Prosie – Quaderno del Sole

di

Marta Emme


Marta Emme - Prosie – Quaderno del Sole
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 76 - Euro 10,00
ISBN 979-1259510693

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In copertina: «Sun» © robert – stock.adobe.com
pag. 9: «sun rays through trees leaves» – © luchschenF – stock.adobe.com
pag. 11: «Melanistic penguin among normal king penguins on South Georgia Island» – © willtu – stock.adobe.com


Prefazione

Marta Emme propone una raccolta di prose liriche che spaziano da un simbolico “viaggio nella bizzarria dell’Essere”, fino alle meraviglie della Natura, illuminando la sua intenzione lirica con parole penetranti che esplorano il divenire esistenziale e le segrete dimensioni di questo “viaggio”, tra ispirazione ed atto salvifico.
Durante il processo lirico ritroviamo, sparse nelle varie prose, interessanti riflessioni e profonde considerazioni sulle molteplici manifestazioni del vivere, oltre ad un attento scandaglio delle debolezze, delle fragilità e dei vizi che l’essere umano porta con sé.
Nel lento dipanarsi della complessa visione emerge la forte consapevolezza che la vita è un “grande dono” e sono i segni dell’esistenza che rendono meraviglioso il cammino della vita: ecco allora che pare di assistere ad un percorso che cerca di fare appello all’entusiasmo, alla volontà di ascoltare il cuore per nutrire il proprio animo e riuscire a concretizzare il meraviglioso cammino della vita.
Nel simbolico viaggio di scandaglio nell’Essere, ritroviamo una nutrita galleria di varie figure: dallo strafottente prevaricatore, al cinico che affronta la vita con totale indifferenza nei confronti degli altri, all’ipocrita che nasconde se stesso, fino a scandagliare la difficoltà dell’Uomo a rapportarsi con giudizio alla Natura, salvaguardando il mondo in cui si trova a vivere.
Ecco allora che emerge chiaramente l’intenzione lirica di Marta Emme che conduce ad osservare il mondo con positività, a nutrirsi dell’incanto e della suggestione della Natura, ad essere sempre “se stessi”, senza cedere alla presunzione, senza perdere la genuinità, in armonia con il proprio animo, nella fusione con l’autenticità dei sentimenti, nell’abbraccio universale perché “siamo tutti polvere di stelle”.
Le parole lacerano l’animo e tengono serrate le fragilità, testimonianza fedele dell’inquietudine e delle miserie dell’esistenza, in un continuo confronto con le innumerevoli manifestazioni dell’esistere.
Nel lento processo di scavo esistenziale emergono sospensioni malinconiche, abissi e dissidi fortemente percepiti, una sensazione di amarezza che pervade l’animo davanti alle dicotomie della vita, alle sue ferite, ai suoi labirinti, alla miscela di emozioni salvate dalla disperante condizione d’un silenzio che fa sprofondare, alla lacerante condizione di estraniamento, in balia d’una immersione nell’immane vertigine d’un lento abbandono che offusca l’Essere.
La visione lirica di Marta Emme incarna il sentimento profondo d’una poetessa davanti all’umano vivere e la sua Parola trasporta in un costante processo di riflessione, illuminando le percezioni e l’universo emozionale, che diventano testimonianza fedele delle esperienze capaci di regalare il respiro della vita e condurre alla presa di coscienza d’una armonia che attinge al giacimento emozionale di Marta Emme, supera l’umano esistere e si propaga oltre il tempo.

Massimo Barile


Prosie – Quaderno del Sole


A Silvio e Gaia, a Matteo e Rosanna per un cammino
gioioso e luminoso nel futuro.
A tutte le persone che decidono di affrontare insieme il
cammino della vita formando una famiglia; a che, in
questo percorso possano realizzare i loro desideri.
Al coraggio e alla tenacia necessari; a che, attraverso
questa esperienza, unica e preziosa, si possano veramente
fortificare, per essere così capaci di progettare il loro
futuro insieme realizzando il buono; sempre accompagnati dalla curiosità, l’ardimento e l’entusiasmo di un fanciullo.
Necessaria premessa per una gioventù senza tempo,
che pone avvedutamente il rispetto e la cura dell’altro,
e del creato, al centro di ogni proponimento.


