Opere di

Anna Rosa Fenu


Mi porterò nel cuore…

Mi porterò nel cuore
questi giorni d’estate
caldi, luminosi
e pieni di vita.

Mi porterò nel cuore
la carezza dell’onda,
il fresco della sera,
l’allegria della gente.

Il frinire delle cicale
negli assolati pomeriggi d’agosto,
il canto del cuculo al mattino
in cima all’olivastro
e sul far del giorno,
il chicchirichì mattiniero
del gallo della vicina fattoria.

Mi porterò nel cuore Te
Sommo Bene e grande Bellezza,
che sempre elargisci
prodigo i tuoi doni.


Non vorrei…

Ancora una nuova alba
ci viene donata.
Nuove speranze
accendono le nostre anime
desiderose di pace e di bellezza.
Non vorrei trovarmi
in questi magici momenti
in un treno in corsa,
che ti fa acchiappare immagini,
che subito si cancellano.
Preferisco restare immobile
in un angolo della mia veranda,
aspettando che il sole emerga
dalle acque cristalline
dietro Tavolara,
per assistere alla nascita
del nuovo giorno.


Carnevale 2005

E la mia vita va
come coriandoli al vento
in questa giornata di festa.
Volano, danzano
cadono a terra i coriandoli.
Un soffio li risolleva e
ignari accarezzano
i volti infreddoliti della gente e
ricamano i capelli.

Rido, canto, danzo
per una maschera ingenua
che copre il volto di sempre,
per la musica stonata
urlata dagli altoparlanti,
per le musiche forti
che mi rintronano dentro,
per i miei sogni sognati
talvolta realizzati,
per la vita che mi accarezza
anche nell’età matura,
perché la vita è bella
anche se si fa più dura.


Il silenzio

Tacete umane voci!
Nessuno turbi
questo silenzio
ricco di parole e
sentimenti.
Il fruscio leggero del vento,
l’ondeggiare delle viti,
il cinguettio degli uccelli
ubriachi d’aria e di sole e
Tavolara che emerge
da un mare di latte
mi augura: – Buona giornata
a te, amica mia,
che hai sempre
uno sguardo ammirato per me!–
Ritorna il ronzio delle api,
che danzano sui colori.
Torneranno al loro alveare
felici di servire la Regina.
Le case, ancora mute,
s’abbelliscono
in attesa di voci
d’uomini e bambini
pronti a tuffarsi
nel nostro mare smeraldino.
Lontano i motori delle macchine…


Nuoro 17 gennaio 2017
Nevica.

E’ scesa la neve,
bella, morbida,
bagnata candida,
intatta al suolo
nel primo mattino.
Le vie, i viali
e le case
si sono trasformate
in un paesaggio da favola.
All’ Ortobene
cespugli, alberi e rocce sono vestiti a festa.
I nostri occhi incantati
fissano immagini, che
ci riempiono di stupore.
La calpestiamo
con molta attenzione,
timorosi di infangarla.
Non vogliamo
distruggere la sua magia
e i fiocchi,
come milioni di bianche farfalle
danzano nell’aria
posandosi sugli alberi spogli del viale.


Neve nemica…

Mentre, noi nella nostra città
accoglievamo la neve con gioia
e grande meraviglia,
col suo candore,
così innocente e benigna
pensando: – riempirà i nostri laghi
darà da bere alla nostra terra
corrugata e impietrita
dalla grande siccità autunnale.
Le nostre pecore berranno
l’acqua fresca dei nostri ruscelli,
brucheranno
erba fresca a volontà
nelle nostre campagne
rinverdite a primavera.
Avrebbero figliato
e dato latte
in abbondanza.
In una terra nobile
e generosa,
negli antichi “tratturi”
così non è stato.
Un’improvvisa valanga
ha travolto e avvolto
in un mortale abbraccio
ogni cosa.
La struttura alberghiera
che ospitava quaranta persone
ha intrappolato,
soffocato e annientato
ventinove persone.
Nove sono rinate
dal ventre freddo della montagna
e tre bianchi cuccioli di cane.
Molti uomini delle istituzioni
e volontari: tanti, tanti, tanti,
con ogni mezzo adatto
e, persino a mani nude
hanno graffiato, scavato,
lì a Rigopiano,
e in tanti altri
piccoli borghi,
Questa volta la Natura,
è stata davvero “matrigna”.
sembra aver voluto fare
un patto con l’uomo.
Ha risparmiato alcuni,
e si è portato via tanti.
L’Italia intera ha pianto di gioia
per chi si è salvato
e di dolore per chi è andato via.
La Natura ha parlato
con il suo linguaggio.
Anch’essa è fragile,
forte, impetuosa,
ma non cattiva.
A ogni uomo dice:
-Vigila su di me.
Io ti sarò sempre amica
e chiedo perdono
per questo disastro.
Mi devi conoscere
e amare.
Salvando me
salverai anche te,
o uomo del ventunesimo secolo.


