Opere di

Cosimo De Micheli

Dal romanzo: “Il ragazzo di Gallipoli”
Premio Encomio d’onore

Seduta davanti allo specchio Loredana, con aria molto seriar si lasciava pettinare i bei capelli neri che le scendevano sulle spalle come un manto di crespo.
Lucia, la cameriera, una preziosa fanciulla dal cuore gentile e sensibile, si prestava con amore e gioia ad aiutarla a completare il suo abbigliamento, ben sapendo quanto fosse attesa.
Loredana, invece, seguitava a guardarsi allo specchio e a riflettere su svariate congetture, come se avesse un presentimento brutto, spiacevole. Come mai, proprio ora, le venivano in mente certe cose? Adesso che la festa stava per iniziare, lei si lasciava affliggere da certe idee terribili e penose? Di cosa aveva paura? Forse che questa festa potesse tramutare la sua felicità in angoscia? Cosa mai sarà stato che le ha fatto tornare in mente le parole del maestro? Ora, che ormai non vi era più rimedio. E se veramente si fosse avverata la profezia del maestro? Proprio adesso che tutto era pronto per una lieta e felice serata, con tanta gente che gioiva e fremeva dalla voglia di abbracciarla ed esprimerle tutto il suo amore e la sua cordialità per un felice avvenire!
Chissà tua madre adesso cosa dirà! – disse Lucia, quasi preoccupata, mentre se ne stava li immobile a fissare lo specchio. Gli invitati certamente saranno arrivati.
“ Cosa vuoi che m’importi degli invitati! Esclamò lei quasi annoiata, “ Mah, signorina?! Ti rendi conto di quello che dici? O hai dimenticato che la festa è in tuo onore? Sei tu che dovrai ricevere gli invitati, e gli auguri, non tua madre. Con tutta la smania e la premura che avevi in questi giorni! Non vedevi l’ora che arrivasse questo momento, ed ora che è arrivato, te ne stai lì comodamente seduta, come se nulla fosse.”
Loredana, con tono piuttosto triste, rispose: –” Oh Lucia! Sono felice, tanto felice ma, al tempo stesso ho paura, tanto paura.” “Paura? E di che cosa?“– Chiese lei molto pensosa. – Io non starei qui a guardarmi allo specchio se sapessi che in casa mia si stesse svolgendo una gran festa tutta per me, e tanta gente che mi aspettasse.
“No di sicuro! Lascia da parte la paura e pensa al tuo ragazzo.” Lucia, in fondo, non aveva torto, perché la tanto desiderata festa aveva già avuto inizio e il maestro Ottavio ed Aldo, erano stati ricevuti dai padroni di casa, mentre, con tutta l’ansia e la gioia che aveva provato per quella festa, ora non aveva il coraggio di scendere giù ad affrontare la situazione. Neanche l’amore per Aldo, riusciva a smuoverla e condurla giù. “Allora, signorina!– disse Lucia.– Pensi di andare giù o di restare qui a guardarti allo specchio per tutta la sera?”
“Oh, Lucia! Se tu fossi una suocera, penso che pochi vorrebbero averti vicina. Adesso vado, così forse mi lascerai in pace.”
“Mah… Io sono qui che muoio dalla voglia di andare giù per vedere il tuo ragazzo, e tu… Non perché voglia fare la cattiva ma, dopotutto, sono una donna anch’io e a furia di sentirti dire “Se lo vedessi Lucia quanto è bello!” Adesso che mi si presenta l’occasione, vuoi che ci rinunci? No di certo! Visto che poi, sicuramente, sarà già arrivato. Su, andiamo giù! Io non ci resisto più.
Be va bene! – rispose Loredana alzandosi.– Andiamo.”
Finalmente Loredana s’avviò per recarsi laddove la sua presenza era veramente richiesta, mentre il maestro preparava la musica, Aldo seguitava a guardarsi in giro nella speranza di vedere la sua amata ragazza, ma ogni sguardo rimaneva deluso: la sua deliziosa fanciulla non compariva da nessuna parte. Fu proprio nel momento in cui si apprestava a dare inizio ad una bell’interpretazione che vide, in cima alle scale, Loredana che scendeva con passo molto lento, bella come una fata e con la grazia di una ninfa. Nel suo cuore si mescolarono all’istante una forte amarezza ed una grande delusione. Per un attimo sentì come se gli fosse crollato addosso il mondo intero e si sentì turbato, umiliato.
Loredana invece, con un’aria apparentemente felice e il cuore pieno d’amore, si complimentava con gli invitati e pian piano raggiunse il suo amato ragazzo, con un sorriso smagliante gli disse: – “Ciao amore!–e si appoggiò al suo braccio.
Aldo non rispose, si limitò a guardarla con indifferenza, quasi pietrificato. In quel momento sentiva per lei solo disprezzo, per cui seguitava a guardarla in silenzio.
Il maestro fece finta di niente e sussurrò –“Auguri, signorina!” – e preparò la musica della canzone scritta per lei.
Loredana, con un lieve cenno del capo, ringraziò il maestro e, voltandosi verso il fidanzato ch’era rimasto immobile senza parole fissandola con gli occhi profondamente tristi ,disse: E tu non mi fai gli auguri?” Il giovane, dopo un attimo di silenzio sussurrò, fissandola con disprezzo: –“Così, come ti sei preso tutto quello che hai voluto, ti puoi prendere anche gli auguri.”
“Perché dici così, Aldo? – aggiunse lei molto preoccupata. – Si direbbe che non sei contento di vedermi!”
“Tutt’altro! –esclamò lui. – Non sono mai stato contento quanto in questo momento, in cui posso vedere con i miei occhi come trattano bene le serve in casa Del Mille.Tanto bene,c he si scambiano con i padroni di casa.”

