Vivere il presente

di

Nicola Iori


Nicola Iori - Vivere il presente
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 44 - Euro 7,50
ISBN 979-1259510358

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In copertina: «Racconto verticale» tecnica mista su carta – cm. 27 × 19,5 – 2019 di Alfredo Casali

All’interno fotografie di Elena Gorini


Introduzione riflessiva
a “Vivere il presente”

Una limpida consapevolezza poetica domina le pagine di Nicola Iori: è una consapevolezza decisa, un voto, una realtà. Si rivolge e si risolve in una doppia lettura che abbraccia la sottile parvenza della quotidianità, dove essa è anche natura e scrittura: il pensiero e l’immaginazione, l’amore e la scoperta virtù del nostro piccolo esserci e perderci. Iori racconta con questa sua poesia non solo il coraggio dell’esistere, ma in particolare il suo affacciarsi alla vita. Non è questione di età: è semmai questione di “ansie e di gioie” come egli scrive, di distinzioni tra il sogno e la scoperta delle età che il poeta avverte come difesa sorridente contro tutte le ferite dei sensi e dei sentimenti. C’è, dunque, in questa raccolta che tende a narrare facendo vibrare le “visioni” e “i sensi”, una ricerca d’identità che si sforza di superare i sensi per possedere con rara intensità l’oggetto di una struggente nostalgia: “Tu solo mi salvi, poeta”. In questa lucida coscienza, allora, la vita si trasforma e diventa narrazione, ricordo e speranza: una forte e tremante natura di cose che l’amore, in particolare, può dimostrare, autenticare e illuminare. Dunque una poesia che trascina l’ansia dei giorni dentro una compatta e classica canzone: “Ricordavo te, amato Virgilio / facondo cantore / dell’infamia della guerra / e dell’incanto della Natura”.

Giuseppe Marchetti

Parma, Autunno 2020


Vivere il presente


A Virgilio

Le acque lente tra i meandri
scorrevano liete in piano,
i prati verdeggianti di primavera ricoprivano la valle.
Un nuovo giorno nasceva
e i primi albori
tutto illuminavano di fioca luce.
Ricordavo te, amato Virgilio,
facondo cantore
dell’infamia della guerra
e dell’incanto della Natura.


29 maggio 1985:

Juventus-Liverpool 1-0, stadio Heysel

Un lampo.
Con il cuore di ghiaccio
sedevo, immobile.
Si perdeva il mio pensiero
tra gli astri incommensurabili,
lontano dall’umanità.
Chi poteva riconoscermi uomo?
Nella pace spaziale
annegavano i miei sensi,
mentre sul tuo corpo insanguinato
palpitavano molli
le bandiere bianconere.


Oblio

Sento dalla mia stanza
i rumori lontani della strada
trasportati dal vento.
Mi affaccio alla finestra.
Nella mente vuota
si fissano le luci della città.
Tra queste visioni
mi perdo,
i sensi s’addormentano
nella quiete notturna
tra spazi immensi.
Sono lontane le ansie
e le gioie.
Tutto s’oblia.


Preghiera

Tu solo mi salvi, poeta.
Tu che come un radar fedele
sempre ritrovi quel misero
e indifeso falò
che ancora rimane
in questa duna innevata
che io sono.
Non gli affetti lontani,
le solerti parole di un amico,
la fragile speranza che questo viaggio
non abbia fermate,
solo il tuo umile verso
ma sincero
ogni notte mi consola.
Lo ripeto piano,
seduto sul letto.


Se sapessi scrivere
una poesia,
una frase confusa,
anche poche semplici parole
mi lasceresti un po’ da solo
e non saresti ingabbiato qui,
fedele compagno,
dolore.


Se giungeranno le parole

Se giungeranno le parole
scriverò del dolore e della morte,
dell’incessante
creare e distruggere.
O forse dell’inutilità dei ricordi
che lacerano i tessuti dell’anima
per poi fuggire via evanescenti.
Della delusa speranza
che nulla abbia fine
e ogni istante altro non sia
che un frammento d’eternità.
Scriverò infine
del tuo passo
lento, incerto, ciondolante,
inestimabile riscatto
una mattina come tante.


Ti penso
discinta sopra un letto sfatto
in un’assolata mattina d’estate.
Qualche raggio
penetrato da un scuro sceso
morendo ti ferisce.
Riposi.


Avevamo un sogno tu ed io
per restare vivi.
Da qualche tempo
non riesco più a prendere sonno.


Parole

Ogni parola
ha miliardi di significati.
Ciascuno è imprigionato
dalle parole
e più si tenta di uscire dalla morsa
più ci si trova in un labirinto oscuro.
Si urla nel labirinto,
ma loro, le parole,
t’atterrano con l’eco.


[continua]


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