Claudio Inconis - Diario di Esilio
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia 12x17 - pp. 48 - Euro 6,50 ISBN 978-88-6587-1683 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: «Il riposo dello scrivano» illustrazione di Francesca Scanferla Pubblicazione realizzata dal Club degli autori quale premio, in quanto opera 1^ classificata del Concorso Letterario «Jacques Prévert» 2011 – Sezione Poesia Motivazione dell’attribuzione del primo premio al Concorso Letterario «Jacques Prévert» 2011 Sezione Poesia L’opera vincitrice del concorso è, come rivela sin dal titolo, un diario. Ma non il diario di “un” esilio, bensì il diario “di” Esilio. Dunque, una condizione esistenziale – temporanea, o anche definitiva, ma in questo contesto poco importa la sua durata temporale – diventa un nome, il nome di una persona. E se è vero che nomen omen, il nome fa l’uomo, l’Esilio – l’uomo – che ci parla in questi versi assume da subito i contorni sfumati – affascinanti e ambigui insieme – della distanza perenne, della nostalgia, dell’essere altrove, in una dimensione che oscilla tra l’onirico e il surreale, tra il mare, la terra e il vento. Pian piano, Esilio si svela. Dapprima con una piccola dichiarazione di poetica: «suono sul mare / cantando per i pesci / quartine di pensieri sparsi». Il suono e il canto sono, lo sappiamo, le prime e più antiche – e pertanto cariche di suggestioni – attribuzioni del gesto poetico; per dir meglio, del fare poetico, dell’intessere emozioni intrecciando suoni, ritmi e parole con la pazienza, l’estro, l’abilità del tessitore. Suonare e cantare sono però anche attività giocose, fanciullesche, che letteralmente sprizzano gioia di vivere: e il nostro Esilio, dapprincipio, è così, un bambino giocoso che gioca con i pesci, guarda il mare, segue il respiro del vento, si inquieta quando le tenebre prendono il posto della luce, si domanda cosa sia l’orizzonte, dove sia, e perché il suo orizzonte sia prima in sé, e poi, forse, fuori di sé. Esilio sa anche essere simpatico, molto. Lo si vede da quel suo fare ammiccante, dal suo rivolgersi al lettore in tono prosastico e dimesso, dall’ostinazione con cui spezza i suoi versi, talvolta violentemente lirici, per riannodare il filo di una comunicazione con il lettore che corre sottotraccia ed è ironica e straniante. Come dire, insomma: io Esilio, vi ammalio e seduco, vi porto con me a visitare i luoghi del sogno e dell’oblio, ma non prendetemi troppo sul serio, canto anche solo per la gioia di farlo, anche perché è deliziosamente inutile, non solo per dare voce al mistero e al dolore della vita, che per tutti è esilio. Esilio – i suoi versi danno questa impressione – cresce: da bambino diventa adolescente, scopre il turbamento del senso e del sesso, diventa saggio, ma sempre con la sua aria un po’ svagata – altrimenti non sarebbe Esilio. Mette lì versi che suonano come piccoli aforismi: «quello che amiamo, che più desideriamo / ci consuma e ci riduce in fumo»; «vedrai che ogni verità / è conquistata a proprie spese»; «l’isolamento è uno specchio / in cui non vedo riflesso». Esilio vive tante vite, mescola tante età, è come un precipitato di esperienze, un laboratorio di emozioni. Si offre al lettore senza filtri, come uno specchio in cui vedere il riflesso del caleidoscopio che è ogni uomo. E ci ricorda che «l’osservatore è più importante dell’oggetto osservato». Infine ci saluta, ancora una volta sottotraccia, senza nostalgia e senza amarezza. «Sono Esilio – conclude – e questo è tutto». Così, senza tanti giri di parole. Perché in fondo, questo è davvero tutto: l’esilio. Olivia Trioschi Diario di EsilioLa collana editoriale “Le schegge d’oro” rappresenta un simbolico scrigno letterario nel quale vengono custodite le opere degli Autori che hanno meritato riconoscimenti e affermazioni nei numerosi concorsi letterari. Contatore visite dal 02-02-2012: 4039. |
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