La poesia trova dimora nell’amore.
TI PENSO IN UNA SERA D’ESTATE
Ti penso ora
dopo il turbinare del ciclone
nel nostro mondo recintato
troppo poco lo spazio
rende difficile esprimere la personale libertà.
Ti penso ancora
quando l’assenza ricompare
distanti egocentrismi abbandonati
torna il tuo sguardo primitivo
del mio legame la ragione.
Ti penso costantemente
seppur provandoci a scordare
ma solido acciaio unisce i destini
il tuo sogno e il nostro nome
l’anello marchiato e il vestito stirato.
Ti penso stasera
son tutte tue le mie poesie
ti osservo negli occhi del nostro futuro
che mi accompagna in questa estate
consapevole di credere ancora in noi.
CLIC
Clic…
s’accende il lume nell’animo mio
tenue luce filtrata dalla porta
aperta a discapito delle tenebre
s’insinua nei recessi del cuore
dove non deve mancare
e alimento l’energia
infondo uno spirito nuovo
per non perdere il sentiero
non ricadere nel buio completo dell’assurdità.
Clic…
si spenge il mio destino
chiudo gli occhi per non vedere
ma la memoria li ha imparati
i percorsi tortuosi
a volte spinosi cespugli intrecciati
attraversati per giungere a te.
RITORNO ALLA POESIA
Tornano a incrociarsi gli occhi
dopo il passaggio della stagione
ora che i maglioni coprono di nuovo la pelle
non ce la fanno a districarsi
la stessa musica alle mie orecchie suona
ricordandomi delle sere dell’ispirazione
il mio costante sognare ad occhi aperti
ed i regali elargiti senza conquistare un grazie
(i sogni non sanno parlare all’anima inquieta).
Ancora un sorriso si stampa sul volto
furtivo sfugge un angolo acuto
lanciato verso il cuore sempre ricettivo
sensibile al fascino sottile, maldestro
incespicato nei versi fitti della poesia.
Un brivido… ma non ho freddo:
direi piuttosto che grondo ammirazione
mi giunge aromatico profumo delle chiome
si riempiono i cinque sensi storditi
nella nebbia calata sui restanti pensieri
comprendendo le ragioni arcane dell’amore.
LA SOMMA
T’amerò…
perché quando il mio sguardo
penetra il tuo sorriso
il brivido mi scuote
da profondità che non credevo esistenti.
T’amerò…
perché appari come un angelo
nei sogni e nelle mie poesie
incanti la mia voce
alla pronuncia scandita del tuo nome.
T’amerò…
nonostante la timidezza
il rossore che trattengo a stento
quando mi sento osservato
e rivolgo una parola alla sera.
T’amerò…
perché uno più uno fa due
e tu lo sai di certo:
la somma di due cuori è l’infinito.
CIAO, E…
Ciao, e…
s’annuncia l’arrivo del sole
a squarciar le tenebre della sera
si ricompongono gli straziati versi
sulla ferita il sangue prende a coagulare
guarisco…
respiro l’aria fresca e nutriente
inebriante ossigeno sparso.
Ciao, e…
al tramonto dell’emozione
titubante accennato invito
tentazione a seguire la scia.
Ciao, e…
Ciao, ma… resterò ad aspettare ancora
l’opposta faccia della luna
trattenendo nel mentre il fiato
ingordo d’alternare il volume dei polmoni.
CREAZIONE DEL PRIMO SENTIMENTO
Come il primo anno del mio medioevo
il noviziato della poetica emersione
si specchia in occhi socchiusi con un sorriso
esternazione di gradita, nuova presenza.
Dietro i banchi o dietro le cattedre seduto
poco importa alla passione dell’anima
uscire poco a poco verso l’opposta umana sponda
intersecando i pensieri con i congeniti mediati istinti.
Stanca una lezione d’inglese o di poesia
apre le porte alla partenza dei sogni
occhi incantati pascolano per incompiute fantasie
ingurgitate senza prendere il respiro
per non dimenticarne la viva emozione.
Lasciar fluire libera la tua essenza che crea
pittrice, l’atmosfera.
IMMAGINE DI NOSTALGIA
Un’immagine passa davanti agli occhi
le lacrime, un velo che appanna il vedere
l’oggetto della commozione che affiora
sorprende indifeso e colpisce per primo
conosce di te le debolezze e profitta
assesta il fendente che trapassa il cuore.
Cieco, la pioggia che cade dal volto
atterra in un lago profondo di dolore
scava le viscere della terra ai tuoi piedi
apre un baratro che inghiotte il tuo adesso
restituisce l’anima alle radici sotterrate
riemerse in superficie, come vene varicose.
Un’immagine…
come la folgore abbagliante che squarcia
un cielo dall’apparenza limpida
e nubi nere a seguirne la caduta
consegnano al vento il loro ventre
gonfio il fiume straripa l’abbondanza
vomita la nera melma della disperazione.
Tornano i flutti della memoria.
IL RITORNO
Torno sui miei passi
col fiato sospeso, in bilico sul fosso
tengo stretta la mano al passato
e m’appoggio con l’altra all’ipotesi
un futuro, un sogno, un nuovo abito
poterlo indossare nei giorni di festa
e gli altri, tutti uguali in dignità.
Torno indietro
sospendo per un attimo la fuga
innato istinto di conservazione della realtà
ostile al cambiamento repentino
mi lascio nuovamente conquistare
fluire il sentimento della meraviglia.
Torno
ritagliami un angolo del tuo tempo
di trecentosessanta gradi il giro
per non lasciarti andare un solo istante
restare ad ascoltare il rintocco del cuore
che batte e batte e batte di commozione.
EPILOGO D’UNA FIABA D’AMORE
Non soffrire più, amore
sono qui con te
ora e per sempre al tuo fianco
risorto dalle macerie dell’anima
dalle tenebre dell’incomprensione.
Sono solo per te, tutto tuo
nessuna nube all’orizzonte
immenso divenire della nostra unione
corsa inarrestabile verso la felicità.
Non soffrire più, amore
sono tornato per restare.
Sconfitto è il male interiore
scomparso il tormento dell’anima
i demoni subdoli del distacco.
Prendi la mia mano
sali sul mio cavallo bianco
vivi questa favola insieme a me…
UNA CASA
Una casa è fatta per tornare…
non è luogo per rinchiuder l’emozione
come una galera della speranza
un balcone da cui non s’affaccia nessuno
una porta che non accoglie ospiti
un letto che non conosce calore.
Una casa è il conforto della carne
stanca nel diuturno peregrinare
una pentola che attende di bollire
la tavola apparecchiata e fumante
sguardi posti di fronte a condividere
un angolo appartato di lieta intimità.
Una casa è fatta per vivere
piccoli i gesti dell’immenso affetto
una carezza mentre scrivi una poesia
un bacio rubato alla fretta del mattino
un tè caldo sorseggiato davanti al camino
due cuori, un intreccio nel rigido inverno.
Una casa è una dolce consolazione
è fatta per tornare…
è fatta per aspettare un treno
la tua ultima fermata, poi abitarla insieme a me.