Massime, battute, aforismi, paradossi

di

Rino Gobbi


Rino Gobbi - Massime, battute, aforismi, paradossi
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 120 - Euro 11,00
ISBN 979-1259510525

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In copertina: «Comedy and Tragedy theatrical mask isolated on a red curtain background» @ backup16 – stock.adobe.com


PREFAZIONE

Rino Gobbi presenta una cospicua raccolta di aforismi, massime e battute di vario genere che affrontano molteplici tematiche e rappresentano una costante riflessione sull’umano esistere.
Il suo sguardo ironico coglie e fissa le problematiche dell’umano vivere e le inevitabili contraddizioni dell’esistenza che vengono scrutate attraverso un continuo processo d’indagine, come a voler distillare, goccia dopo goccia, aforisma dopo aforisma, la sostanza autentica del nostro vivere.
Rino Gobbi offre, a piene mani, una collezione di “Massime, battute, aforismi, paradossi”, che regala il titolo al libro, cercando sempre di mantenere un tono colloquiale, quasi a voler sottolineare la volontà di offrire le sue parole come parlasse con alcuni amici durante una cena.
La collezione che viene proposta, tra il serio e il faceto, comprende numerosi riferimenti alle più varie tematiche, sempre giocando sul filo dell’ironia e del divertissement, mai rinunciando ad osservare la realtà con sguardo attento, critico ed ironico, e, in alcuni casi, riuscendo anche a strappare un sorriso.
La raccolta aforistica introduce allo “spirito” dell’intenzione letteraria di Rino Gobbi e accompagna il lettore nel comprendere il corpus della suddetta raccolta, tra aforismi, battute, freddure, note diaristiche e riflessioni che Rino Gobbi offre con estrema sincerità.
Il suo sguardo è sovente critico nei confronti della realtà sociale e politica che vede davanti ai suoi occhi e si accompagna a continue riflessioni, tra il dolce e l’amaro della vita, che fanno pensare ad un navigare in solitaria, sovente ammantate d’una percezione del senso della morte che viene però esorcizzata con aforismi penetranti e taglienti: “Se fossi morto da bambino ora sarei in paradiso, mentre se morissi adesso…”, e ancora, “L’unica consolazione per il morto è che non deve più morire”.
Altre volte, invece, siamo al cospetto di sottili battute scherzose: “La dipendenza dal cellulare si chiama cellulite”, oltre a consigli come quello di “non rovinarsi la vita con una dieta”, o che “non sappiamo vivere senza dare una giustificazione a ogni cosa”, e quanto sia da preferire il disordine all’ordine perché “con l’ordine non si sa più cosa fare”.
Altre volte ancora ritroviamo una pungente ironia: “Io sono l’egoista più generoso del mondo”, e ancora, “Si nasce in un solo modo, si muore in mille modi”, per finire con un aforisma paradosso, “L’unica volta che non mi sono emozionato davanti al pubblico è stato il giorno del mio funerale”.
Nella raccolta troviamo poi numerosi riferimenti al desiderio di tornare giovane, alle vicende della vita con le sue cadute e le rinascite, all’ipocrisia e alla verità, alla libertà e all’altruismo, al difficile rapporto tra moglie e marito, alla faticosa ricerca della felicità, fino all’interrogarsi sull’esistenza di Dio: una miscela variegata che comprende tutto il suo universo aforistico.
La visione di Rino Gobbi, tra aforismi, massime, giochi di parole, freddure e battute di spirito, mette in luce la condizione dell’Uomo, con le sue contraddizioni e con i suoi errori, tratteggiando un percorso aforistico che rappresenta la cruda realtà.
Desidero infine sottolineare un aforisma, che diventa decretazione d’una profonda considerazione: “La vera realtà è la rappresentazione di sé stessa”.

Massimo Barile


Massime, battute, aforismi, paradossi


I tre partiti al governo sono come la Trinità, la differenza è che in cielo vanno d’accordo, mentre in terra si azzuffano continuamente.


Gli ospiti portano felicità sia quando arrivano che quando partono.


Se sei stato escluso, non arrabbiarti perché ti hanno escluso, chiediti invece perché ti hanno escluso.


Regalare rose rosse è amore, regalare rose gialle è gelosia, non regalare rose è avarizia.


La suocera: Ci sono vipere qui?
Genero: Adesso ce n’è una.


Per rendere migliore la vita, io non voglio rovinarmela con le diete.


