Per nonna Giulia: 97 anni!
Piccola, cara, dolce nonna Giulietta,
il mondo di oggi va troppo di fretta.
A volte ascoltiamo la voce del mare,
che dice: basta! Lasciati andare,
in balia delle onde, nella tempesta…
Induci a resistere con grande talento,
così come il giunco, alla furia del vento.
oggi anche noi ci fermiamo un secondo
per ringraziarti d’essere al mondo,
per uno dei tanti tuoi compleanni…
nei nostri cuori… per altri cent’anni!...
con tanto affetto
fam. Zannino
ALLA MIA CARA AMICA SIMONA
(impiegata in un supermercato,
col sogno e il talento di una cantante.)
Per te, che hai sempre un sorriso
E uno sguardo che t’illumina il viso,
rallegri chi ti sta intorno
e nascondi la tristezza ogni giorno,
se qualche volta ti senti un po’ sola,
scambiamoci qualche parola.
Tu non credi nel principe azzurro;
il tuo canto è come un sussurro.
Ogni tanto hai un nodo nel cuore;
sognavi una vita migliore.
Ma lassù qualcuno ci sente,
chissà... tra le stelle più attente…
affidiamo anche il nostro pensiero.
Con affetto: un amico sincero!
A. Zannino
LA PACE? UNA CHIMERA!
Era stanco Nerone, un po’ spaventato; una grande parata…
Era il cavallo di un ufficiale; una dura giornata!
Ora ascoltava il suo stalliere, gli prestava attenzione,
specie in quel giorno, dopo tanta fatica, tanta emozione.
Bravo Nerone! Una bella figura; sei tutto sudato!
Un bel po’ di fieno e dell’acqua fresca; te lo sei meritato.
Hai visto che armi? Hai visto che carri? Siam fortunati.
Al loro posto andavano in guerra i tuoi antenati.
Quanti di loro restavan sul campo; però senza gloria.
Nessuno di voi, che in giro si sappia, è passato alla storia.
Quegli occhi neri, lo sguardo attento; vibrava l’orecchio.
Lo strigliava con cura, bagnava la spugna dentro quel
secchio.
Li contava nessuno i vostri morti a guerra finita…
Coi mezzi di oggi si uccidon tra loro; non rischiate la vita.
Però se ci penso, dicendo questo, ti prendo un po’ in giro…
Hai visto quel razzo? Ne bastano pochi e si toglie il respiro.
Speriamo che un giorno si possa vivere più rilassati.
Niente cannoni, niente fucili, niente attentati…
Aguzzava le orecchie, scuoteva la testa, vibrava la pelle.
Voleva sentire con molta attenzione le parole più belle.
Vedrai che un giorno non molto lontano, (il cavallo tace),
l’uomo saprà rinunciare alle armi e vivere in pace…
ULTIME LETTERE DAL FRONTE
Soffia un po’ il vento; che dispettoso sto’ pezzo di carta!
C‘è un pallido sole e un po’ di calma, mia cara Marta.
Quando ti scrivo mi sento bene, ti sento vicino.
Vedo i tuoi occhi, la tua premura col nostro bambino.
Fagli coraggio, diglielo ancora col tuo sorriso:
un bacio in fronte dal nostro soldato; accarezzagli il viso.
Eccone un’altra: diciotto Aprile dell’anno diciotto.
Siamo nel fango, stanchi e affamati, piove a dirotto.
Qui sono al riparo, ho un po’ di tempo, non stanno sparando.
Si dice in giro che sta per finire; nessuno sa quando.
È piena notte, sono di guardia: che cielo stellato!
La Luna è piena, rischiara il mio foglio qui ripiegato.
Mi sento un po’ solo, così scrivo un poco, per non dormire.
Mi tiene sveglio e poi lo sai… quante cose da dire.
Una stella cadente! Sto già esprimendo il mio desiderio.
Appena ritorno ti abbraccio forte, ti copro di baci, dico sul serio…
Mese di Maggio: quanta paura in questa battaglia!
Quanti compagni rimasti falciati da quella mitraglia.
“Tutti al riparo, ognuno al suo posto!” urlava il sergente,
in mezzo a quel fumo, fra tanti morti; si capiva più niente.
Ed ecco l’ultima, una macchia di sangue; è tutta bianca…
Soltanto una frase, aveva la mano già molto stanca.
Quanti pensieri così lentamente squagliavano al sole!
Son qui nella mente e anche nel cuore; che belle parole!
Mio caro amore, è tornata la pace, è finita la guerra.
Non c‘è solo odio, disperazione su questa terra…
Soffiava un po’ il vento, stringeva al petto quel pezzo di
carta…
Un pallido sole… c’era scritto soltanto: “Addio, cara Marta!”
SENTIERI DI PACE
Corri cavallo, non ti fermare, portami via…
È così verde, così sconfinata la prateria!
Ascolta… un canto lugubre; vien dal villaggio.
Stanno piangendo… rendono onore al nostro coraggio.
