In memoria di Piergiorgio Bamonti:
dell’Uomo, dell’Artista, dell’Amico impareggiabile.
	
	Litorale
	A piè di colli un lembo
disteso di riviera: un litorale 
s’adagia segnato di sabbie splendide 
e di case, di palme ombrose
e di vaganti sui flutti 
vele e bianche ali gabbiane.
E un porto piccolo vi annida
– tra moli adunchi e poderosi –
ormeggi dondolanti ed isciacquii
dolcissimi alle chiglie. E nelle notti
un occhio veglia vitreo palpebrando 
lontano: a barche operose laggiù 
nel buio respiro del mare.
	
	Insonne all’alba
	Da insonne calura discendo
all’eterno ritorno levantino
che subito mi abbevera
di fresca scaturigine dal mare.
	
	Lungomare
	Sotto ombrose arcate di palme 
e tra aiuole di splendidi giardini
stamane andando
mi affianca in controluce e 
– pur senza minareti né cammelli – 
mi frastorna i passi 
da sabbie e acque riflesso il sogno
mio remoto di vivere perduto 
in una millenaria favola 
d’Oriente.
	
	Tra le colline e il mare
	Come per magia stasera
nel breve celeste interspazio
tra le colline e il mare
è apparso all’improvviso
e resta lungamente in vista
nel buio un gancetto di luna
– là sopra a far cantare i grilli
– qua sotto a far tremare i pesci
e dare modo a me di appendere
lassù la mia malinconia.
	
	Rosso di sera
	Rosso di sera dietro le colline
ma il mare qui è un campo blu 
che sorvolano pallidi richiami 
d’ali in cerca del riposo 
– chissà dove. E già verso il buio 
s’avviano leggere a una a una 
le lampare confidando 
nel buon tempo che si spera 
le accompagni fino all’alba 
dopo il rosso morire della sera.
	
	A prima luce
	Sentori d’alba: le stelle a una a una 
se ne vanno e sulla spiaggia i gabbiani
già beccano gli avanzi della notte.
Una barca discende solitaria
a prima luce, e in breve un’ombra
raccoglie fasci di salmastro
sul prato radiante del mare.
	
	Divario d’albe
	Non esistono due medesime
albe di mare
– medesima luce
– medesima brezza
– medesimezza d’acque.
C’è sempre un segno che distingue
sia pure di un nonnulla
il risveglio del sole sulle rive
– un raggio porporino in meno o in più
– un velo o un’ombra che non cede
– un soffio che fa pieghe 
talvolta specchio tremulo 
alle ciglia, soavissima crespura 
a splendere nel cuore. 
	
	Vecchio sul molo
	Segaligno un vecchio sul molo
annusa sentori salmastri
guardando le barche salpare
al consueto incontro coi flutti
della sua nostalgia. Indugia il vecchio
a risalente ondulata memoria
di giorni e stagioni, di rotte
e fatiche lontane: s’abbandona
a quell’acceso specchiare di nulla
– e nell’inganno dell’ora
a tratti appende la pipa alla bocca.
	
	Orme sulla spiaggia
	Meridiano sole di marzo, acceso
su chiara solitudine marina:
sabbie a sbiadire, distese
in friabili convesse levità
– minuscole dune
sciorinate in schiere, forse orme
tenui di onde ripiegate, placate
all’alba per blandizie dolcissime
di vento. Ombra io vi cammino
verticale, taglio nero
nella luce, passo vagante e calco
greve – impronta di pensiero.
	
	Avvicendamento
	Nell’arco estremo di ponente
veleggia stanco il corso della luna
che cerca un porto ove svanire
in pallida totale dissolvenza
mentre dal mare il sole
vara impaziente la luce
del suo roseo vascello: si fa l’ora
in cui i sogni lentamente
svaporando alle finestre
ridiventano pensieri.
	
	Luna all’orizzonte
	Nel farsi estremo della sera 
sul mare all’orizzonte si profila
improvvisa la Luna – e vi rimane 
qualche istante come scafo 
di remoto vascello perso 
riemergente capovolto 
e roseo dal profondo.