Prosie e tanto altro - Quaderno del giardino e delle Stelle

di

Marta Emme


Marta Emme - Prosie e tanto altro - Quaderno del giardino e delle Stelle
Collana "I Gelsi" - I libri di Poesia e Narrativa
14x20,5 - pp. 198 - Euro 20,00
ISBN 9791259512390

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In copertina: «Feld» © motorolka – stock.adobe.com


Prefazione

L’interessante libro di Marta Emme comprende una raccolta di brani in prosa, una breve collezione relativa alle piante coltivate nel suo giardino, oltre logicamente ad alcuni consigli per la cura delle stesse inoltre comprende una parte dedicata alle prosie, un’altra alle frasi di Emme e, infine, una filastrocca ed un breve racconto.
Marta Emme dimostra di possedere una profonda passione per la scrittura e si avverte chiaramente il desiderio di condividere il suo universo emozionale, le esperienze esistenziali e le importanti “piccole e semplici cose” della vita.
Il libro inizia con una “Laude alle stelle” per i “piccoli punti luminosi” in ascolto del “lamento” che proviene da questo nostro mondo che ormai non conosce più l’importanza dell’anima, il valore dei sentimenti, il senso dell’amore per la Natura e, infine, propone una sorta di auspicio che le stelle siano “luce di rinnovamento”.
Segue poi una seconda “Laude al giardino” dove il suo sguardo si sofferma su uno “scorcio di prato al crepuscolo”, tra le ombre della sera: si avverte chiaramente una volontà di comunione con il mondo naturale, anzi, direi quasi una necessità vitale di fusione.
Nel libro troviamo poi la parte dedicata al giardino familiare, il giardino che lei ha creato e che definisce un “giardino da vivere”, ed inoltre vengono dispensati consigli e suggerimenti per coltivare le piante, numerose tabelle analitiche sulla natura e sulla storia relativa alle piante prese in esame ed altre interessanti e curiose informazioni: ad esempio, le proprietà antisettiche ed antireumatiche dell’azalea e l’effetto tonificante sul fegato dell’olio essenziale di geranio, giusto per citarne alcune.
Ecco allora dispiegarsi la galleria botanica del suo giardino, corredata dalle relative schede: dall’azalea al cactus di Natale, dal ciclamino al geranio, dalla viola al lillà, al cotognastro e alla magnolia, al melograno e al mirto, fino alle comuni erbe aromatiche usate in cucina come l’origano e la salvia, solo per citarne alcune.
Una parte del libro è dedicata a “I sassetti di Emme” nei quali si fa sovente riferimento ai “bei ricordi” che offrono conforto e fiducia al cuore e all’animo, ma anche alla necessità di riportare la saggezza nell’Uomo e la volontà di ricercare l’armonia, la comunione tra le persone e la bontà d’animo quando si guarda e si vive il mondo circostante.
Marta Emme avverte la necessità di tornare alla “semplicità” della vita e ricerca la comunione con la Natura, lasciandosi inebriare dal profumo delle amate piante del suo giardino, e godendo della bellezza della Natura che la circonda: in definitiva si può ben dire che offra un canto alla vita e alla bellezza del Creato.
Nelle sue “Prosie” ritroviamo il consueto universo emozionale che Marta Emme custodisce nel cuore e l’immenso amore che lei nutre per la Natura e le sue manifestazioni.
Marta Emme offre una prosa sincera che rappresenta fedelmente il suo emozionante percorso nel mondo naturale e la sua visione della vita: lei propone tali evidenze con entusiasmo ed ha fiducia che l’Essere Umano riesca a ravvedersi per vivere in modo più consapevole.
La Parola appassionata di Marta Emme illumina le “prosie” che si susseguono nel libro, alternando varie tematiche relative alle molteplici manifestazioni dell’esistere, ponendo al centro della sua rappresentazione l’Essere Umano, una “creatura” che sia consapevole dei valori fondamentali che deve preservare e sia proteso a diventare un Essere migliore.
Tra le numerose riflessioni e considerazioni troviamo anche una severa critica alla “guerra” che lei considera lo “specchio dell’insensatezza dell’Uomo”, un’autentica follia dell’umanità che nasce dalla sete di potere e dall’egoismo.
Nelle conclusioni che Marta Emme elargisce nelle ultime pagine del suo libro emerge la sua consapevolezza di quanto sia necessario essere “persone impegnate” e disposte a collaborare per il bene comune e quanto siano fondamentali la solidarietà e l’armonia con la Natura.