Quanti guerrieri in questa battaglia sono già morti.
In questo mondo, così come noi, sono risorti.
Piange il mio popolo; che ne sarà del loro futuro?
Resteranno ben pochi; solo di questo sono sicuro..
Vivranno in un mondo che non ha pace, ancor più violento.
Un luogo un po’ strano… cattivi spiriti… questo lo sento.
Uccidono fiumi, avvelenano l’aria, inquinano il mare.
Corri cavallo corri veloce, datti da fare…
Non riusciranno ad esser felici, ad essere buoni.
Distruggono tutto con quella rabbia, coi loro cannoni.
Del grande Spirito sento il respiro, sento la voce.
Portami via da questo mondo così feroce.
Seguiamo il fiume; ci porterà dall’ amico castoro.
Ci sono bisonti, galoppano al vento; giochiamo con loro.
Vedo già un gruppo; ci stanno aspettando su quell’altura.
Io li saluto, tendo la mano… non avere paura.
Ci guideranno in un mondo diverso, tra mille sentieri.
È un brutto sogno, ci stiamo svegliando… i nostri
guerrieri…
Lasciamo alle spalle i vecchi rancori; non mi dispiace…
Corri veloce, criniera al vento… sulla via della pace…
LA NONNA RACCONTA...
Brucia quel ciocco, scoppietta il fuoco dentro al camino.
Fuori fa freddo, scende la neve; cara nonnina, stammi vicino.
Ora è già buio, la mamma ha da fare con la crostata;
racconta qualcosa, stiamo un po’ insieme; mi sento agitata.
Ti racconto una fiaba, sempre la stessa, ancora una volta,
mentre aspettiamo con molta pazienza; siediti e ascolta.
C’era una volta… sempre quell’orco… mangiava i bambini!
C’era anche il lupo, molto cattivo, vicino ai giardini.
Che bel tepore, che tenue chiarore diffonde la brace;
la bimba attenta, col dito in bocca, ascolta ma tace.
C’era anche Pinocchio, il gatto e la volpe… e Mangiafuoco!
Insieme a Lucignolo saltava la scuola, così, per il gioco…
Che analogia nella vita reale, mia cara piccina.
Ricorda: non sempre ti viene a salvare la fata turchina…
Stai sempre attenta! Niente è cambiato, non ti fidare!
Il lupo è in agguato, e anche dall’orco ti devi guardare!
Un pezzo di legno, una bella soffiata, riprende la fiamma.
Si accende la luce, un po’ di allegria, è arrivata la mamma.
In tavola è pronto, è ora di cena; tutti a mangiare…
Ancora oggi avrei molte cose da raccontare.
Uno sguardo di fuori: com’era diverso il mondo d’allora!
Il calore del fuoco… i fiocchi di neve scendono ancora.
Però non è bianca, passano macchine, è tutto infangato.
Un altro palazzo, ancora più alto; non l’avevo notato.
Ho un bel nipotino che va all’asilo, ho anche dei figli.
Nei tempi moderni è la televisione a dare consigli…
Tra poco arriva: sarà molto agitato, voglio stargli vicino…
Fuori fa freddo… non c‘è più la legna… non c‘è neppure il camino!...
IL GLADIATORE
Il Gladiatore… affrontava la morte,
combatteva ogni giorno, sfidava la sorte.
Prigioniero di guerra, diseredato,
nemico del popolo, o sfortunato.
Erano i tempi dei grandi romani.
Alla sua morte battevan le mani.
Non c’era pianto, né commozione;
magari parole d’ammirazione.
Vinceva battaglie e continuava la guerra,
finchè restava su questa terra.
Spesso era amico della paura,
e la sua mano, forte e sicura,
prendeva forza da quella mente
un po’ frastornata, fra tanta gente,
come l’artiglio d’una tigre feroce,
fino a che il fato gli toglieva la voce.
Il Gladiatore…
A scendere in campo sempre obbligato,
nota figura d’un lontano passato…
forse c‘è ancora, non è mai svanita.
Giorno per giorno, con grande coraggio
affronta… la vita!
TOMMASO, ANGELO BIANCO
Stringimi forte, ho fatto un sogno;
stringimi forte, ne ho molto bisogno!
Avevo una casa con due genitori;
sentivo carezze, immerso nei fiori.
Ogni sera mio padre un po’ stanco,
abbracciava il suo angelo bianco.
Ad ogni mio gesto sempre un sorriso
E un bacio in fronte, la luce nel viso.
Ad ogni parola, mia madre stupita,
rideva sempre; era bella, la vita!
Ma poi, d’improvviso, due tristi signori;
non eran di casa, venivan da fuori.
Dimmi, Signore, che cos‘è successo?
Stringimi forte, ho paura anche adesso…
Là, sulla terra, è in agguato il maligno;
sarà soddisfatto; si ode il suo ghigno.
