Poesie tratte dal libro: I giorni della mia vita
Donna all’improvviso
Come è bello guardati così,
donna all’improvviso,
e poter parlare con te
di cose che fino a ieri
non erano tue.
Quando siamo insieme
sento che tu sei una donna
e per questo
sono felice di averti vicina,
una ragione di più per amarti.
Eppure tu sei ancora
la stessa di ieri,
si vede, sei ancora una bimba,
quando arrossisci,
e non vuoi dirmi perché.
Roma, ottobre 1967
Non piangere
Non piangere.
Stai trovando anche tu
il tuo posto nel mondo.
Ora la notte non dormi
perché le vuoi bene
e pensi a lei.
Non piangere,
non sprecare così
questi anni stupendi,
perché non torneranno mai più.
Un giorno lontano,
quando avrai i capelli bianchi,
vorrai volentieri tornare indietro
a ricordare con rimpianto
i sentimenti meravigliosi di questi giorni.
Non piangere e pensa che allora
scorderai la tristezza
che ora hai dentro il cuore
perché ricorderai solo
il tuo grande amore
e il suo dolce sorriso.
Dolce rimpianto
È triste pensare
come in così poco tempo
siano svaniti
i miei sogni di ieri.
Con nostalgia
ripenso al passato,
all’entusiasmo,
alle ingenue speranze,
alle emozioni meravigliose,
che il mio animo stanco
non sa più provare.
La grigia realtà
ha offuscato
il mondo dorato
della mia fantasia.
Ma ora tu sei
di nuovo davanti a me,
io guardo i tuoi occhi
e ascolto la tua voce.
In questi attimi
rimpiango la dolcezza
di quei giorni passati,
tanto, troppo lontani,
ma che tornano a me
come per incanto.
E ritrovo me stesso,
i sogni stupendi
di un mondo diverso,
ma a me tanto caro.
Capisco che nel mio cuore
c’è sempre celato
un sentimento profondo,
che questa volta,
se tu lo vorrai ancora,
ti donerò per tutta la vita.
Aurora
Io vivrò
ogni giorno
una vita di più;
non finirò
come le foglie
e l’erba dei prati.
Vivrò per sempre
nella luce del sole
e nell’aria,
nel respiro profondo
dei mari
e vedrò
nuove eterne stagioni.
Il mio tempo
sarà quello
delle cose,
che dopo la notte
attendono
tranquille l’aurora.
La mia sola compagna
Sei stata
la mia silenziosa compagna
fin da quando, bambino,
piangevo da solo nel buio.
Hai seguito
le mie prime pene d’amore
e sei stata accanto a me
nelle notti in cui insonne
accarezzavo
mille sogni e speranze.
Mi hai visto camminare
per le strade affollate e deserte
di un’assurda città
popolata di volti senza nome
cercando invano
un poco d’amore.
Mi hai visto cadere
e rialzarmi
e ancora cadere.
Nella disperazione
sei stata la mia sola compagna,
il mio solo conforto,
la mia sola speranza.
E so che fin che vivrò
mi camminerai accanto
senza mai allontanarti da me,
e quando sarò
più vecchio e più stanco,
più triste e più solo,
tu mi amerai
ancora di più.
Infine
nel tuo tenero abbraccio
mi addormenterò
sognando prati verdi
e cieli sereni,
finalmente
un mondo eterno
di amore e di luce.
Roma, novembre 1983
Al mio Signore
Sono pazzo di Te,
sono pazzo per Te,
ma Ti prego,
lasciami un poco
giocare e amare
nel mondo.
Ho conosciuto il dolore
e la disperazione,
ho vissuto nella notte.
Ma ora la Tua luce
la sento su di me
e dentro il mio cuore.
Per questo infine,
quando mi chiamerai,
verrò da Te sorridendo.
Roma, 1984
A Milano, di sabato sera
È una notte piovosa.
Non sembra neanche estate.
La radio trasmette
canzoni napoletane
per quelli che Milanesi non sono
e probabilmente non lo saranno mai.
Io cerco di allontanare la tristezza
mangiando biscotti al cioccolato
e bevendo un’aranciata.
Ripenso a quando sfuggivi isterica
alle mie carezze
e ai tuoi tiepidi “ni”
e ti dedico questa serata;
a te, che a trent’anni
sei spenta
senza mai aver brillato,
donna solo all’anagrafe,
da sempre bruttina,
accettabile solo
nelle foto dei documenti,
perché ritoccate.
Tu non sai amare fino in fondo
nulla e nessuno,
neanche te stessa;
ti interessa solo il lavoro,
ma soprattutto per i soldi
che ti può dare.