GRATITUDINE



Al sole

È il Sole che illumina di senso la Terra (è il
pianeta della vita) in uno spazio immenso (Sistema
Solare) da rendervi possibile la vita senza
chiederne alcun compenso. E tanto cara è alla
vita questa nobiltà che la conseguenza è la
grande varietà e singolarità (di viventi) che
ovunque può da lassù osservar: espressione
massima di una libertà, che è concessa in
quantità come estrosità, e che per fine aver
solo vuole bontà (di intenti ad adattarsi e evolversi sul
pianeta). L’uomo con tutto ciò va a braccetto
(in sintonia) se ascolta sempre il cuore che ha nel
petto, ma se l’amore non gli fa difetto, se può
capire e apprezzare tutto questo (il contributo del
Sole alla vita). E mostrar riconoscenza a Chi ha
dato licenza (Dio, che ha reso possibile tutto ciò), e sa
perciò profumar la sua vita con questa tanto
straordinaria essenza (gratitudine), com’è
mirabile nelle laudi di San Francesco nel suo
eterno e sublime cantico duecentesco (1224).


VIAGGIO NELLE BIZZARRIE DELL’ESSERE



I miei stupori: il bacio del Sole

In ogni giorno che considerar si vuole, sembra
il fiore dire al Sole: “Si posa su di me come un
amorevole bacio, giacché sei savio (nel conquistarmi),
la luce che ogni dì da te ricevo, come fai con la
pianta da cui or mi elevo (mi metto in risalto, evidenzio
per essere notato dagli insetti) e con tutte le creature che
intorno a me rilevo. E io lo ricambio con ardore
aprendo lo scrigno (bocciolo) ove stretto tengo il
cuore (nel calice, al suo centro), per goder di tutto il tuo
calore, e ciò fin dal mattino, quando t’annunci
con quel magnifico chiarore che con l’alba fa
destare lo stupore. Così gradito e intrigante è
questo premuroso scambio (di attenzioni) che intanto
sbando (esco di me) e dallo sballo (intenso piacere)
un buon profumo, per la gioia, nell’aria sprigiono
e tutto intorno espando. Tanto intenso è
quest’afflato (intesa) che ciò che ne sorte viene
molto celebrato (apprezzato) nel suo essere utile e
garbato (attraente), e ne gode l’uccellino che attende
paziente un prezioso mio semino (si forma dal fiore per
fecondazione), e ne gode la farfallina che intanto
s’avvicina per pienare la pancina (di nettare) e nel
contempo render feconda la piantina. Può il tuo
bacio fare tanto, eppur non te ne fai vanto, e io
che colgo, nel far ciò, tutto l’amore or ti dedico il
mio canto (questo elogio)”. Dunque per tutto questo,
ogni fiore mira (ammira) il Sole aspettando fin dal
mattino che a lui ritorni (passata la notte-sogno), dolce
attesa dei suoi giorni (per il tempo della sua vita). È
un connubio vero e proprio che rende felice la
natura oltre modo, siccome e, per come, la vita
garantisce; che per esser così fatta, ancor oggi
stupisce. Ed è similar la condizione che permette
ai sogni (come quello di ricevere il bacio del Sole) di diventar
bisogni (aprirsi per permettere la fecondazione e la vita futura) e tanto più (lo diventano) quanto le mirate attese
(desideri) si rivelano alle proprie inclinazioni reali e
adese (con una possibilità concreta). E anche questo
muove il Sole con la luce e il suo calore, che di
vita vera (autentica) è propulsore, senza aggiungere
parole.