Verità per Giulio Regeni

Una voce, anzi un urlo desolato
si è alzato
dal cuore di una madre
forte e sicura
dell’innocenza del proprio figlio.
il suo urlo incessante
ha raggiunto le più alte cime
e i profondi abissi.
La verità verrà dall’alto
e dal basso della terra insanguinata
per l’infamia di gente,
che per pochi spiccioli
vende gente innocente,
come Cristo
venduto
per trenta denari.
La verità trionferà,
la terra sconvolta
tremerà per l’ingiustizia
contro Giulio Regeni
e tutti gli innocenti
torturati, in ogni luogo
anche in quello più nascosto
sotto gli occhi di tutti i vigliacchi,
i ladri, che vendono i propri fratelli.
Giulio, onore e vanto dell’Italia intera
sei nel cuore di tutti gli onesti.
Orrore provano le persone buone,
spaventate al pensiero
che l’uomo
sia nemico all’uomo.
La Passione continua!
Verrà un giorno la Giustizia,
la terra si aprirà e
inghiottirà
negli abissi più profondi
l’uomo imbestialito.
Noi, oggi piangiamo
per Giulio innocente e per tutti
i torturati e ingiustamente uccisi.
Nell’Infinito Giulio trionfa già
e dice a tutti noi:-Coraggio,
io ci sono e ci sarò sempre
nell’urlo delle madri
per i figli ingiustamente
uccisi dalla ragion di Stato
e dall’uomo
nemico all’uomo.
Sono sicuro,
verranno
“Cieli nuovi e
Terre nuove”
dove io già mi trovo e
la Giustizia trionferà per sempre”.


Nevica 2

È fredda la stanza
e senza fuoco il camino
e toglie il respiro la tormenta.
E questo inverno
che non vuole andarsene
tartassa
le nostre membra
stanche.


Primavera 2.

Canta il gufo non visto
fra i sassi,
e ride il pero selvatico
e il prunalbo al sole d’Aprile.
E profondo e disteso
è il respiro della terra
ricca di colori.
E chiudono gli occhi a sera
i monti stanchi
mentre nel cielo s’accendono
le stelle ad una ad una.
E i nostri cuori placati
aspettano le promesse.


Le spighe.

Fanno capricci
col vento le spighe
e si scompigliano
le cime dei salici.
S’illuminano le ginestre
e i boschi lavati
aspettano il sole.
S’adagiano mollemente
le colline tra il verde
e il rosso dei papaveri
accende la mente e i cuori.


È un giardino…

E’ un giardino appassito
e un fuoco spento
il mio cuore senza di te.
Ma se tu aliterai
la piccola scintilla
diventerà grande fiamma
che scalderà tutto,
brucerà il male,
sorgerà la vita.


Corre il mio cuore…

Corre il mio cuore
a briglie sciolte
e nitrisce scalpita
come un indomito puledro.
Mi prende la mano
ed io l’ascolto felice.


Dimmi la tua parola.

Dimmi la tua parola
perché oggi
ho pensato
e parlato molto
senza ascoltarti.
Il cuore in tumulto
ha fatto troppo chiasso
ed ora ho bisogno
di molto silenzio.
Chiuderò gli occhi,
aprirò l’anima
e berrò le tue parole
come l’acqua limpida
del ruscello.


Novembre.

