Sciarade Vol. 1 - Caduta

di

Raffaele Rovinelli


Raffaele Rovinelli - Sciarade Vol. 1 - Caduta
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 52 - Euro 8,20
ISBN 978-88-6587-7579

eBook: pp. 44 - Euro 4,99 -  ISBN 978-88-6587-7845

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In copertina: «broken heart – © sowanna – Fotolia.com


PREMESSA

Questo semplice (tuttavia complesso) libro di poesie, è un progetto nel quale l’autore cominciò a cimentarsi nel 2013. I versi trattano di molteplici illuminazioni vissute in prima persona dall’autore in questione.
Una penna può dimostrarsi letale, ma talmente tanto da essere in grado di ferire ancor più della lama di un’affilata spada, certe volte. Una spada che riduce a brandelli e ci spoglia di qualsiasi difesa, di fronte alle difficoltà. Infatti Il malessere che si può percepire all’interno della raccolta rappresenta lo sfogo di un male che a lungo andare ha sormontato ogni singolo neurone dell’artista; ma l’autore, anziché sfogarsi e lasciarsi sopraffare dall’ira inutilmente su persone perfettamente innocenti, ha preferito afferrare il suo taccuino e lasciarsi ispirare da qualsiasi elemento che lo riguardasse sull’argomento. Per questo il progetto poetico/metrico, dilungato in quattro volumi, si chiama “Sciarade”: il termine è sinonimo di enigma o rebus, con lo scopo di spogliarlo pezzo per pezzo e farlo a brandelli.
L’autore, saggiamente, ha preferito farsi a brandelli di fronte ad un foglio bianco, piuttosto che fare a brandelli. Ogni poesia rappresenta poeticamente un muscolo, un legamento, una nocca, e qualsiasi altro organo che appartiene a se stesso. Ma anche un enigma da risolvere, appunto.
Egli stesso, con eterno ringraziamento, vi augura buona lettura.


Sciarade Vol. 1 - Caduta


Parte Prima

ABOMINIO


Conformarsi

L’imbrunire del tempo,
l’ingiallire
e il distaccarmi
malgrado uno spiffero,
che disegna nell’aria
la mia storia
fino a ricadere
su di una pozza sporca,
lurida
che mi rende medesimo
alla massa informe
di foglie,
di cui l’immonda è cosparsa;
esse si rispecchiano
su un sovrannumero di galassie
così eccelse,
e pianeti dai colori bruni,
che popolano l’infinità del cosmo spento,
di per sé
già preesistente
sin dai primordiali pleniluni.


Rami

Torvi e rinsecchiti,
motteggiati,
sconquassati sul nascere
da tediosi spifferi gelidi,
tuttavia
sussistenti nel tempo trascorso
dinanzi un opaco
risveglio d’inverno
ormai del tutto svelato.
Spaventosi nel loro essere,
ma contornanti nel tessere
il paesaggio mogio e freddo,
che sovrasta,
altezzosamente,
sopra ogni dove entusiasta
con la sua immacolata pienezza.


Ascoltare

Ritrovarsi appresso
ad un solenne silenzio,
caratterizzato da un’alluenza,
che vortica e scroscia
in un’essenza,
il fragor dell’infrangersi
di ogni onda
che si alza e si distrugge
sulla battigia,
mentre la notte
cala imperturbabile.


Tentare

Una via d’uscita
è uno straordinario viaggio
in cui a volte,
arranchi in salita
e se fatto in mare
rischi il naufragare.
Scapestrata è la voglia
di migliorare,
ma fraudolenta si dimostra
la smentita
che mi vuol deteriorare.


Esecrazione

Blasfemità surreali,
passioni marce
contraccambiano con il fato
elogi e rovine,
degenerando i compromessi.
L’esilio è prossimo,
ma esse non si scacciano,
mi tentano,
e il mio sguardo
non si distrae dal disturbo.


Trascinare

Tragica sofferenza,
fuggi da me
con la tua imminenza,
creata con le ampie mani
di un principio abbietto,
che dei sentimenti umani
non ha il minimo rispetto
non chiedo compromessi,
ma solo felicità,
son troppi gli sbagli commessi,
non trovo riposo d’animo
e sana loquacità.


Perdita

Mi hai dato un brivido
che ora non c’è più,
è scomparso
in un luogo dove io
ammiro l’amaro amore
che ormai più non vedo,
che ormai più non vivo.


Concupiscenza

Carattere più duro
di un muro,
contro persone che trapanano
peggio di operai che lavorano,
sono stufo
ogni secondo sbuffo,
malgrado le paranoie incallite
che dentro la mia testa,
tra loro,
fanno a lite.


Scostumatezza

Turpitudine nell’ingordigia,
smanioso è il nutrirsi
senza abbassarsi,
mentre il cibo si sfregia;
esso va in rovina,
disgustati son gli ospiti,
sono intrisi i loro abiti
come il verme dentro una sozza latrina.


[continua]


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