Ma sappi,
mia cara amica,
presto non sarò più
il tuo spasimante di scorta,
anche se questa sera
vorrei aver sottomano
il tuo corpo molliccio
di vecchia ragazza studiosa
per avere un po’ di conforto.
Milano, giugno 1987
La mia libertà
Prima di conoscerti
dalle altre
sono stato illuso,
respinto, tradito,
abbandonato;
nessuna mi ha voluto
veramente bene.
Ero libero
e padrone di me stesso,
del mio orgoglio
sempre ferito,
delle lacrime che versavo
in silenzio,
della mia solitudine.
Sognavo che un giorno
ci sarebbe stato
anche per me
un poco di amore.
Non speravo però
di incontrare tanta gioia.
La mia libertà
non la rimpiango di certo.
Tu hai per me
un affetto immenso
e ti appartengo per sempre,
fino all’ultimo
dei miei giorni;
la mia vita
ha finalmente uno scopo
e per questo sono felice.
Anzio, 11 giugno 2000
Il viaggio della vita
Da giovani si sogna,
da vecchi si ricorda
con velato rimpianto
tutta la vita,
che è un viaggio
difficile e stupendo,
che ognuno farebbe
con gioia immensa
di nuovo per intero
infinte volte.
Infatti la dolce malinconia
di un tramonto tranquillo
accanto alla persona amata
è meraviglioso
quanto un’alba solitaria
magica di attese.
Roma, 2005-2007
Poesie tratte dal libro: Momenti di felicità
Il verde giardino
Da bambino giocavo spesso
con i miei soldatini
nel giardino verde e silenzioso
della nostra casetta di periferia;
ero ai piedi di un pino altissimo
e ogni tanto alzavo il capo
per guardare verso la sua cima.
Pensavo che la felicità
fosse lassù, in alto, lontana,
ma forse era lì in mezzo all’erba,
nelle storie meravigliose
che inventavo ogni giorno
per i miei soldatini.
Quelle storie non le ricordo più,
rammento solo che erano
lunghissime e molto belle.
Qualche volta torno ancora
nel giardino dei ricordi;
quando giunge la sera
ogni tanto ripenso
alla vita di quel tempo,
solitaria e piena di sogni.
Comunque non ho rimpianti.
Con mia moglie Laura sono sereno;
lei mi dona tanti momenti felici,
come quando, d’inverno,
beviamo un cappuccino al solito bar
e poi camminiamo per mano nel sole.
Roma, aprile 2009-dicembre 2010
Il nostro amore
Il giorno che mi sono sposato
credevo di essere seduto
su una nuvola rosa
sospesa in un cielo sereno;
però il matrimonio è stato diverso
da come l’avevo sognato da ragazzo.
Man mano si sono presentati dei problemi
e la spensieratezza dei primi mesi
è divenuta un ricordo lontano.
Ho scoperto che volersi bene
non è sempre facile;
ho imparato ad ascoltare mia moglie,
a comprenderla ed anche a sopportarla.
Ormai conosco ed amo il suo mondo,
mi rivolgo a lei con tenerezza
e cerco di accontentarla in ogni cosa;
mi scuso anche quando ho ragione,
amo pure i suoi difetti,
che ho cercato invano di correggere
ed ai quali non saprei più rinunciare.
È bello condividere dei momenti di gioia;
le sere che siamo tranquilli
guardiamo la televisione in cucina
mangiando qualcosa di buono.
Il nostro amore è una casetta solida
costruita faticosamente giorno dopo giorno
con tanti mattoni posti l’uno vicino all’altro
con cura e pazienza infiniti;
ci possiamo rifugiare in questa piccola casa
per superare le situazioni difficili
e trovare un poco di serenità.
Da qualche anno ho finalmente capito
che “felicità” è un amore sincero e ricambiato,
tanto grande da riempire la vita.
Roma, Ostia, aprile-luglio 2011
Le gite al mare
In autunno, quando a Roma
la vita è ormai tornata
frenetica e convulsa,
Laura ed io ogni tanto al mattino
facciamo delle gite al mare in automobile.
A volte ci rechiamo ad Anzio, Tor Vaianica,
Fregane, Campo di Mare e Santa Severa,
ma quasi sempre ci fermiamo ad Ostia.
Certi giorni il sole è velato
e l’aria un po’ umida ci porta
il profumo del mare;
in giro c’è poca gente
e ci sentiamo finalmente liberi.
Acquistiamo dei generi alimentari
destinati alla nostra casa di Roma.
