Laude alle Stelle
Compagne della notte e della Luna a voi un pensiero mi
accomuna, che non ci può essere successo e fortuna
(affermazione) se non si consuma, col tempo,
le suole (si è
attivi, energici) come quando i fatti seguono alle parole.
Ed è proprio siffatta energia, quel che, ancor oggi,
in moto vi tiene e anche insieme vi mantiene, in un
armonico spazio immenso di cui non v’è prova di quale
sia il senso; ma è da onorare con l’incenso,
a ossequio del Creatore che lo ha permesso e ne ha acceso il
motore. Ecco allor che, di questo gesto (onorare),
l’intenzione, sta nel mostrar rispetto e devozione
(significato dell’incenso);
come, con l’incenso, i Greci e i Romani, nei sacri riti,
facevano in passato, da
cui a fare, orbene, si è poi imparato. Eppure serve,
anche questo (onorare con l’incenso, idealmente, essere grati)!
Per ricordare, a noi stessi, sì, proprio a noi stessi,
di rimaner sempre, con ciò che è fonte di verità
(il profondo e divino magico Universo),
saggiamente e umanamente connessi.
Le Stelle complici
Stelle, Stelline in ciel così piccine ma della notte come
misteriose pratoline e paladine ne fate un manto, bello
cotanto; appena dei puntini luminosi, ma eppur così
gioiosi da dare senso al buio fino a esserne rifugio.
Con
figure fantasiose riempite le notti silenziose da indicare
il cammino anche al piccolo brigantino (imbarcazione-navigatori)
o la casa al contadino (agricoltori),
come il cielo fosse un lanternino;
fino al primo bagliore del
mattino. Stelle del cielo che insieme componete il
firmamento, ascoltate ora il lamento, che vien da questo sputo di Mondo
ove la vita sembra fatta con il pongo,
di cui il senso or vi espongo ed è che non ha più l’anima dentro,
che gli fa da baricentro,
siccome l’ha svenduta, perché gli seccava averne cura.
E a questo lamento, io so, che voi risponderete, non senza sgomento,
che è tempo di rinnovamento e di seguir la via maestra che in ciel
(la morale del buono, del divino) sol s’orchestra per quelle
meraviglie che vengon da lì, se del bene sono
figlie. E quando vi accompagnate alla romantica Luna
ancor più la notte è uno spettacolo che fa pensare al
miracolo, perché l’Universo che par così profondo e
lontano, in realtà, lo possiamo toccare con mano,
siccome su una sua Stella abitiamo (Sole e Sistema Solare).
E per quanto, tutto ciò, sia un mistero arcano,
su questo granellino non dobbiamo far casino (sconvolgerlo).
Perciò alle Stelle affido il mio pensiero:
che l’uomo la smetta di essere,
su cotanto fazzolettino (la Terra.
Ci sembra più grande di un granellino perché ci siamo sopra),
un pirata o un avventuriero (mercenario al soldo del potere)
perché a forza di non guardare il pendolo
(tempo che scorre e che dovrebbe portar buon consiglio)
potrà infine fare solo lo straccivendolo (misero, povero di nobiltà
che gli saran per sempre negate, da tutti i viventi nell’Universo e dal buon Dio).
Laude al Giardino (notturno)
Fin da piccolino sono stato immerso in un giardino
e anche in un terreno contadino, in un cielo terso,
imparando a dover lottare con ciò che a questo è
avverso (al suo benessere) o che si pone di traverso,
sì da far diventar maturo e sano un frutto, anche
come ero io allora, acerbo. E lì, a osservare
attentamente, si comprende che anche dal più piccolo
insetto una verità, se si vuol, si apprende:
“che per esistere si deve imparare a non desistere”
(non mollare come nell’infestare le piante di cui si nutrono,
stante la lotta che gli viene fatta con antiparassitari). E
quando rinunciare vuol dire sulla Via Lattea andare
ad abitare (a distanze siderali), cruccio non te ne fare
perché da lì un altro inizio potrai con più vantaggio
meglio escogitare; e dalle tenebre garbatamente
uscire senza bisogno con nessuno di inveire. Perché
non sempre, in natura, vince chi ha la testa più dura
(meno disposta al cambiamento-con la contrapposizione). E
tutto questo l’ho imparato stando a contatto col creato
in uno spazio “troppo forte: esagerato”, tanto che non
l’ho dimenticato.
Scorcio di prato al crepuscolo
Nelle ombre della sera scorgo appena appena (con
difficoltà), una falena (Operophtera brumata, farfalla
notturna) che mi trova triste questa sera, mentre vedo
come lei si muove leggera e serena. Allor la inseguo con
lo sguardo per capir, da quella, come dal male farmi
salvo; e realizzo, nell’istante, il perché lei può andar di
fiore in fiore (anche inteso come ragazze) senza patir le pene
dell’amore, ed è perché non è un imbroglio tutto quel
candore (purezza). È perciò che amo ancor di più i fiori
senza aspettare che nient’altro, se mi abbaglio, mi consoli.
