Opere di

Nino Latino


PAROLE di CARTA

Un amico mi regalò un libro dalla copertina color magenta, titolato “dizionario dei sogni”. Me lo porse dicendo: «È una copia che avevo regalato a mio fratello tanti anni fa. Improvvisamente è dovuto partire per non tornare mai più e il libro è rimasto non letto».
Mentre lo ringraziavo, mi misi, da subito, a cercare il vocabolo “bosco”. Diceva: Luogo d’incontro segreto, di appuntamenti amorosi proibiti. Chi incontrate nel bosco del vostro sogno? Un amico? Ciò indica latenza omosessuale. Una donna? Vuol dire disponibilità eterosessuale. Degli animali? Questo ha significato di paura e di aggressione degli istinti.
Io avevo sognato una pseudo “fanciulla”, con una mano legata, attaccata, innestata al ramo di una quercia millenaria e tantissime foglie a terra. Non c’era attinenza con quello che volevo trovare. Cercai, fanciulla, ma non trovai niente, più avanti trovai donna senza volto: indica la donna della nostra realtà che vogliamo dimenticare, il cui ricordo ancora ci tormenta. Cercai “quercia”, ma non trovai il vocabolo. Nella lettera “Q” c’era solo: quadrato, quadro, quattordici, quattro e quindici. Cercai “albero”, diceva: simbolo, a volte fallico, a volte femminile, altre volte bisessuale. Indica prolificità, in altri casi visualizza l’orgoglio maschile e il desiderio di avere stabilità e radici nella vita. Cercai “foglie”, trovai: se le vediamo verdi, hanno riferimento a giorni lieti della nostra vita. Se invece sono gialle, indicano nostalgia, tristezza e caducità di sentimenti. Rassegnato, chiusi il libro, ringraziai il mio amico e mi partii per casa. Posai il libro sul tavolo, vicino ad altri libri. Mi accorsi subito che il libro era contento di essere stato consultato ed era anche contento di stare vicino ad altri libri.
Il libro pensava, con pensieri di carta, ed io ne captavo il significato, nulla di preciso, era come un sentire dentro il mio io, un linguaggio etero-cartaceo, incorporeo, con sensazioni irrazionali legate ad un pizzico di mistero che sentivo mescolarsi dentro di me.

