La rinascita

di

Riccardo Serchi


Riccardo Serchi - La rinascita
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 66 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-6671

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In copertina: fotografia di Giovanni Gerardo Todesca


Prefazione

Nella visione lirica di Riccardo Serchi scorrono lente le “parole dell’anima” e domina la necessità vitale di rigenerarsi nelle metamorfosi esistenziali, mantenendo ben salda la percezione dell’umano vivere inteso come continua ricerca eppure sempre fedele alla sua posizione di poeta, costantemente in ascolto del canto delle emozioni, per recuperare la “voglia di vivere”, cercando, coraggiosamente, di superare le insidie del periglioso viaggio dell’esistenza.
Lo sguardo sulla vita dalla virtuale “finestra del cuore” è accompagnato dal recupero memoriale e dal senso soffuso d’essere preda d’una dannazione nel momento in cui il “sogno rubato” ha lasciato spazio alla “rabbia gelida”: il senso autentico della vita trova le sue radici nella rimembranza della “piazza del borgo”, dell’antica “torre campanara”, nel silenzio del tempo andato e nel vento dei ricordi, fino a perdersi nel genuino profumo d’erba che pare emanare il desiderio di libertà così agognato.
La sua poesia è pervasa di “vibrazioni armoniche di pensieri e suoni” capaci di alimentare la profonda visione lirica e sempre modulate seguendo una simbolica “arpa del tempo” che scandisce le manifestazioni della sua poesia diventando respiro universale.
Riccardo Serchi si mette costantemente in ascolto della voce del cuore che sprigiona “luce di speranza” e, al contempo, deve fare i conti con frammenti memoriali che riportano alla mente le “ferite” della vita, le zone d’ombra che hanno contrassegnato il cammino e le oscurità interiori: ecco allora che si avverte la volontà, direi la necessità vitale, di ripercorrere con il pensiero le mancate promesse, i sogni infranti e le inevitabili delusioni.
Il turbinio del vivere diventa “respiro disperso” nella tempesta esistenziale e nel costante senso di solitudine che attanaglia l’animo: ed il poeta si spinge fino al limite estremo della sua consapevolezza mettendosi davanti ad uno specchio e accorgendosi che riesce a ritrovare “solo la solitudine”, come a cedere alle lusinghe d’un lento abbandono del corpo e della mente, quasi a confondersi con la figura d’errabondo poeta che vaga nella vita “calpestando le spine della passione”, tra lacrime e sangue, nel tempo mortale concesso all’uomo.
Nelle tempeste dell’esistere, Riccardo Serchi, come “cavaliere errante” percorre sentieri inesplorati, vaga nella notte, rincorre i ricordi, esalta le vibrazioni vitali: la sua volontà di “smascherare il trucco” che avvolge l’umano esistere conduce “oltre le ombre della vita e le oscurità della notte” solitaria, oltre lo sconforto, fino a giungere al “desiderio di una rinascita”.
Riccardo Serchi sottolinea di sentirsi un “guerriero della vita”, indomabile “spirito libero” che non accetta catene e vuole frantumare l’ipocrisia, quasi a voler affidare i sogni al vento; a voler vagare nella notte alla ricerca dei pensieri dispersi e, al risveglio dalle inquietudini, accingersi a combattere, ancora una volta, la sua simbolica battaglia per generare emozioni vibranti con le sue parole, costanti illuminazioni di speranza profondamente sentite nel suo animus di poeta.
“La vita è un sogno meraviglioso”: è la riflessione di Riccardo Serchi che chiude la silloge, fulcro del suo poetare che si fa consapevolezza, sostanza che invade la sua poesia, testimonianza della sua voglia di vivere e lottare coraggiosamente nella vita, sempre disposto ad affidare il suo cuore alla libertà dell’espressione lirica, intraprendendo il “suo” viaggio emozionante.

Massimo Barile


La rinascita


Al centro del palco

Arde la fiamma tremula,
della candela posta al centro del palcoscenico di un antico teatro,
costruito di un sogno sbiadito,
ed emana ombre metamorfiche, che si proiettano in una platea assente;
e solo il sibilo del vento accompagna questo taciturno
spettacolo;
mentre mi accingo a salire ed intraprendere il mio
spettacolo…

Scorrono lente all’orecchio le parole dell’anima, mentre una musica di ricordi,
invade il silenzio eterno della notte;
i miei spettatori d’ombra cambiano i loro corpi;
intorno a me,
solo la certezza della luce della coraggiosa candela…

Solca il mio viso battuto dal vento gelido,
una lacrima calda, che dona un brivido di speranza
alla voce che invano grida il tuo nome nell’oscurità,
poi,
un soffio di gelido alito, un colpo di tempo mortale che blocca la mia anima
al tempo che sto vivendo, spegne la candela,
e cala un apparente sipario sul mio corpo abbandonato…

Non c’è più musica, la voce non si distingue più
dal sibilo del vento beffardo;
ma anche nell’oscurità più profonda,
continua a battere un cuore guerriero mentre si accende di nuovo
una tremula luce al centro del palco…