È stato rapito un agnello all’ovile;
quattro dannati, un solo badile…
quattr’anime nere, acquolina alla gola,
hanno ascoltato la sua falsa parola,
la sua ferocia, le sue promesse
di fama e di gloria, sempre le stesse…
han guadagnato soltanto l’inferno,
Son già condannati, bruceranno in eterno.
Quella dei bimbi è un’anima pura;
dormi, piccino, non avere paura.
Riposati ancora, sei molto stanco…
Tra le mie braccia, angelo bianco!
PREGHIERA D’UN SOLDATO MORENTE
Aprite le porte del Paradiso,
sono un soldato e son stato ucciso.
Solo un istante, lo so che V’ho offeso;
sono un soldato e mi sono difeso.
Ho mille scuse nel repertorio…
Solita lotta per il territorio,
c’era la guerra e c’era il dovere
e questo non era il mio mestiere,
io non volevo, son stato obbligato…
ma intanto qualcuno l’ho pure ammazzato!
Io non sapevo neppure chi sono,
ma ora non basta chieder perdono.
Una preghiera, solo un istante
E poi mandatemi pure distante…
Ascoltami un poco, ascolta o Signore,
Tu che da Uomo hai provato il dolore…
A tutti gli Angeli, a tutti i Santi,
il Vostro impegno portatelo avanti.
Fate che un giorno si possa trattare
Senza le armi, che basti parlare…
E, ancora una cosa, se mi è permesso:
il mio indirizzo è sempre lo stesso…
ai miei familiari portate conforto,
ditelo piano che io sono morto…
e poi… me ne vado, con un nodo nel cuore…
e Voi… se potete… placate l’odio
e portate l’amore!
QUAND’ERO SOLDATO
Ho visto l’inferno quand’ero soldato;
ma non da vicino, ci sono mai entrato.
Diceva il sergente: “rimanga tra noi,
qui siamo forti, è un mondo d’eroi!”
ho visto l’inferno. La gente convinta
che con le armi si può averla vinta.
Noi siamo andati una volta a sparare;
ma solo per gioco, dovevamo imparare.
Ho visto l’inferno più da vicino.
Avevo paura, come un bambino.
E mi chiedevo: se avessi sparato,
qualora ci fosse, ad un altro soldato?
Pensavo all’inferno, al “nemico” davanti,
ad obbedire, ucciderne tanti…
Io, che ascoltavo la mia brava coscienza…
Io, che perdevo la mia vera essenza…
Com’era strano imbracciare il fucile,
non far vedere che forse ero un vile…
ho visto l’inferno, la morte sicura;
e solo per gioco, ma avevo paura.
Vedevo quei carri, cassette di bombe…
Chissà quante stragi, chissà quante tombe!
Vedevo l’inferno, però da lontano…
E mi sembravo tutto un po’ strano,
ma così strano, ma così strano!...
COSA PENSANO LE DONNE?
Cosa pensano le donne
Quando sono importunate
Mentre vanno per la via
Così tristi e preoccupate
E una grande nostalgia…
Quando devono lottare
Per amore o per paura
Per non farsi sopraffare
Da una prossima sciagura…
Cosa pensano le donne
Quando guardano la Luna,
quando contano le stelle,
quando cercano fortuna,
quando sono ancora belle…
quando sono innamorate,
quando sognano da sole,
quando sono abbandonate
e nessuno più le vuole…
Cosa pensano le donne
in un mondo che circonda
implacabile e sfrenato
da una lotta furibonda
così triste e desolato…
cosa dicono ai bambini
quando guardano affamati
senza cure né vaccini
con quegli occhi spalancati…
Cosa pensano le donne
quando già in età avanzata
senz’amore e senza storia
con la vita intervallata
da quei vuoti di memoria…
quando tutto gira intorno,
assuefatte ormai al dolore,
quando inizia un nuovo giorno,
cosa pensano le donne
della vita, dell’amore…
GUARDATE UNA DONNA
Guardate quella donna!
Affacciate alla finestra!
Con quella minigonna,
per un piatto di minestra!
Guardatela nel viso:
quell’aria un po’ svampita,
enigmatico sorriso,
sprezzante della vita…
Guardate i suoi capelli,
i tacchi sono a spillo,
quei riccioli monelli…
così sono le squillo!
Guardate nel complesso
con occhio depravato;
pensate poi all’amplesso
a volte a buon mercato.
Lei cerca di capire
cosa volete fare;
e vi saprà stupire,
e pure accontentare.
È come una bambina,
e questo è poco noto;
pian piano s’avvicina
guardando poi nel vuoto.
Guardatela nel cuore.
Quell’aria un po’ sguaiata…
Non vuole far l’amore,
ma a volte è sventurata.
Guardate nei suoi sogni
Mentre vi fa le fusa;
soddisfa quei bisogni,
ma dentro è un po’ confusa.
A volte un po’ depressa,
non trova più calore,
non crede più in se stessa,
ha perso ormai l’onore.
Guardate quella donna,
restate alla finestra,
con quella minigonna,
che vende il corpo, e l’anima,
per un piatto… di minestra!