Opere di

Nello Calandri


LA SORELLA DI PALMA

Via Genova 24, a circa 56 chilometri dalla clinica. Era la sola cosa certa che sapeva di lei, oltre al nome: Palma. Veniva a far visita alla sorella, che la malattia aveva reso muta a assente, regolarmente due volte alla settimana. Lui, invece, in quella clinica ci stava da più di un mese, volontariamente: glielo avevano consigliato i due psichiatri che aveva consultato, per potersi rimettere più in fretta da una forma di depressione. Manager nella vita, acuto conoscitore dell’animo umano, mezza età, diverse esperienze sentimentali, tutte regolarmente finite col prevalere della sua personalità forte e invadente.
La prima volta che vide Palma era un martedì pomeriggio. Lei stava suonando il pianoforte, in una stanza sgombra e silenziosa, la sorella seduta accanto con il viso inespressivo, come sempre, gli occhi sul pavimento, l’aspetto pulito e dimesso.
Entrando incontrò lo sguardo di Palma.
Quello sguardo era intenso, c’era attenzione e una certa sorpresa, come di chi, uscendo dal folto della foresta, scopre un paesaggio aperto, inaspettato.
Lui le diede lo stesso sguardo, senza volerlo, e questo sigillò la loro intesa, il motivo che supera la banalità e crea l’incontro.
Nelle settimane a seguire parlavano mentre lei suonava notturni dolcissimi, la musica sembrava seguire il loro intendersi. Poi le pause al bar interno.
Fu naturale ritrovarsi a fine giorno in uno stanzino scuro, ripostiglio di scatole e vecchi mobili, ad ascoltare il ritmo serrato dei loro respiri e dei gemiti soffocati. Più volte, dopo aver accudito la sorella in camera sua e prima di lasciare la clinica.

Quell’incontro l’aiutò a contenere la depressione, a ritrovare l’interesse per la vita.
Il giorno che l’infermiere gli disse che Palma e la sorella avevano lasciato la clinica per continuare le cure in un ospedale svizzero, si sentì tradito. Perché tutto così improvviso? Perché nessun avviso?.
Il suo miglioramento e la nuova vitalità insufflata da quell’incontro, gli valsero un giorno di libertà, fuori dalla clinica.

Alle dieci del mattino era in Via Genova 24. Alle sue domande, il signore alto e corpulento che gli aveva aperto sbottò nervosamente:
“Ancora!? Qui non ha mai abitato nessuna Palma! Siccome lei non è il primo che la cerca, mi sono rivolto alla polizia. Questa Palma, o come diavolo si chiama realmente, è una prostituta che la clinica “Casa serena” paga per certe terapie strane con i malati di depressione. Chiaro?”
La violenza di quelle parole lo lasciò senza fiato.
“ … ma … ma … la sorella malata …” riuscì a farfugliare.
“Ma che malata! Lavorano insieme!”



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