Unico riferimento del mio esistere,
brilla ancora della luce delle mie speranze
insegui un raggio di sole,
nutritene, scalda i cuori ed osserva le ombre tue spettatrici,
scoprirai che la fine di tutto,
è l’inizio del niente,
e allora brillerai con più ardore di prima;
finché avrai coraggio… di sfidare il tuo pubblico…


Bomba

Brillava nel cielo,
una stella fuggitiva che illuminò i miei pensieri,
mentre fuori, qualcosa di grande era appena nato…

Urla, gemiti,
e la voglia di scoprire cose nuove, alimentava i nostri cuori
mentre il passo si avviava sicuro,
verso un paradiso, turbato soltanto
dalla esclusività del tempo mortale…

Giochi, guerre, tutto aveva un senso,
quando giravamo perduti nella notte, i nostri cuori
battevano all’unisono,
mentre fuori si scatenava la tempesta,
noi eravamo lì,
eravamo insieme…

Adesso ripercorro con la mente,
ogni respiro, ogni promessa, ogni speranza
e ritrovo soltanto … solitudine
voglia di lottare ma adesso,
il fato ha compiuto il suo mistico gioco,
e noi possiamo soltanto
divenire spettatori delle persone che eravamo…

Ripercorro solitario,
strade amiche, ma tutto mi confonde,
la mente è annebbiata ed il cuore batte
per impulsi di rabbia…

Passerà molto tempo,
invecchierò,
ma adesso, ho voglia di nascere ancora,
di rischiare ancora di venire al mondo;
mentre là fuori ci si prepara alla guerra,
io voglio soltanto lottare per qualcosa che mi appartenga,
e morire, morire per amore…


Brividi di vita

Scorre un ultimo brivido di vita, sulle membra irrigidite,
dal passo incalzante della morte,
dalla rabbia lasciata in eredità dall’esistenza;
mentre dal cielo giunge, pietosa,
soltanto una lacrima di raggio lunare…

Non esiste nessun richiamo all’esistenza,
per colui che non sa ascoltare le voci del cuore, ed
il mondo, la vita, sono vibrazioni armoniche di pensieri e suoni,
come il tocco delicato di una nota emessa dall’arpa del tempo,
ed affidata al vento,
come un sospiro echeggia nel silenzio,
percepisco adesso, soltanto l’oblio…

Rigido il corpo,
giace sfiorato dalla pioggia, i miei occhi adesso,
sono proiettati verso lidi
che non si possono comprendere nella realtà,
ultimi panorami,
prima di toccare i miei sogni con un dito…

Ascolto, in lontananza una risata antica,
fonte di vibrazioni vitali,
ma ormai appartenenti al passato,
mentre il mio cuore non vuole arrendersi all’incessante passo
del silenzio, come araba fenice voglio risorgere dall’uomo che ero;
per lottare nuovamente, e scandire a questo tempo mortale,
il mio nome,
affinché anche la notte abbia la sua luce…

Adesso in piedi,
è ora di vivere;
la vita deve cogliermi sul campo aperto delle sfide che mi riserva,
a colpi di sottili vibrazioni,
farò echeggiare il mio silenzio
nel frastuono del tempo mortale… ancora vibrazioni…
ancora vita


Camelot

Percorro il silenzioso viale battuto dalla pioggia,
consapevole che accanto a me, fedele amante, la solitudine
accompagna i miei pensieri, lungo le strade dell’infinito…
Vago nella notte calpestando, scalzo,
le spine della mia Passione,
e lasciandomi dietro, solo sangue che viene lavato dalle
lacrime del cielo…

L’armatura da cavaliere del 2000 avvolge il mio corpo, ma è lacerata nel petto;
e scopre una ferita dolorosa, mentre la mano cerca la
sicurezza dell’elsa della spada,
nel buio,
il cuore continua a pulsare sangue al mio corpo;
e nella mente, solo un grido echeggia maestoso:
lottare.

Lottare per non morire,
per non lasciare alla vita, la soddisfazione di credersi
invincibile solo perché padrona e signora delle nostre morti;
l’uomo può sopravvivere a qualsiasi situazione,
perché siamo come un suono che, emesso, rimane nella mente di chi ci sta intorno;
ed allora, lottare,
lottare nella notte, che avvolge il mio corpo,
ho inseguito una luce, come il cavaliere errante, quella di Camelot,
per accorgermi, poi,
che quella fonte di energia non è data dalla passione degli uomini, ma da fili, macchine e tutto quello che di freddo, meccanico e falso, la mente può produrre.

Allora ho abbracciato la notte,
germoglia il seme del mio essere, nell’ombra più oscura,
lottando contro le creature che abitano questo mondo, che scappano dalla luce,
per non guardare la realtà,
io no.

