioni
che premono dentro di me.

Urlo – estasi che fugge – da me, da te, ovunque
si plachi questo desiderio.


Altre mimose

Altre mimose fioriscono
nel tuo giardino.
La mia casa
ascolta il silenzio.
L’amore stringe
in lacci il cuore.
la pioggia gioca
fra pensieri inerti.
Sento vibrare in me
i ricordi ma,
per nuove strade
conduco i miei passi.


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