Loredana dopo quelle parole cosi taglienti, capì subito che le cose si stessero mettendo male, e cercò di agire d’astuzia voltandosi verso il maestro, disse.–“Se non le dispiace,vorrei prendere il suo posto.“Volentieri!“– rispose egli alzandosi e comprendendo bene il motivo che la spinse ad agire cosi. Aldo la seguiva con gli occhi dilatati dalla collera e il cuore ferito.
“Vogliamo cominciare?“– Chiese lei al giovane che se ne stava immobile, fissandola tristemente.“Su, Aldo, non fare quella faccia/: sorridi un poco! C‘è tanta gente che ci osserva.Ti prego,fallo per me.” “Con tutto il male che mi hai fatto”, ripeteva il giovane dentro di sé –osi anche chiedermi di sorridere. Oh mio Dio! Quanta sfacciataggine possiede .Come può avere il coraggio di chiedermi di sorridere, mentre io in questo momento desidero solo gridarle in faccia chiaro e tondo tutto quello che sento in me e andarmene !Invece mi devo controllare e basta,senza potermi difendere. Oh,se non ci fosse tutta questa gente, le farei vedere io come saprei sorridere,invece mi sento come se avessi le mani legate.”
L’unica cosa ch’egli desiderava fare in quel momento,era piangere dalla rabbia, sfogare in un certo qual modo la collera che quasi lo stava soffocando, sfogare, insomma, il suo cuore gonfio d’amarezza al pensiero d’essere stato soggiogato così crudelmente, da colei che ha amato senza riserve.
“Oh, mio Dio! Aiutami tu! Dammi la forza per controllarmi in questo momento così difficile,– si diceva, in cui l’ira e il disprezzo avevano raggiunto proporzioni enormi. Faceva fatica ad imporsi la calma e a resistere ad ogni tipo di tentazione. Un desiderio prepotente lo spingeva ad andarsene il più lontano possibile ma,con gran fatica e forza d’animo,riuscì a resistere, messa sotto controllo,almeno esteriormente,la collera,continuava però a ripetersi tra i denti: Perché mi hai nascosto per tanto tempo una verità così importante. Mai l’avrei creduta capace di tanta falsità! E’ incredibile –si ripeteva, abbattuto di dolore, –essere stato ingannato dalla propria ragazza in una maniera così assurda!”
Loredana aveva davanti a sé la musica che Aldo ed il maestro avevano composto per lei, ma ancora non se n’era resa conto. Aveva ben altro in mente in quel momento. Il comportamento strano di Aldo e la paura di altre conseguenze peggiori, erano un motivo valido per tenerle la mente occupata.Devo aver sbagliato tutto. Perché non ho ascoltato il maestro? Se dovessi perderlo, non mi perdonerò mai la mia testardaggine. Facendosi forza,esclamò: –Su Aldo, risparmiami questo dolore. Nel mio operato,non vi era nessuna malignità,ma solo un grande amore!”
Il giovane la fissava in silenzio,rimuginando in sé molte congetture ma, al tempo stesso,quantunque la odiasse,si guardava bene dal suscitare uno scandalo.
Lei non vide altra scelta che iniziare a suonare, e il giovane inghiottì l’amaro boccone e diede inizio alla sua tanto amata composizione:

“Fiori per te”

Oggi è un giorno di letizia,
oggi è un giorno d’amor
è il giorno tuo più caro
e son felice per te!
Ho portato questi fiori,
sono belli quanto te,
l’ho tenuti stretti al cuore
per donarli a te!
Questo giorno tanto caro,
appartiene solo a te,
e ti auguro ogni bene
quanto piace a te.
Auguri da Ottavio,
auguri anche da me,
e ti auguro ogni bebè
quanto piace a te.