Io vado lottando, cercando il mio ritaglio di tempo mortale,
le mie emozioni, il mio respiro disperso nella tempesta, si oppone debolmente al volere degli elementi, ma almeno è vivo, sono vivo…

Rumori di lamenti, lineamenti perfetti,
ancora sangue al mio braccio, e ancora una volta, la lama colpisce duro…
…e affonda…

Nella notte una scritta scintillante di perle di sudore,
forgiata col manto del tempo, intrappolato,
in un soffio di vita,
oltre le nuvole, le stelle lontane,
lottare, lottare lottare…


Catene

Imprigionato nelle viscere del destino,
bramo un soffio di luce, mentre gli occhi aridi
non demordono e cercano il conforto di un bagliore
di speranza,
una lacrima di passione, un gesto di vita…

Cade lenta nella mia mente,
una goccia di energia, ultima residua forza che rifiuta di arrendersi
all’oscurità indotta del nostro tempo,
prigioniero della normalità di un mondo anormale;
io
non riesco a muovere le membra
ma il mio pensiero è libero e lotterà contro la finta
piattezza del mare
finché non riuscirà a frantumare gli scogli dell’ipocrisia, a far brillare
non più riflessa, di luce propria, la regina della notte…

Allora non esisterà più nemmeno in natura,
un unico incontrastato potere di luce, e la notte sarà il mio regno,
il mio campo di battaglia per non arrendermi al mondo,
il mio cimitero disseminato di tanti luminosi frammenti di memoria e lotta;
ma adesso no…

Ancora prigioniero della vita, spezzo le catene
che mi tengono ancorato al passato,
voglio rubare alla luminosità solare, un raggio di luce
imprigionarlo in un pugno e farlo brillare nella notte…

Brividi di luce, lacrime di sangue
questa la profezia della nuova rivoluzione;
questo il requiem di molte generazioni…
…respira la luce, scalda il tuo cuore nella notte;
ed il buio non farà mai più paura…


Cielo di novembre

Vento demoniaco sibila all’orecchio,
mentre un alito d’inferno, avvolge il mio corpo
lo sguardo si perde oltre le nubi
che stanotte offuscano la luna…

No, non mi coglierai inerme, vita assassina,
le tue tempeste, non spegneranno il mio cuore,
il tuo canto di morte,
troverà un valido avversario che si opporrà al tuo trionfo;
e la mia lama sarà sempre pronta a squarciare le tue nubi;
per tornare a correre nel tramonto,
e rifugiarsi tra le braccia oscure
di una notte chiara di stelle…

Respiri,
ma sei sicuro di vivere?

I tuoi sensi funzionano,
ma sei sicuro di non essere morto tanto tempo fa?

Il cuore batte bastardo nella notte,
ma il mio corpo è dissolto nella brezza della mezzanotte,
affinché ogni battito dell’antica torre campanaria,
risuoni come un richiamo per tutte le altre anime perse,
io volteggerò nell’aria, così come nei tuoi pensieri;
perché non c’è lotta,
se non ci sono scopi da raggiungere…

Notte,
sinonimo di cose occulte,
di paure nascoste e mai svelate,
ma questo per chi non sa ascoltarla,
mentre il mio pensiero si oppone alla falsa luce del giorno,
voglio rubare il segreto alla luce delle stelle,
e farle risplendere,
nel cielo freddo di novembre;
inesplorato campo psichico del mio essere nomade,
nei cieli della vita…


Delitto

Piove,
fuori dalla finestra, piccole gocce, scivolano disperate sul vetro chiuso,
come il mio pensiero, adesso, scorre
sulla parete priva di appigli della vita… e cade…

Non riesco a prendere il volo,
non ho rampa di lancio e, forse,
adesso nemmeno la cerco,
come un cavaliere errante, vago nella notte,
rincorrendo i miei ricordi, come vecchi amici
che tenevo in un lato del cuore;
ed incontrarli,
è la più bella delle sfide…

No, non mi tirerò mai indietro, sul campo di battaglia,
io ci sarò,
perché la vita è troppo estrema,
e ha bisogno di capire che non può sentirsi regina di tutto…

Il suo potere è impari al mio;
ma la mia lama può ancora fendere l’aria intorno,
sezionare emozioni;
scegliere cosa posso amare, cosa posso modificare
e soprattutto,
come morire…

Sì, morire seguendo l’ideale della mia esistenza vuol dire intraprendere una lotta eterna,
senza adagiarsi sui comodi che a volte,
bastardo, lo scorrere della vita,
mostra come traguardo di noi poveri esseri
sottoposti al suo volere.
Sta proprio qui il suo punto debole,
come il prestigiatore incanta il pubblico attonito,
io voglio smascherare il trucco,
affrontando il mio passato,
devo trovare il segreto della magia…

Avanti e ancora avanti, inseguendo per l’eternità,
essere condannati alla dannazione, è più eccitante,
che sentirsi appagati di qualcosa che non ti appartiene,
o che vuoi fare tuo,
mentendo a te stesso…

Piove, l’oscurità ci circonda,
i nostri sguardi si incrociano,
mentre i nostri corpi nudi,
continuano a fremere accarezzati dalle gocce,
non vale la pena vivere,
per osservare soltanto lo scorrere della corrente

…sarò forse io,
la vittima del mio delitto?…

[continua]


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