A chi vede nel Sole un prezioso elemento che offre luce e calore posandosi su ogni cosa e ogni dove, come baciando tutto ciò che incontra, con dedizione e senza chiedere niente in cambio se non la estimazione e nell’uomo la consapevolezza per il dono della vita che permette ogni giorno. E nutre così i sogni che diventano importanti nel dare la spinta a realizzare il progetto dell’esistenza. A tutti i sogni che nel diventar bisogni (si concretizzano) rendono straordinario il cammino della vita.


Le mie riflessioni: la cesoia

È nel momento della gioia (trovata serenità) che si
misura l’abilità nell’usare la cesoia, che, pur,
può farti sentire come una di quelle cose di cui
presto ci si annoia, di cui insomma non è più
utile conservare la memoria. Certo, potar si
devono i rami secchi, diventati ingombranti e
vecchi; ormai han dato il loro frutto e con questo
già s’è detto tutto. Ma se è una cosa naturale,
l’albero, dover sfrondare, poco male, ma qui, per
me (se lo fai con me, potandomi), si apre un’altra visuale,
allora, un altro sentiero a un animo che sia
baldanzoso e fiero. Del resto anche l’acqua che
passa sotto i ponti (è acqua passata, non macina più) va
verso il mare ove può allargare i suoi orizzonti.

A chi si sente ingiustamente messo da parte dopo tutto il supporto dato a una cara persona, e che affronta in modo costruttivo, per sé stessa, la nuova situazione, senza risentimento ma con una apertura verso il futuro. 



I miei biasimi: lo strafottente

Par che non ci sia chi, più di lui, le cose sa far
meglio, siccome si considera un tipo di molto
sveglio; con un’aria sufficiente di chi prende
pei fondelli, non si abbassa ai tuoi livelli:
ostenta un’indicibile maleducazione e il rispetto
che ti deve cade presto in prescrizione. Nel
sentir le tue ragioni ti fa sembrare una citrulla,
giacché per lui non valgon nulla e in quello si
trastulla. Se ti mostri chiara (sincera, diretta) e
luminosa (non sei rattristata da quel fare) come appare
la betulla, quella che neanche la Luna sa
rendere fasulla (il suo tronco bianco è lucente anche nel
barlume della notte), lo fai andare in paranoia e
siccome vuol essere lui protagonista della storia,
ti oscura ostentando la sua boria. Ma se è ver
che sei come quella (betulla), intrepida e tenace
(è pianta pioniera), puoi ben mandarlo a prendere
lezioni dai Bronzi di Riace, di fortitudine
(vigor dell’animo a sostenere il bene) esempio e dignitosi
(degni di onore) e, in ragion di questo, ’sì grandiosi.
E se poi non vuole andare, perché solo il bronzo
sa imitare, allor quelle virtù da te dovrà imparare.

A chi non si cura delle istanze dell’altro o delle sue osservazioni sul merito e lo prevarica sempre, dimostrando poca considerazione del suo lavoro o parere. Siccome lui si considera il centro di tutto e come lui non c’è nessuno all’altezza di fare altrettanto; considera e tratta l’altro con sufficienza e, senza alcun riguardo, lo fa sentire inadeguato, come strategia per farlo soccombere. L’arma che hai è farlo sentire una “merda” sfoderando tutto il tuo sapere e capacità con naturalezza e fermezza, così da risultare un esempio, semmai, da imitare. Non è facile, ma è possibile. 