Carlo d’Asburgo: “Sul mio impero non tramonta mai il sole!”.
Per forza, finché guarda verso est…


Perché bisogna chiederci se esista Dio per crederci?


Su su, venga giù.


Cara, sono in cimitero… Sì, sono vivo.


La follia può squarciare ciò che vedo, la morte lo squarcia ancora meglio.


Dentisti?… Quello che ti mettono in bocca te lo tolgono dalle tasche.


Somiglia tutto a sua madre, non è di certo un corno!


Se penso al problema esso esiste, se non ci penso non esiste: il pensiero è la realtà in cui viviamo.


Per fare la dieta senza fatica bisogna mangiare spesso un bel piatto di digiuno.


Non ditemi che sbaglio nella vita, perché ci rimango male, e ci rimango male non perché sbaglio, ma perché me lo avete ricordato.


Settimo, non rubare!


Il destino è nel passato non nel futuro, perché tutto è già stato programmato.


Meglio poco e tutto che tanto e insufficiente.


In famiglia si parla del neonato che assomiglia al papà, alla mamma, al nonno… Toni dice che assomiglia al compare; gli altri lo guardano male, e lui: “Tutti hanno detto un nome, e perché ne ho detto uno anch’io…”.


Hegel dice che con il di fuori di sé il sé può riconoscersi, e ritornando a se stessi si è qualcosa d’altro… Sicché una volta che si è capito chi si è, non si è capito un cavolo.


Il morto soffre?
No.
Allora perché soffrire per chi non soffre?


La morbosità non è perché lei mostra, ma perché non dovrebbe mostrare.


Incontro parrocchiale… per adulti.


Dottore: bisogna fare una dieta seria.
Paziente: Cosa vuol dire seria?
Farla!


La vita è una maschera seria che ride.


L’unica consolazione per il morto è che non deve più morire.


Sono triste perché non riesco a soddisfare tutte le cose belle che mi capitano.


Danno tanto… Tanto danno…


Non riesco a costringere mio figlio a fare qualcosa, ma a non farla sì.


Il primo cartello fuori dal negozio: “Prodotti senza conservanti”.
Dopo una settimana, il secondo cartello: “Chiuso per eliminazione merce”.


L’orologio mi è caduto e si è rotto anche se l’ho tirato su subito.


Nei Paesi del nord tutto è in ordine, niente resta da fare… Che noia, meglio l’Italia.


Mamma, ho trovato dei giornali porno.
Non li avrai mica letti?
Scherzi, mamma, li ho solo guardati.


Non possiamo affermare che il nulla non esiste, visto che ne stiamo parlando.


Mettere a ruolo, cioè fare una lista dei “morosi”.


Non occorre fare diete, basta mangiare meno.


Meglio i capelli senza cappello che cappello senza capelli.


Io vedo solo il mio punto di vista.


C’è la siccità, il buco dell’ozono, le acque che si alzano… Maledetti loro, per forza la terra si rovina!


Chi non fa beneficenza è perché non ne sente la necessità; chi la fa ne sente la necessità: entrambi hanno fatto quello che dovevano fare.


Cave canem (attenti al cane).
Cave cadem (attenti al sasso).


Con il sopruso sessuale dei gay si dovrebbero punire i colpevoli con la loro stessa moneta. Magari! dicono loro.


Bisogna lasciare agli anticorpi il tempo che si organizzino prima di prendere medicine, altrimenti si offendono e la volta seguente se ne infischieranno del tuo male.


I due amici van Gogh e Ligabue si incontrano per la strada.
Ciao Gog!
Ciao Bue!


Gli animali non sanno che dovranno morire, l’uomo purtroppo sì.


La vera realtà è la rappresentazione di se stessa.


Ho un chiodo fisso… nel femore.


Dicendo che non c’è postuliamo qualcosa che c’è.


La pianta dialettale: se la buta, la buta, e se non la buta la buto.


La paura di morire può inibire la consapevolezza di dover morire.


Ho cantato poco con lui.
Perché?
Perché arrivava sempre in ritardo.


Il marito alla moglie: Trova tu uno stallone come me!… anzi, meglio di no.


Per le notizie che riportano bisognerebbe denunciare i telegiornali e i giornali per istigazione alla violenza.


Tu hai il geometra contrario al lavoro? Io ce l’ho in casa…


Il classico esempio della resilienza è la volpe di Esopo, che non riuscendo a mangiare l’uva dice che è robaccia.


Il Pollaiolo (che aggiunse Romolo e Remo sotto la Lupa) era un ladro di polli?

[continua]


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