Forse sono poesie

di

Massimo De Santis


Massimo De Santis - Forse sono poesie
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
15x21 - pp. 104 - Euro 12,00
ISBN 979-1259510488

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In copertina: «Arpino di notte» fotografia dell’autore


Prefazione

Nella silloge di poesie di Massimo De Santis emerge dominante la concezione del tempo, che contrassegna l’intera raccolta, ed il poeta si pone come in una vaga e sospirata attesa al cospetto del tempo che scorre inesorabile davanti alle rappresentazioni dell’esistere ed alle varie “forme” che possono assumere le parole generate da tale condizione.
La visione poetica si nutre della sostanza autentica del vivere ed utilizza un lessico ricercato che diventa preciso e deciso atto di consapevolezza nel voler fissare le molteplici emozioni e le vibranti sensazioni che rendono evidente l’intenzione lirica.
Ecco allora esplodere un maelstrom di recuperi e suggestioni, stille di visioni in un tempo fatto di immagini: e sono proprio tali immagini dimenticate nel tempo, che si fissano, scorrono e svaniscono nel lento ma inesorabile fluire del tempo.
Durante il processo lirico deflagra la concezione poetica di Massimo De Santis che miscela le esperienze dell’esistenza, i tumulti del cuore, le metamorfosi del sentimento e le mutazioni nell’armonia delle cose, la verità che traspare dalla realtà e l’enigma del vivere: tale giacimento esistenziale e poetico rappresenta una sorta di scrigno lirico che il poeta custodisce nell’animo, costantemente ammantato della percezione di dover fare i conti con la “tristezza di una vita vissuta/nella consapevolezza di ritornare polvere”.
Tali evidenze mettono in luce il travaglio esistenziale e lirico del poeta come ad assecondare un lento abbandono nell’indefinito, quando “s’invaghisce del nulla”, quando non vuole “morire di tempo” e decreta, senza esitazione, “noi facciamo parte del nulla”, fino a sentirsi “spazio infinito/cometa vagante/ flusso eterno”, in un totale dissolvimento del proprio essere.
Nella continua ricerca di “insolite risposte” il poeta confessa: rimango “chiuso come un sigillo/nelle mie cose”, serrato nei “miei pensieri” nel naufragare dei giorni e, nel tentativo di cercare un senso nella mente e nel mondo circostante, ecco che, infine, emerge la rivelazione della bellezza degli occhi dell’amore della donna amata, dove v’è tutto ciò che il poeta sta cercando: l’amore “sopprime il nulla” e dà un senso alle cose della vita, sensazione resa in modo perfetto con i versi “ho vissuto dei tuoi occhi/del tuo calore e delle tue parole”.
Nelle parole dell’amore percepito, vissuto come dono, e che cosparge la vita, naufraga l’anima del poeta, il cuore sprofonda negli occhi dell’amore in una totale immersione, dissolvendo la silente solitudine, illuminando i luoghi segreti dove si rincorrono le ambiguità, per riappropriarsi dell’anima, superando l’insoddisfazione ed il desiderio inappagato.
Il palcoscenico della vita diventa alchimia di sensazioni ed immagini rivelatrici, si tramuta in un universo emozionale costantemente scandagliato, svelato e rivelato, tra spiragli che aprono un varco nel viaggio, capace di far “smarrire la ragione”, tra sofferte parole che liberano “l’anima imprigionata”, tra sentimento d’amore fortemente percepito ed illuminazioni liriche che innalzano la sua poesia ad una dimensione superiore.
La Parola di Massimo De Santis rimane sempre precisa e limpida nel constatare le metamorfosi avvenute durante il flusso del processo lirico, ed emerge prepotente la consapevolezza del poeta che pone a sigillo della silloge una sorta di decretazione della sua visione dell’umano esistere, l’atto finale dell’umana finitudine: “Si nasce nel tempo/si vive nel tempo/si muore nel tempo”.

Massimo Barile


Forse sono poesie


Madide rappresentazioni

Madide rappresentazioni di volti

scolpiti nel fuoco.

Ne è testimone un gruppuscolo di anime

anch’esse in perenne attesa

dell’evento finale.

I venti ne distorcono le forme
e le ansie.
parole infuocate
fuochi avvampanti
reticoli straripanti
Senza sentire mancanza alcuna

senza discernere sull’amoresi prosegue per i lunghi cunicoli

abbuiati da torme di ciclamini.

