Sussurri, grida
	
	Ecco, è questo che riconosco 
oltre qualche ignota ragione 
oltre le ragioni possibili,
un’ ansia inaspettata sugli attimi assediati 
senza errori gravi, solo qualche debito 
di replica sulla litania breve 
che accompagna la innocente percezione
del tuo sguardo nella penombra rischiosa
a guardia delle notti distese 
oltre i silenzi dei giorni disciolti 
nel tentativo poco riuscito 
di risalire di reliquia in reliquia 
dalla poco visibile certezza del rimorso
immune da solchi di speranza o di perdono
a penetrare con la forza inaudita del pensiero 
il miraggio che richiama nubi 
al di qua dei tuoi punti cardinali
mentre nel mio cuore nuove voci a raccolta,
inediti suoni, dubbi poco ragionevoli, scorie.
	Da “La nuova stagione” 2011
	
	
		Quasi aprile
	
	Ecco il rumore quieto di questa 
improvvisa primavera quasi calda 
senza le erbe solitarie congelate 
accanto alle cortecce sull’ultimo confine 
dell’inverno e le coppiette taciturne 
con i capelli stropicciati 
e i gatti spazientiti da questo 
chiasso irriverente di automobili 
strozzate dallo smog che confonde 
le prime rondini inconsapevoli 
e felici: è quasi aprile, distratte 
le commesse adolescenti sul selciato
con il trucco acceso sulle palpebre nervose 
un tempo scrigno d’innocenza 
e il destino già segnato tra la tregua 
dei silenzi e le parabole insistenti 
degli insetti nuovi sui balconi 
senza ozio o smarrimento:
svelta se ne va anche questa residua ora 
di luce inusuale e sciolta sale l’onda 
consueta dei richiami, la sento 
rapida e scoscesa, bianca e azzurra 
come cielo: m’indigno ancora
nel freddo grigiore delle scale
e lento la chiave rigiro nella serratura.
	Terzo Premio al Concorso “Lions club Isernia” 2013
	
	
		Imbrunire a Fossano
	
	quel lontano pomeriggio di pioggia, tra il viale della ‘lingera’ deserto, la discesa dell’Iride e lo ‘s-ciapalòt’ che ripido sale verso l’ospedale.
	Com’è ostinato questo vento 
che ricama i tuoi capelli di seta
sulla ripida discesa che s’infuria
sotto la bufera tra un leggero schianto 
di passeri storditi e la tranquilla solitudine
di questo incerto sabato che declina senza fretta 
tra cristalli bruniti di vicoli in disparte e luci precoci 
sul minuscolo pullover rossofuoco, e tu discreta 
sussurri in confidenza i tuoi segreti maliziosi 
coltivati sottovuoto: foglia dopo foglia
i petali a brandelli con l’ultima goccia 
di rugiada che resiste sul muschio già cresciuto
e ci morde l’esistenza, fruscìo indistinto 
colorato di nitida dolcezza
sul nostro instabile equilibrio stagionale. 
	Primo Premio assoluto al Concorso ‘Il cielo sopra il castello’ Fossano 2012
	
	
		Finestra sul mare
	
	Qui, dentro l’odore aspro 
delle finestre sul mare 
dove si sfarina 
l’indaco intenso del tuo sguardo  
abbagliato dalla luce difficile 
di un quasi autunno, 
affondo le mie piccole ragioni 
consolato dal volto misterioso 
della luna: c’è chi parte 
e abbandona questo destino feroce 
disegnato da uno scriba disattento, 
noi-invece-percorriamo indifferenti 
la stagione del giorno che finisce 
lontano dai contorni, oltre l’azzurro 
delle palpebre-da sponda a sponda-
orfani del progetto ambizioso delle lame.
	Da “La nuova stagione” 2011
	
	
		Auf Wiedersehen
	
	«…io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati».
	F. De Andrè
	Danza – ti prego – cancella il tempo
anche se è difficile risalire questo buio
inerte a ricomporre quadri frantumati
dove a fatica riemerge il tuo profilo:
quel pomeriggio di metafore e silenzi
schiva ti sottraevi con sguardi riservati
a ogni gesto ripetuto, ma la tua dolcezza
estrema colorava trame incompiute
di memoria sull’asfalto nero senza ombre 
 – paziente – oltre l’orizzonte dei sensi,
nemmeno un bacio sulla curva del ricordo
dove i minuti residui si rivoltavano
contro i miei giorni: un po’ mi assomigliavi
con quei tuoi dire – non dire impacciati, lenti
mentre tu – lenta – ti dileguavi offuscata
da una nuvola di pioggia e io iniziavo
la mia corsa che continua ancòra inesorabile,
lo stesso affanno, steli taglienti
e amari di assenze e di richiami,
e rara inquietudine quasi senza respiro.
	Da “Oltre le parole leggère” 2008
	
	
		Oltre le parole leggère
	
	Ecco, mi precede il sorriso ignoto
di questa sera ostile che brucia e allunga
il cielo così smarrita e sola da ridurre 
al silenzio le parole tra il deserto e il sonno:
una carezza, un bacio, il rimorso ritrovato
che ritorna sul filo trasparente della mia memoria,
ma io non mi abbandono più nella foresta
umida di fari e cicatrici di questa sera taciuta
dove timida l’inquietudine sale sui cumuli 
di storie a ritagliare ambizioni antiche 
e prolungare amori dove la vita smarrisce la sua corsa 
e la mente ricorda il suo dolore primitivo: 
una porta si chiude, anche una solitudine nuova 
scolorisce sulla lenta pellicola mescolata a bandiere 
residue che accarezzano appena l’orizzonte dileguato
di quest’Italia rassegnata-senza vena drammatica- 
mentre tace anche il canto delle giostre 
e la folla alla deriva mi fa tremare nel circo silenzioso 
color ombra dove nessuno più mi ascolta sulla strada 
dei ritorni già esausto di questo nuovo millennio
senza assaporare più il respiro delle foglie, 
senza scalfire le brume di pianto e di dolore sugli occhi 
opachi nel declinare soffocato delle ultime abitudini.
	Maggio ‘06
	Da “Oltre le parole leggère” 2008