Massimiliano Del Duca


Dedica ai piccoli pensieri

A tutte le persone positive, che brillano di luce propria e tutto intorno fan brillare e anche gli altri bene fanno stare; sol per ciò, codesti altri, si senton tanto considerati e gli son grati. A cominciare dalle laboriose e umili api (operose nelle arnie, come gli apicoltori che se ne prendono cura), perché son d’esempio di come funziona la natura, che ognuno dovrebbe essere utile e non una sciagura.
Alla cooperazione tra i popoli che sia foriera di quelle sane prospettive che rendono buona la vita delle genti sul Pianeta, in un’ottica di condivisione e pace. Non è scontato, siccome l’Uomo è in grave ritardo nel formulare piani che abbiano in vista il provvido domani; a cominciar da un futuro possibile pei figli, come non pare le politiche globali stiano a dirgli, e non son puntigli (picche, capricci).
All’alba e al tramonto di un giorno verecondo (virtuoso) quando si capirà che la sete nel mondo (di acqua e di giustizia) è la vera attualità e priorità, e malvagio è potersene fregar.
Ai figli che crescano sempre alla luce di buoni consigli di un Uomo sapiente come un tempo era il nonno, quando l’esperienza contava nello stare al mondo.
Ai lettori e a tutti i miei estimatori, che possano vivere senza mai portar rancori, perché la vita è bella a colori: in quell’esser così affettivi ed effettivi (concreti) da far crescere rigogliosi i coltivi (le semine, i progetti).
Alle persone speciali, che con slancio san regalare momenti e gesti di vera poesia (sublimano il cuore) radicata nella varietà di solidi principi e chiari sentimenti che riescono a esprimere generosamente con pacata genuinità. Solo se sai volare molto in alto (distante dalle meschinità, pochezze d’animo), difatti, puoi diventar, nell’essere, come quel bel cielo cobalto (onesto e libero) che la luce nell’atmosfera mette così bene in risalto.


Ringraziamenti



Prosie e tanto altro - Quaderno del giardino e delle Stelle


Laude alle Stelle


Compagne della notte e della Luna a voi un pensiero mi
accomuna, che non ci può essere successo e fortuna
(affermazione) se non si consuma, col tempo,
le suole (si è
attivi, energici) come quando i fatti seguono alle parole.
Ed è proprio siffatta energia, quel che, ancor oggi,
in moto vi tiene e anche insieme vi mantiene, in un
armonico spazio immenso di cui non v’è prova di quale
sia il senso; ma è da onorare con l’incenso,
a ossequio del Creatore che lo ha permesso e ne ha acceso il
motore. Ecco allor che, di questo gesto (onorare),
l’intenzione, sta nel mostrar rispetto e devozione
(significato dell’incenso);
come, con l’incenso, i Greci e i Romani, nei sacri riti,
facevano in passato, da
cui a fare, orbene, si è poi imparato. Eppure serve,
anche questo (onorare con l’incenso, idealmente, essere grati)!
Per ricordare, a noi stessi, sì, proprio a noi stessi,
di rimaner sempre, con ciò che è fonte di verità
(il profondo e divino magico Universo),
saggiamente e umanamente connessi.