L’applauso finale.


Nonsense

Nonsense.

Profumo d’invidia.

Rose corrose dalle passioni
– cuori di ghiaccio viola –.
Si rimesta nell’improvviso istante
un sorriso scorrevole
e di gaudio e di dolce stilla
s’insorge il camminamento
sui tremanti acrocori della mente.
Dolce gaudio!

(Infinito gaudio!)


Pensi pensi

Pensi pensi

non pensare,

non dare peso alle idee
non creare un passato
non morire di tempo

non pensare,

non pensare per
non dover dimenticare

tempo fermati,

non correre, t’inseguirò
ti raggiungerò
sei stato la mia vita.


Scorre un’immagine

Scorre un’immagine…
un’altra, già dimenticata… un nuovo tempo
per una nuova immagine.
Immagine di te di me

del tempo.

Il tempo crea immagini

(scorrono)

s’inseguono
si fissano… nel tempo.
Un tempo fatto di immagini.
Per chi sa attendere o mai.


Sfugge il tempo

Sfugge, il tempo, all’istante.
Corre il tempo delle certezze
s’invaghisce del nulla
rotola su tappeti dorati
fatti di stelle del firmamento
si rotola nel non preciso,

l’indefinito,

sfugge ai momenti

sfugge all’attimo

conquista il nulla.

Non avere paura

(non avere paura)
non c’è più tempo a ritroso.


E il tempo il tempo

E il tempo il tempo
si decompone naufraga
non esiste più o avanza…
E noi facciamo parte del nulla
senza tempo, senza tempo,
il nulla il nulla, esiste come meteora
– difficile pensarlo
– difficile viverlo
– difficile verità.
E ti senti spazio infinito
cometa vagante flusso eterno.
Hai osato
il tempo non esiste più.
Ti soccorri all’amore.


Perché piangi

Perché piangi
da dove viene il tuo pianto

perché è arrivato?

Prima non piangevi

(viso asciutto).

Un dolore, un’emozione
hanno frantumato

“corroso”

quel senso di pace che prima
di tracimare dai tuoi occhi giulivi

ti apparteneva.

Chi prova un dolore che stupisce

piange.

Non un dolore qualunque.
Puoi percepire il dolore di un
pungiglione conficcato nella pelle,
ma non piangere,
o il lancinante dolore di un piede

tagliato,

ma non piangere,
o la grave ferita su di un braccio,
ma non piangere.
Non è questo che ti fa piangere.
Quando poi incontri l’amore
Quando poi incontri l’amore
Quando poi incontri l’amore
stupidamente i tuoi occhi
stupidamente quelli che sembrano

i tuoi occhi

tracimano in te inaspettato.


Cerco insolite risposte

Cerco insolite risposte
o forse comuni, certezze.
Attendo alle mie idee
ma non ne trovo.
Rimango chiuso come un sigillo

nelle mie cose,
chiuso nei miei pensieri,

attendo alle mie poesie,

alle mie prose.

Cerco
invano nella mente
invano nella stanza
invano nella storia

un senso.

Cerco infine nei tuoi occhi
e trovo tutto quello

e di più di quello,

che non avrei mai trovato
senza te.


Tutto mi parla di te

Tutto mi parla di te
ma non comprendo i preamboli…
c’era il fuoco dentro me?
E se c’era dov’era

questo fuoco

che ha una sola lingua?
Celato da chi e perché?
Perché l’ho visto solo guardando

nei tuoi occhi d’eclissi?

Ora il preambolo è svelato.
Ti riveli in tutta la tua sconcertante
bellezza interiore.
Erano i tuoi occhi a contenere tutto ciò,

erano i tuoi occhi l’enigma,

i tuoi occhi, lo scrigno.
Non posso più dissolvermi nel nulla.
Eri tu il senso del mio mancamento.
I miei rinvii ora sono priorità.
Ho dismesso me stesso per essere
un altro… da quando

tutto mi parla di te!


La luce

La luce o non buio
Nel momento astratto intercede
la parusia. Ne è testimone l’io.
A quanta sofferenza profondano
le azioni anche se causate,
non volute. Balenò il buio
dell’ego e sopraffatti gememmo.
Le nostre occhiaie sculte a testimonianza.
Passò la luce e rimase ottenebrato
l’intelletto. Fu errore o colpa?

[continua]


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