E dunque mi metto anch’io a visitarli, quelli del prato,
ove il vento or li muove con un fiato. E osservo un letto
di trifoglio e penso che un po’ di fortuna per me voglio,
ma in quel, pur spazio vasto, non riesco a trovare un solo
quadrifoglio. E vedo il prato ove nascono pratoline
(Bellis perennis) deliziose e assai belline con la bianca
corolla e il loro bottone giallo (al centro) che lievemente
si muovono nel ballo, in quella danza che il vento sa
promuover, non senza eleganza, quando della Terra ne ha creanza
(rispetto, non è una furia come negli uragani).
Più lontano scorgo l’erba cardellino (Senecio vulgaris) che
assomiglia al simpatico uccellino (il cardellino:
Carduelis carduelis, appunto) con accanto la piantaggine
(Plantago lanceolata), e penso alla mia testardaggine che a volte non c’è,
per contenerla, argine. E proprio la piantaggine è lì così diffusa,
forse per dire a me, che sono un po’
matusa (che dovrei essere saggia), che, con quella (cocciutaggine),
ci si può confonder le cervella. E del resto,
mai, potrei chiedere scusa, di questa (testardaggine), a chi
agisce alla rinfusa o alla luce diffusa perché ti può fregare
e uno sciocco farti diventare (e allor val bene anche la mia
ostinazione); a volte la ragione non è solo questione di
opinione, se a valere sono i real fatti, quelli che spesso
non sono inclusi nei patti (inganni). E poi scorgo più in là
la piantina detta latte di gallina
(Ornithogalum umbellatum o Stella di Betlemme) e,
mentre or son qui che narro,
penso che sia un nome un po’ bizzarro; e ciò mi colpisce
e mi piace perché si può render la vita più vivace
con quei richiami tra le creature (tra mondo vegetale e animale)
che, fan capire come, nella vita contano anche le
sfumature. E or saluto il prato e la mia compagna falena
e me ne vado di buon lena che è arrivata
l’ora della cena e non voglio che qualcuno per me stia in pena (preoccupato).
Di quel che ho vissuto, ringrazio la falena,
che mi ha condotto in un selvaggio mondo (prato spontaneo)
ove barar non puoi e poi perché, con gli occhi suoi, ho
esplorato quel Regno (la Natura), ove è certo che non ti annoi,
dato che è proprio quello che dà corpo e sostanza ai sogni miei e anche tuoi.
UN GIARDINO FAMILIARE DA VIVERE E CREARE
È il giardino con le piante che vi ho collocato, una per una e si sappia che non è stato come far passare un cammello dalla cruna (impossibile), nel senso che tutti lo possono fare rispettando le piante che vivono nel proprio areale (endemiche); sì che possano il loro ambiente ritrovare, a loro salutare e congeniale, per avere così una riuscita a loro naturale. È quello che consigliano i giardinieri esperti ed io mi inchino ai loro suggerimenti. Però oggi non si sa più cosa pensare che col clima non si sa più dove andare a parare, nello scegliere le piante adatte e che siano acclimate; infatti pure loro son diventate, a causa degli eventi estremi, stralunate (confuse dal cambiamento climatico). Mentre le stelle lassù stanno a guardare quel che di buono riesci a fare, dato che, per chi non muove foglia (pigro), nessun buon seme nell’orto germoglia. Si intende di quel che è sempre votato al
bene ed è questo che si evidenzia e sottiene, quello che fa soffiare il vento buono a cui sempre somiglia il colono (agricoltore) per aver dalla terra il miglior dono (frutti). E come per un mediterraneo navigatore che ambisce
arrivare allo Stretto di Gibilterra e andar oltre; così, fa il colono, metaforicamente, per portare altrove i semi della sua corte (cortile) che ha raccolto col sudore e con strategie accorte, e cederli a chi occorre (per commerciarli), da nutrir, magari, i propri cari e la prole con una
spesa che economica la si vuole e di cui così non ci si duole. Che vi sia stimolante la lettura e magari vi torni utile qualche suggerimento, da applicare nel vostro quotidiano floricolo impegno o semplicemente vi
appassioni qualche curiosità che riguarda le piante, nei vari
contesti considerati, unici e preziosi, così insolitamente
presentati, e che spesso diventano parte della nostra
memoria (coltivazione, origine e storia, leggende, credenze e usi popolari…), perché davvero la loro funzione è meritoria.
[continua]