Le Stelle complici

Stelle, Stelline in ciel così piccine ma della notte come
misteriose pratoline e paladine ne fate un manto, bello
cotanto; appena dei puntini luminosi, ma eppur così
gioiosi da dare senso al buio fino a esserne rifugio.
Con
figure fantasiose riempite le notti silenziose da indicare
il cammino anche al piccolo brigantino (imbarcazione-navigatori)
o la casa al contadino (agricoltori),
come il cielo fosse un lanternino;
fino al primo bagliore del
mattino. Stelle del cielo che insieme componete il
firmamento, ascoltate ora il lamento, che vien da questo sputo di Mondo
ove la vita sembra fatta con il pongo,
di cui il senso or vi espongo ed è che non ha più l’anima dentro,
che gli fa da baricentro,
siccome l’ha svenduta, perché gli seccava averne cura.
E a questo lamento, io so, che voi risponderete, non senza sgomento,
che è tempo di rinnovamento e di seguir la via maestra che in ciel
(la morale del buono, del divino) sol s’orchestra per quelle
meraviglie che vengon da lì, se del bene sono
figlie. E quando vi accompagnate alla romantica Luna
ancor più la notte è uno spettacolo che fa pensare al
miracolo, perché l’Universo che par così profondo e
lontano, in realtà, lo possiamo toccare con mano,
siccome su una sua Stella abitiamo (Sole e Sistema Solare).
E per quanto, tutto ciò, sia un mistero arcano,
su questo granellino non dobbiamo far casino (sconvolgerlo).
Perciò alle Stelle affido il mio pensiero:
che l’uomo la smetta di essere,
su cotanto fazzolettino (la Terra.
Ci sembra più grande di un granellino perché ci siamo sopra),
un pirata o un avventuriero (mercenario al soldo del potere)
perché a forza di non guardare il pendolo
(tempo che scorre e che dovrebbe portar buon consiglio)
potrà infine fare solo lo straccivendolo (misero, povero di nobiltà
che gli saran per sempre negate, da tutti i viventi nell’Universo e dal buon Dio).


Laude al Giardino (notturno)


Fin da piccolino sono stato immerso in un giardino
e anche in un terreno contadino, in un cielo terso,
imparando a dover lottare con ciò che a questo è
avverso (al suo benessere) o che si pone di traverso,
sì da far diventar maturo e sano un frutto, anche
come ero io allora, acerbo. E lì, a osservare
attentamente, si comprende che anche dal più piccolo
insetto una verità, se si vuol, si apprende:
“che per esistere si deve imparare a non desistere”
(non mollare come nell’infestare le piante di cui si nutrono,
stante la lotta che gli viene fatta con antiparassitari). E
quando rinunciare vuol dire sulla Via Lattea andare
ad abitare (a distanze siderali), cruccio non te ne fare
perché da lì un altro inizio potrai con più vantaggio
meglio escogitare; e dalle tenebre garbatamente
uscire senza bisogno con nessuno di inveire. Perché
non sempre, in natura, vince chi ha la testa più dura
(meno disposta al cambiamento-con la contrapposizione). E
tutto questo l’ho imparato stando a contatto col creato
in uno spazio “troppo forte: esagerato”, tanto che non
l’ho dimenticato.