I miei difetti: le filippiche (i guardoni)

Sono quelli che non guardano da luminosi finestroni,
che non si palesano, siccome per farlo gli mancano i
maroni (coraggio, sono infidi): sono i guardoni che fan
parte della categoria degli spioni; che tengono giusta
la postura per guardar dal buco della serratura.
Insomma non ci mettono la faccia, dato che non son
farina staccia (che è nobile, di grana regolare, libera da parti
grossolane). Così un bel po’ di bruscolini (devianze che non
passano il setaccio della morale) se li trovano a roteare nei
loro occhi piccolini (strinti per la visione disturbata); eppur
convivono con quella condizione e per non dar
soddisfazione non esprimono a lor difesa una sol
ragione (non mostrano disagio). Così è il guardone, e,
anche se non vuoi, a lui urge vederti negli intimi
risvolti tuoi (privato), per il gusto che ne prova, tanto
quel porsi a lui non costa una ghiova (vive l’intimità degli
altri). Si consola in tal modo (soddisfa così le sue pulsioni),
ma pure lui sa che nella testa c’ha conficcato un
grosso e rugginoso chiodo (chiodo fisso, morbosità). Essere,
in amore, con l’altro, complice, per lui non è cosa
semplice, è come dire che al tetto (persona) per essere
integro (sano a livello mentale) manca un embrice. E
questo vale anche per quelli che l’anima te la
riducono a brandelli pensando che tutto giri intorno
ai piselli (al fallo).

A chi vive il sesso di riflesso negli altri che, perciò, spia morbosamente; e questo gli permette di goderne, come guardone, dandogli appagamento, e soprattutto, non lo costringe a mettersi in gioco. A quelli che non cercano la complicità con le persone che amano, anche nell’intimità, e le vivono come cose. In fondo la radice è simile, a mio avviso.



I miei disappunti: il cinico (Joker)

Il fatto è che ha in dispregio il comune sentire e
dileggiare ciò che gli è indifferente o solo
fastidioso, è il suo stile. Non gli interessa
rispettare le regole della tradizione (norme comuni),
invece vuol porre a tutti la sua visione (pensiero).
È come dire che la consueta morale gli va
stretta a costui, così se ne un baffo dei rilievi
altrui. E siccome non condivide etica anche la
fregatura che da lui ne hai, a quel punto, può
diventare epica. Se, poi, credi che apprezzi gli
ideali che gli poni, rassegnati, perché per lui
puoi andare a carponi. E, di lì, non si smuove
(è convinto, è sprezzante) perché è lui che il Sole e le
altre stelle muove. Le persone non sono
preparate a esser così considerate, e, neanche,
di come sia capace di somministrare, a piccole
dosi, l’arsenico (tossico) facendo ritenere che è
un preparato galenico. È lungi da reputare il
prossimo suo come un fratello, questo è
l’ultimo tassello, e neanche sa far tesoro, che,
da ciò può nascere un capolavoro. Incontrarlo,
è come scoprire una cimice nel cassetto (insetto
maleodorante), che sembra entrata lì solo per farti
un dispetto. Ma occhio attento ce ne vuole,
sennò, addio, rimangon vane tutte le parole (avvertimenti).

A chi affronta cinicamente (sprezzante, beffardo) la vita e a chi, verso questo, non ha difesa; affinché capisca che un tale tipo va tenuto bene a distanza, non aggiunge niente di buono e costruttivo alla tua vita, è una pallottola sparata che vaga prima di cogliere il bersaglio giusto. Un esempio luminoso, nella storia del cinema, è Joker, psicopatico che fa suo il cinismo con cui è stato trattato prima di diventare il personaggio che conosciamo.



I miei espedienti: il parafulmine

Quella scossa micidiale (fulmine, fatto increscioso)
s’abbatte sulla testa, ma, con quello (parafulmine,
forza interiore collegata alla terra, alla realtà) ben piazzato
sulla salda cresta (la sua sommità, la fiducia o credito
nella vita), non disturba la mia siesta (quel breve
distacco dalle asperità del vivere e utile per dare equilibrio).

Alla fortezza che ognuno deve trovare in sé e che aiuta a superare i fatti incresciosi della vita, anche quelli che potremmo vivere come vere e proprie ingiustizie. Una visione coraggiosa della realtà non permette di cadere nel baratro della disperazione per non riprendersi più, e purtroppo miseramente.


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