Novembre dai tenui tramonti
ricorda i morti nel freddo
camposanto.
E le memorie hanno
la carezza d’un fiore
il calore d’una lacrima
la speranza d’una preghiera.
Stanno
le ossa nell’attesa
di ricomporsi
e aspettano
il primo squillo
per andare all’Eterno Sole.


Infinito.

Le piante del tuo giardino
bevono la tua luce
e i frutti si fan più teneri
alla tua carezza.
Le tue sorgenti
solcano in mille rivoli
la terra e a Te ritornano
cantando un inno
senza fine.
Il gorgoglio delle tue fonti
riempie le mie orecchie
di musica,
si scaldano le mie vene
al sole e si dilatano
le mie pupille nel tuo abbraccio.


Pensieri.

Signore, io credevo
che certi eventi non si sarebbero
più ripetuti,
anche se si dice
che la storia si ripete.
Credevo che orrende
atrocità del passato
fossero superate
e che mai più
tremende agonie
avrebbero sacrificato
l’uomo.

Ma nella Jugoslavia
sparano, uccidono,
violentano ancora.
La televisione dice:
“Hanno creato campi
di prigionieri che hanno cibo
e sono trattati con umanità!

Ma che inganno!
Sui nostri teleschermi
abbiamo visto
immagini fugaci
dell’uomo offeso
vilipeso, malnutrito,
schiacciato e ucciso.

“Mai più la guerra!“
ha gridato Giovanni.
“avventura senza ritorno!“
Ma l’uomo è sordo.
“Con la guerra tutto è perduto!”
ha gridato Paolo.
“Con la pace tutto è possibile!“
ma l’uomo non sente.

O uomo del terzo millennio
che distruggi
i fiori sul nascere
e calpesti quelli che già
reclinano il capo,
camminerai senza sorriso
su deserti e cimiteri.
Non pianterai croci
sulle colline
perchè le croci
hanno l’anima
del Grande Crocifisso
morto e risorto per tutti.

Quale destino ti resta?
Possedere la terra
che non era solo la tua!?

La terra è il giardino dell’uomo,
dell’ uomo d’ogni tempo,
dell’uomo senza colore,
perché cosi è la pelle di Dio!

Ma quando i tuoi giorni contati
finiranno
avrai soltanto
il frutto dell’inganno,
l’eredità della morte
e dello sterminio.

Forse piangerai
sulla tua anima
deserto incenerito,
cercando la vita
che da te fuggirà
lontana… lontana… lontana…


18 Gennaio 2013.

Vorrei perdermi
in quella nuvola…

Vorrei perdermi
in quella nuvola di luce,
e raggiungere Te,
Sole nascente,
che illumini l’Universo.
Danzare col vento
che trasporta le nuvole,
riempire gli occhi
dei colori di tramonti
irreali,
appaganti,
forieri di speranze.
Rinascere con le albe raggianti
che riempiono le nostre anime,
scaldano i nostri cuori
con la potenza
d’un raggio
che guizza da dietro Tavolara
e accarezza con calore
e tenerezza
le acque tranquille
del nostro mare.
E, noi gioiamo grati
per il dono che ci fai
d’un nuovo giorno.
Per il dono di Te
che come un re,
unico quale sei,
non puoi farci che doni
così rari,
perché usciti dalla tua Sapienza,
dal tuo amore infinito
per l’uomo che ti cerca
e vuole incontrarti.
Nessun artista ti eguaglia.
Possono:
copiarti,
imitarti
e se sono copie ben riuscite
anch’esse parlano di Te.
Parla di Te
il sole, che strizzandomi
il suo occhio abbagliante
al tramonto
si nasconde e si avvolge
in un morbido cuscino di nuvole.
E che dire di quella falce di luna,
che filtra prepotente
in una notte d’agosto,
attraverso il pergolato
che adorna la mia casa?

Son sempre carezze,
carezze per me.
Date senza risparmio,
tante quante ne servono
per farmi felice,
come uno che non tradisce mai,
che fuga le mie ansie,
che sa starmi vicino,
che è dentro di me
e se è necessario
mi prende anche in braccio
e mi culla
come si fa
con un bambino
quando piange
e non riesce a riposare.



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