Scorcio di prato al crepuscolo

Nelle ombre della sera scorgo appena appena (con
difficoltà), una falena (Operophtera brumata, farfalla
notturna) che mi trova triste questa sera, mentre vedo
come lei si muove leggera e serena. Allor la inseguo con
lo sguardo per capir, da quella, come dal male farmi
salvo; e realizzo, nell’istante, il perché lei può andar di
fiore in fiore (anche inteso come ragazze) senza patir le pene
dell’amore, ed è perché non è un imbroglio tutto quel
candore (purezza). È perciò che amo ancor di più i fiori
senza aspettare che nient’altro, se mi abbaglio, mi consoli.
E dunque mi metto anch’io a visitarli, quelli del prato,
ove il vento or li muove con un fiato. E osservo un letto
di trifoglio e penso che un po’ di fortuna per me voglio,
ma in quel, pur spazio vasto, non riesco a trovare un solo
quadrifoglio. E vedo il prato ove nascono pratoline
(Bellis perennis) deliziose e assai belline con la bianca
corolla e il loro bottone giallo (al centro) che lievemente
si muovono nel ballo, in quella danza che il vento sa
promuover, non senza eleganza, quando della Terra ne ha creanza
(rispetto, non è una furia come negli uragani).
Più lontano scorgo l’erba cardellino (Senecio vulgaris) che
assomiglia al simpatico uccellino (il cardellino:
Carduelis carduelis, appunto) con accanto la piantaggine
(Plantago lanceolata), e penso alla mia testardaggine che a volte non c’è,
per contenerla, argine. E proprio la piantaggine è lì così diffusa,
forse per dire a me, che sono un po’
matusa (che dovrei essere saggia), che, con quella (cocciutaggine),
ci si può confonder le cervella. E del resto,
mai, potrei chiedere scusa, di questa (testardaggine), a chi
agisce alla rinfusa o alla luce diffusa perché ti può fregare
e uno sciocco farti diventare (e allor val bene anche la mia
ostinazione); a volte la ragione non è solo questione di
opinione, se a valere sono i real fatti, quelli che spesso
non sono inclusi nei patti (inganni). E poi scorgo più in là
la piantina detta latte di gallina
(Ornithogalum umbellatum o Stella di Betlemme) e,
mentre or son qui che narro,
penso che sia un nome un po’ bizzarro; e ciò mi colpisce
e mi piace perché si può render la vita più vivace
con quei richiami tra le creature (tra mondo vegetale e animale)
che, fan capire come, nella vita contano anche le
sfumature. E or saluto il prato e la mia compagna falena
e me ne vado di buon lena che è arrivata
l’ora della cena e non voglio che qualcuno per me stia in pena (preoccupato).
Di quel che ho vissuto, ringrazio la falena,
che mi ha condotto in un selvaggio mondo (prato spontaneo)
ove barar non puoi e poi perché, con gli occhi suoi, ho
esplorato quel Regno (la Natura), ove è certo che non ti annoi,
dato che è proprio quello che dà corpo e sostanza ai sogni miei e anche tuoi.


UN GIARDINO FAMILIARE DA VIVERE E CREARE


È il giardino con le piante che vi ho collocato, una per una e si sappia che non è stato come far passare un cammello dalla cruna (impossibile), nel senso che tutti lo possono fare rispettando le piante che vivono nel proprio areale (endemiche); sì che possano il loro ambiente ritrovare, a loro salutare e congeniale, per avere così una riuscita a loro naturale. È quello che consigliano i giardinieri esperti ed io mi inchino ai loro suggerimenti. Però oggi non si sa più cosa pensare che col clima non si sa più dove andare a parare, nello scegliere le piante adatte e che siano acclimate; infatti pure loro son diventate, a causa degli eventi estremi, stralunate (confuse dal cambiamento climatico). Mentre le stelle lassù stanno a guardare quel che di buono riesci a fare, dato che, per chi non muove foglia (pigro), nessun buon seme nell’orto germoglia. Si intende di quel che è sempre votato al
bene ed è questo che si evidenzia e sottiene, quello che fa soffiare il vento buono a cui sempre somiglia il colono (agricoltore) per aver dalla terra il miglior dono (frutti). E come per un mediterraneo navigatore che ambisce
arrivare allo Stretto di Gibilterra e andar oltre; così, fa il colono, metaforicamente, per portare altrove i semi della sua corte (cortile) che ha raccolto col sudore e con strategie accorte, e cederli a chi occorre (per commerciarli), da nutrir, magari, i propri cari e la prole con una
spesa che economica la si vuole e di cui così non ci si duole. Che vi sia stimolante la lettura e magari vi torni utile qualche suggerimento, da applicare nel vostro quotidiano floricolo impegno o semplicemente vi
appassioni qualche curiosità che riguarda le piante, nei vari
contesti considerati, unici e preziosi, così insolitamente
presentati, e che spesso diventano parte della nostra
memoria (coltivazione, origine e storia, leggende, credenze e usi popolari…), perché davvero la loro funzione è meritoria.


[continua]


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