Poi facciamo colazione alla Casina Fiorita;
dalla sala guardiamo piazzale Anco Marzio,
c’è qualche persona seduta ai tavolini esterni.
Quindi camminiamo tranquilli
per via delle Baleniere
ammirando le vetrine scintillanti dei negozi.
Più tardi pranziamo da “Eat end go”,
il ridente Ristorante della Marina,
con delle verdure grigliate
e del pesce spada arrosto.
Dalle vetrate della veranda vediamo
il passeggio dell’area pedonale;
all’interno c’è un confortevole tepore
che aiuta a ripensare ai bei giorni
dell’estate passata da poco.
Infine andiamo a guardare il mare
che ci saluta con i suoi cavalloni.
Dentro di noi nasce lentamente
una sottile malinconia nel guardare
il pontile su cui soffia la brezza marina
e la spiaggia grigia e deserta.
Questo sentimento ci accompagna
anche nel viaggio di ritorno per Roma,
mentre ascoltiamo distrattamente l’autoradio.
Proviamo nostalgia per le estati
passate insieme, che vivranno
per sempre nei nostri ricordi;
ma abbiamo la speranza di trascorrere
ancora delle calde stagioni
l’uno accanto all’altra, vicini,
per condividere nuovi giorni felici.
Roma, novembre 2011
Di notte
Un’automobile corre veloce
nel silenzio della notte;
lontano si scorge
la sua meta luminosa.
Sul mio lungo cammino
si è addensata l’ombra
di una tristezza indefinibile
per il fluire rapido del tempo
e per degli episodi accaduti.
Giorno dopo giorno,
senza accorgermene,
ho perso le illusioni
che mi davano conforto
e mi aiutavano a sorridere.
Ormai mi rimane solo la speranza
di un’altra vita piena di luce,
nella quale sognare per sempre
i giorni felici della giovinezza,
con la dolcezza e le lacrime
del primo, tenero amore.
Questa vita non ha mantenuto
le promesse di quel tempo,
ma io ne soffro solo un poco,
perché è bello anche ricordare.
Roma, maggio 2009-dicembre 2011
Poesie tratte dal libro: Verso l’infinito
LA RAGAZZA SBAGLIATA
La prima volta che incontrai Lola
mi colpirono la sua figura alta e slanciata,
la carnagione chiara, i lineamenti delicati,
i capelli castani naturalmente ondulati.
Era giugno. Indossava una giacca
di colore marrone sopra un top rosso
che le lasciava scoperto l’ombelico,
un paio di pantaloni avana
che le arrivavano un po’ sopra le caviglie
dove avevano due spacchetti laterali;
camminava leggera su delle ballerine bianche.
Rimasi abbagliato. Non avevo mai visto
da vicino niente di simile. Per un certo tempo
non la incontrai perché stava con un tipo
ed anch’io ebbi una storia impegnativa.
Ma non la dimenticai. Un anno dopo
chiesi di lei ad un amico comune
e la cercai emozionato. Lola fu contenta
di sentirmi e iniziammo a uscire insieme.
Io avevo perso completamente la testa
per lei e le regalavo spesso dei fiori.
In seguito mi disse: “Con tutti quei fiori
mi sembrava di essere una morta!”
Era spiritosa e colta. Leggeva molto;
sapeva tutto degli ultimi film usciti,
degli spettacoli televisivi e di attualità.
Era una compagnia molto piacevole;
quando mi chiese di andare ad abitare da lei
esitai, perché non ci conoscevamo a fondo,
ma non riuscii a rispondere di no.
Questa decisione non nacque da un nostro desiderio
spontaneo e sentito, ma da pressioni che ricevemmo
entrambi. Io sognavo per noi un altro progetto di vita.
Fin dall’inizio Lola fu molto distante da me,
per lei praticamente non esistevo;
io lavoravo moltissimo, amavo la mia vita
e non rinunciavo a nulla per una storia
che non mi faceva più provare emozioni profonde.
Ormai ci frequentavamo da diversi mesi,
ma non riuscivamo a parlare dei rispettivi
problemi personali e non sapevamo
affrontare insieme le difficoltà di coppia. Così
si creò via via un progressivo allontanamento.
Passavano delle giornate particolarmente piacevoli
con gite, viaggi, serate con gli amici,
ma il nostro rapporto peggiorava sempre di più.
A volte le dicevo qualcosa riguardo a noi,
ma lei non mi capiva,
eravamo su due lunghezze d’onda
differenti, era come se parlassimo
due lingue diverse. Sapevo che sarebbe finita.