Appena ebbe dato un’occhiata alla musica, capì subito che quella composizione era stata scritta apposta per lei, per il suo compleanno e ripetè tra sé : “Sei un amore, caro! Non avresti potuto trovare parole PIÙ belle di così! Sono felicissima! “ Loredana, più proseguiva e più si sentiva nel cuore una grande voglia di gettargli le braccia al collo e dirgli a vocespiegata: “Sei la mia gioia e il mio orgoglio!, mentre alcune lacrime velavano i suoi begli occhi. Più andava avanti e più la commozione cresceva, tanto che non ebbe più il coraggio di alzare il capo. Ad ogni parola ch’egli cantava, più grosso diveniva il nodo che le si era formato in gola.
Il giovane, quantunque fosse addolorato e non ne avesse voglia, cantava ugualmente molto bene, come sempre; la sua raffinatezza conquistò subito la simpatia di tutti chegli tributarono un lungo applauso.
Loredana, entusiasta, s ‘alzo in piedi e s’avvicinò al suo amato ragazzo, dicendo: – “Bravo bravissimo ! Non mi sarei mai aspettato di. ricevere in regalo delle parole tanto belle! Grazie anche lei , maestro!“– e continuava a stringersi al giovane con tanto amore.
Ottavio, contento per l’ottima esecuzionedei due giovani, si congratulò, ma al giovane non importava niente di tutto questo» . Quello che egli desiderava maggiormente, in quel momento, era lasciare subito quella casa, per non metterci mai più piede. Si limitò ad abbassare lievemente il capo, in segno di ringraziamento verso la gente che, contenta, seguitava a battergli le mani .
Il maestro capì subito il turbamento di Aldo e la triste situazione che si era creata. Pensò quindi che la cosa migliore fosse quella di suonare un bel valzer e cercare di distogliere l’attenzione dei presenti , onde evitare che la loro curiosità fosse attratta da cose che non li riguardavano affatto. In questo modo sperava di dare alla signorina Loredana la possibilità di spiegare ad Aldo le sue buone ragioni, al riparo da occhi e orecchie indiscrete.
Alle prime note del valzer, Antonio Tubini, un suo vecchio ed instancabile ammiratore , ma anche amico di famiglia, non perse tempo e si fece avanti per richiedere alla ragazza di ballare con lui. Desiderava avvicinarla fin da quando era arrivata e ora, fiducioso, si fece avanti . Lei ebbe uno scatto di nervi. e stava per dirgli chiaro e tondo in faccia: “Vai al diavolo”, ma la presenza di tanta gente le fece morire in gola la frase e si limitò a dire:
– Sono impegnata, scusami ! – Pregando Aldo di ballare con lei, anche se non ne avesse voglia. Lo tirò a sé, l ievemente, sussurrandogli in modo supplichevole: –“Vieni Aldo,ti prego.”
Egli non rispose e, senza rendersene conto, si trovò fra le braccia della sconsolata fanciulla senza neanche aver il tempo di riflettere sulla situazione. La ragazza lo faceva girare come voleva e lui si limitava a guardarla coi suoi occhi freddi e pieni di collera. Il ballo,però, non duro a lungo; alcuni giri dopo, Aldo ebbe come un risveglio e,rapidamente,spinse la ragazza verso la veranda,dove si divincolò all’istante da quelle braccia che lo cingeva con tanto amore e tanta grazia e, voltandosi dalla parte opposta,si mise a guardare giù nel parco,incurante di lei. La fanciulla avvertì subito,con gran rammarico,l’enorme indifferenza del giovane e si rese conto che le cose si stavano mettendo molto male. Si avvicinò a lui col cuore in tumulto e disse:–“Perché Aldo mi sfuggi? Si direbbe che non mi vuoi più bene?”
“ Infatti è così! La donna che io amavo è morta, scomparsa!” “Ascolta, Aldo –esclamò lei prendendolo per un braccio con le sue manine bianche e delicate ed il cuore mesto,– Capisco bene il motivo del tuo turbamento. E’ vero,ti ho mentito sul mio nome, sulla mia famiglia, ma sul mio amore no! Ho fatto questo per paura di perderti! Ed io non lo volevo, come non lo voglio adesso! So che ho agito male, ma non lo ritengo un motivo valido per distruggere il nostro amore. Io ti amo, e questo penso che basti che sia l’unica cosa importante. Ti supplico, sii ragionevole. Parlo in nome di questo nostro amore,non distruggere quello che abbiamo costruito con tanto impegno e tanto entusiasmo. Ti prego, Aldo,ascoltami!“– ripeteva lei mentre copiose lacrime le rigavano il viso.