«Sono stato chiuso, per tanti anni, (cartadiceva il libro) in quella casa buia e solitaria e ora che sono qui, su questo tavolo chiaro, vicino ad altri libri, mi pare di vivere finalmente la mia vita di carta, quello per cui sono stato costruito, essere letto, consultato, interpellato. Sono contento di vivere la mia vita di carta stampata. Mi sento proprio un altro, posato vicino a tutti questi libri importanti. Riesco, visto che sono poggiato su un altro libro, quindi in una posizione più alta, a vedere delle belle copertine scritte e colorate, spesso con figure e disegni vari. Da questo punto di vista, vedoleggo: Sofocle, Edipo re, Istituto nazionale del dramma antico, Siracusa, 1992. A fianco, si legge ancora: è il più famoso dei drammi dell’antica Grecia, che ha dato l’impronta al teatro e a tutta la cultura mondiale per più di duemila e quattrocento anni. Vicino, era lì poggiato un grosso e largo libro con la copertina scura, dove potevo appena leggere, visto che era un po’ di sbieco: dizionario della lingua italiana, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli. Accostato a questo un altro libro, più piccolo, ma spesso, con molti fogli stampati e incollati tutti insieme che ad occhio (per modo di dire) potevano essere mille pagine. Vi si leggeva: Garzanti, dizionario sinonimi e contrari, con generici, specifici, analoghi, inversi e inserti di sinonimia ragionata. Alla mia destra, notai un libro dalla copertina nera con degli orologi bianchi che segnavano le ore. Einstein, la teoria della relatività. Il mio nuovo padrone leggeva: “Se viaggiassimo nello spazio a bordo di una navicella che raggiungesse velocità molto vicine a quella della luce, al nostro ritorno, anche dopo cinquant’anni, avremmo la stessa età di quando siamo partiti”.
Non ci capisco proprio niente. Vedo il mio padrone che sta torcendo gli occhi e storpiando le labbra esclamando:“ma!” E poi, tutte quelle formule incomprensibili, F= m.a, oppure, E= mc2, e ancora, una persona che cammina sulla terra acquista 0,00000000000000001 volte la sua massa. Meno male che vicino potevo leggere cose più semplici: Bompiani, sotto il Sole del sud, racconti per la scuola media. Indice: Due schioppettate , di Ercole Patti, contrassegnato, con la matita, da una linea, che voleva dire “bene”. L’incontro con la madre, di Elio Vittorini, non contrassegnato, che significava, “meglio”. Il dottor Ficicchia, di Luigi Capuana, non contrassegnato. Si viene a pignorare e non si trova nulla, di Carlo Levi, non contrassegnato. La roba, di Giovanni Verga, contrassegnato con “ottimo”. Giuseppe Fava, io non pensavo che tanta gente vivesse in modo così miserabile, contrassegnato con una linea. Vitaliano Brancati, (del paese di P), contrassegnato con una linea. Leonardo Sciascia, contrassegnato con una linea. Altro racconto, seguito con “no”, non mi piace. Un altro ancora, dove era segnato con la matita un grosso “no” e a seguire, pedestre. Ma perché lo hanno pubblicato? “Forse perché sono famosi per altre cose. Magari sono bravi attori del cinema, o cantanti della televisione”.
Mi impressionò molto il disegno di una copertina: una sfera allungata verso il basso, dove in alto e sotto Gerusalemme si vedevano dei gradoni che andavano verso il centro delle Terra. Questi si raggiungevano con una pseudo strada che girava a sinistra per poi spuntare più in basso a destra, e così via fino ad arrivare ad una entrata, dove sul portale c’era scritto, “Inferno” e sotto, a caratteri più piccoli, si leggeva: Lasciate ogni speranza, voi che entrate. Dal basso un grosso e lungo budello si collegava con altri gradoni che si elevavano verso l’alto. Qua, una strettissima porta, quasi un pertugio, dove sopra era scolpito, ben impresso nella roccia viva “Purgatorio”. Nel disegno i pseudo umani si arrampicavano nelle balze per raggiungere il Paradiso. Questo si completava con nove cieli azzurri, costituiti da nove cerchi concentrici e al centro la scritta: “DIO”. «E che cosa è! (Disse il libro) Magari me lo farò spiegare dal mio padrone, se lo sa».

Si era fatta notte, lasciai il mio tavolo da studio e mi coricai con tanti pensieri dentro la mia testa che non riuscivo a prender sonno. Richiamavo alla mente il libro pensante e non riuscivo a capire come avvertivo tutto questo. Percepivo inspiegabili sensazioni auditive, non precise, non chiare, né determinate. Tutto era confuso, vago indistinto, sfocato, sospeso in bilico in un’altra dimensione.
Il libro era lì, sul tavolo, fermo, intanto ricevevo ancora dei messaggi cartacei, indistinti, ovattati, offuscati nella mia mente. In tutta questa confusione spazio-temporale, credo di essermi addormentato, “forse”, perché nel mio dormiveglia, sentivo sfogliare le pagine del libro e nel silenzio della notte il rumore della carta sfogliata si amplificava come fossimo nella grotta dell’orecchio di Dionisio.
Il mio pensiero divagava lontano in altre proporzioni che mi provocavano dei brividi in tutto il corpo. Ma non era paura. Era quella nuova e insolita posizione che mi trasportava lontano nel tempo e nello spazio misterioso ed oscuro, ed io mi sentivo scelto e appagato da questa straordinarietà che mi era stata concessa. Intanto le pagine del libro, nel cuore della notte, si sfogliavano, sfogliavano, sfogliavano…

N.L.



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