Gli ultimi mesi prima dell’addio lei fece
alcuni tentativi per riconquistarmi,
ma io ero troppo stanco per ricominciare.
Dopo oltre tre anni, con tanti ricordi struggenti
che mi tornavano nella mente e una tristezza
senza fine che mi faceva soffrire profondamente,
un mattino di gennaio la salutai
per l’ultima volta. Lei si commosse
e versò delle lacrime. Da quel giorno
non ci siamo più visti né sentiti. Anni dopo
mi fece giungere un invito a casa sua.
Decisi di non andare.
Sapevo che lei era cambiata, ma non volevo
riaprire una storia tanto dolorosa.
Qualcuno disse che lei era stata per me
la ragazza sbagliata. So solo che allora non avevo
né la possibilità né il desiderio di capirla.
Ancora oggi mi pongo delle domande
alle quali non so rispondere.
Di Lola ho tanti ricordi meravigliosi;
insieme abbiamo costruito qualcosa di importante,
ma non ci abbiamo creduto fino in fondo.
Poi ho compreso che solo soffrendo si cresce dentro.
Roma, 11-12 marzo 2015
UN AMORE, UNA VITA
Nei mesi di fidanzamento
e nei primi anni di matrimonio
Laura ed io ci recavamo assiduamente
con i suoi genitori in due pittoresche località
non lontane da Roma: Anzio ed Orvieto,
che sono mete turistiche frequentate
da molti visitatori anche stranieri.
Quello fu un periodo indimenticabile;
vivevamo come in un sogno
radiose aurore e luminose giornate di sole.
Ad Anzio torniamo con una certa frequenza
per delle gite di un giorno, mentre
ci rechiamo raramente a Orvieto.
Il primo luogo è un ridente centro balneare
dell’Agro Romano. Vi soggiornammo
con Gianfranco ed Ignazia in alcune
miti giornate dell’autunno del 1999,
poco dopo il nostro matrimonio.
Ci fermammo all’Hotel Lido Garda,
posto sulla via Ardeatina, tranquillo
ed elegante. Dalle nostre finestre si vedeva
la strada ormai deserta ed il mare verde,
lievemente agitato. Il luogo della città
a me più caro è piazza Pia, il salotto
di Anzio, con Il Caffè Grande Italia,
che è il nostro preferito; ogni volta
che entriamo in questo locale
i ricordi del passato ci accarezzano lievi
e ci fanno rivivere dei giorni incantati.
Amiamo pure Corso del Popolo
e via del Porto Innocenziano, sui quali
si aprono bar e ristoranti luminosi
e pieni di vita. Dalla strada si ammirano
le imbarcazioni ormeggiate al porto,
il panorama della costa fino a Nettuno.
In questa zona vi è “Romolo al Porto”,
un ristorante che Laura ed io frequentiamo
volentieri. Una incantevole passeggiata
è la Riviera Vittorio Mallozzi,
abbellita da graziose palme, dalla quale
si contempla la distesa azzurra
del mare fino all’orizzonte.
Di Orvieto rammento la via del Duomo
con i numerosi negozi di ricordini
e di ceramiche gremiti di turisti,
la piazza con il Duomo dalla magnifica
facciata gotica e con l’interno ampio
e silenzioso che invita al raccoglimento.
Spesso percorrevamo la Confaloniera,
suggestiva passeggiata panoramica,
dalla quale si scorgeva la campagna verde
disseminata di caseggiati bianchi
ed il cielo sereno, infinito.
Il luogo prediletto da me e da Laura
era un angolo del giardino della casa
dei suoi genitori. Lì sedevamo con loro
nei pomeriggi di giugno su una panchina
all’ombra della magnolia rigogliosa
dai grandi fiori bianchi profumati
per trovare un poco di tranquillità.
Ogni tanto torniamo in questi luoghi stupendi,
ormai con spirito molto diverso.
Allora eravamo spensierati e nutrivamo dei sogni.
Ricordo con nostalgia alcuni giorni lontani.
Da quel tempo le nostre abitudini sono cambiate;
Laura ed io non siamo più gli stessi.
Forse però oggi ci amiamo più di allora,
non possiamo più fare l’uno a meno dell’altra,
ma siamo più noiosi e ci lamentiamo sempre
di qualcosa. Adesso l’amore si esprime
con piccole attenzioni, parole non dette,
con gentilezze significative. Questi sono giorni
meravigliosi, perché abbiamo scoperto la gioia
di vivere insieme ogni istante della vita;
per me Laura è sempre più bella
e basta una sua carezza per rendermi felice.
Roma, 24 novembre 2015-02 aprile 2016