Il giovane, mentre ella parlava, la guardava accigliato, ed appena ebbe finito le disse, con voce rotta dalla collera e dal dolore :– Adesso capisco perché mi dicesti :“sempre con quel vestito! Non potevo sopportarlo più. Mi hai soggiogato, hai riso di me, hai abusato della mia povertà. Non voglio più vederti! Mai più!“– e se ne andò immediatamente, stringendo i pugni “Aldo! Aldo!– implorava la fanciulla col cuore infranto dal dolore, mentre il suo “bel viso roseo si riempiva di lacrime dolorose”. In quel momento, Loredana si vide perduta, sconfitta. Soffriva atrocemente al pensiero d’essere abbandonata così scioccamente. Quanto avrebbe voluto in quel momento corrergli dietro, raggiungerlo e gettargli le braccia al collo,tenendoselo
stretto per non lasciarlo andare via, ma la presenza di tutta quella gente, e dei suoi genitori soprattutto, le tolse ogni iniziativa. Cosa avrebbero pensato i suoi se l’avessero vista correre piangendo come una pazza dietro ad un uomo? Sarebbe stato certamente un comportamento molto vergognoso ed imbarazzante? Così, poveretta, dovette rassegnarsi ad una perdita enorme, soffrendo in cuor suo atrocemente. Alcuni secondi dopo si asciugò gli occhi raggiunse il maestro che, seduto dietro il pianoforte faceva sfoggio della sua bravura, e, gli sussurrò a voce bassa:“Aldo è andato via per sempre!” Quindi si recò subito in camera sua mentre per la scala credeva di perdere il cuore, tanto le batteva forte nel petto. Arrivata in camera, prese un lembo dell’abito che aveva addosso e lo strappò con veemenza, gettandosi sul letto e piangendo come mai aveva pianto in vita sua, incurante della festa e di tutto quello che poteva svolgersi in sua assenza. Nulla le interessava più all’infuori del suo amato ragazzo. Non se la sentiva più di partecipare alla festa mentre l’uomo che amava l’aveva abbandonata così pazzescamente e deliberatamente distruggendo in pochi attimi tutto quello che lei aveva costruito in tanto tempo. Sentiva distrutti i suoi sogni, il suo amore, le speranze riposte in tanti progetti. Il tutto per una ricchezza che, in ultima analisi, non avrebbe poi guastato. Dopo una vera cascata di lacrime, amare e cocenti, mormorò con voce straziata dal dolore: “No! Tu non puoi lasciarmi così, Aldo. Non si può distruggere tutto,così! Io t’amo e non ti lascerò commettere questa grande sciocchezza, qualunque sia il motivo che t’abbia indotto a comportarti così. Tu devi tornare da me! Io non saprò vivere senza di te!”
Intanto, nel grande salone, il signor Paolo Dal Mille, non vedendo la figlia Loredana, raggiunse la moglie che, ignara di quanto era accaduto alla figlia, seguitava a conversare, lieta e felice per la grande e ben riuscita festa, con la signora Tubini, una sua vecchia amica, madre di Antonio, mentre i tanto apprezzati fiori portati da Aldo alla sua ragazza erano dimenticati sul pianoforte.
Non vedo Loredana!“– disse l’affezionato padre.
“Forse sarà andata di sopra – sussurrò la signora Tubini;“L’ho vista dirigersi verso la scala,poco fa.”
“Grazie Lella,– soggiunse Paolo, mentre la premurosa madre si alzò in piedi e disse: Scusami un momento Lella, vado a vedere dove si è cacciata quella benedetta ragazza”.
“Fai pure Adele.”
La signora Adele, dopo aver girato alcuni locali, giunse in camera della figlia e, vedendola sdraiata sul letto, la raggiunse in tutta fretta, assai preoccupata, dicendo:–“Cos’hai figlia mia? Perché piangi! Rispondimi!– e ponendole una mano leggera sulla spalla,mentre lei a faccia in giù singhiozzava continuamente, seguitò:– Rispondi! Ma insomma, si può sapere perché piangi? Di qualcosa, almeno!”
La fanciulla sollevò il viso e sussurrò, con un filo di voce:– Si è rotto l’abito!” – Mentre copiose lacrime le rigavano le guance; quindi tornò a buttarsi sul letto non senza scoppiare nuovamente in un mare di lacrime. “E tu piangi per questo? Mandalo a quel paese! Ne hai tanti di vestiti! Mettine un altro e vieni giù. C‘è tanta gente che vuole esserti vicino per la tua festa e tu stai qui a piangere per un vestito. Su Loredana, figlia mia! Alzati e vieni giù. La tua festa non durerà certo una settimana!” “Non vengo giù, non vengo giù! Mi piaceva questo!” Rispose lei fingendo di smettere di piangere.
“Sei sicura che non si tratti d’altro?”
“ No!“– rispose lei.
“ Sarà. Comunque fai come vuoi!”
Loredana,rimasta sola, aggravò la sua angoscia, riprendendo un più straziante lacrimare.


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