Canti d’Amnios

di

Ettore Fobo


Ettore Fobo - Canti d’Amnios
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 40 - Euro 8,00
ISBN 978-8831336383

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In copertina: «Notte norvegese», fotografia di Piermaria Zannier


Pubblicazione realizzata da IL CLUB degli autori in quanto l’Autore è vincitore del 2° Premio nel concorso letterario Città di Melegnano 2018

Prefazione

Ettore Fobo offre una silloge di poesie, “Canti d’Amnios”, che rappresenta fedelmente la concezione lirica d’un poeta che propone una visione pervasa di “chiaroscuri” esistenziali e d’un senso di abbandono al fluire della vita, tra silenzi che invadono l’animo e muta rappresentazione della realtà.
In questo labirinto emozionale dove non si capisce quando si è naufragati in mare aperto o ci si è ritrovati ad un approdo sicuro, tutto si espande, si compenetra e si miscela in una substantia lirica che diventa sorgente vitale per l’animo del poeta.
Nel processo lirico si avverte una propensione a creare una poesia enigmatica e criptica, a farsi “poeta fingitore”, in un gioco alterno che riflette immagini d’uno specchio truccato, la maschera è la grande mistificazione e la sua Parola è lo strumento generatore.
Il poeta scrive “scavo nelle parole in cerca dell’essere” e avverte solo l’inesorabile trascorrere del tempo, mentre cerca di “disfare la ragnatela dei pensieri/per generare echi di perplessità”, come in una continua sfida con se stesso e con la nuda verità: ecco allora la consapevolezza che “scrivere/è trattenere l’ombra dal precipitare”, atto salvifico che allontana dall’immane vertigine.
La visione lirica porta alla luce la sensazione di abbandono, la condizione limitante dell’Uomo e la sua finitudine e, allo stesso tempo, la coscienza di un naufragio esistenziale e la presa d’atto “di quanto/siamo indecifrabili a noi stessi”.
Le speranze tradite e i “sogni da infrangere” si perdono nei sentieri della notte, quando il poeta esplora il travaglio del suo animo, tra verità e silenzio da venerare, che diventa canto lirico, oltre l’Uomo, oltre il Tempo: meraviglioso “balsamo di felicità” nella silente dimensione, nell’errare omerico.
Durante il processo lirico Ettore Fobo percepisce il labile confine tra realtà e apparenza, in una dimensione dove tutto si confonde: luce e tenebra, silenzio e fragore, dolore e gioia, ed il poeta racconta le profonde oscurità come le “inesplicabili variazioni della luce”.
La poesia diventa deflagrazione/esplosione/tempesta, capace di squarciare il velo superficiale dell’umano vivere per svelare il mondo celato, per superare il senso del nulla che attanaglia l’animo.
La voragine del tempo inghiotte i “segreti della sua esistenza” e “l’immensa nullità del dolore” in un vortice di parole che si susseguono durante un processo lirico pervaso di “assenza”, “ombra”, “oblio”, costantemente reiterate nelle poesie della silloge, tenacemente difese come preziosa sostanza vitale per il poeta che afferma: “Chi incontra la propria ombra è un poeta” e, ancora, “Vorrei scrivere sotto dettatura delle ombre,/santificare il niente e amplificare il vuoto”.
Nella concezione lirico esistenziale di Ettore Fobo l’Uomo sente il lento abbandono al fluire della vita, all’”immenso vagare”, sa che la sua materia “è un filo appeso all’infinito” e vive il senso di solitudine “nel guscio della vertigine”: ecco il sigillo lirico che s’incarna nell’immane vertigine.

Massimo Barile


Canti d’Amnios


VERTIGINE

Mucchio di papaveri sbrecciati in un canto,
tenue sorge una musica che avevamo dimenticato,
la musica del nostro principio.

E non importa se a dirlo in versi è una malinconia,
fu il passaggio e la rosa d’ombra credo
inseguita nel suo dislessico sfiorirsi addosso.

Come quando sulla punta dell‘addio
germoglia il ritorno o come quando la lama dell’attimo
sembra perpetuarsi ben oltre la sua eco.

È una forma di gloria, io credo,
la luccicanza dell’abbandono in tenebroso serpente,
in fantasioso stordimento di forme,
laggiù, spazzate via…

La nostra materia è un filo appeso all’infinito,
un refolo di vento la spezza.

Noi siamo soli
nel guscio della vertigine.


ADOLESCENZA

Questo ricordo di fiamme nel sangue,
quando l’alchimia del verbo evaporava
rugiada su uno stelo di preghiera,
e la mente era un alterco
fra la mia caricatura sediziosa
e il fantasma di me stesso,
tacendo il limite di morte
spesse volte in estasi truccate.

Vidi natività di serpe nel fogliame
farsi auspicio di sapienza,
nei bassifondi stregata
dell’eterno mutamento;
e una candela rischiarava
fogli pieni di illeggibile
scrittura in cerca di visione.

E poi ricordo che c’era una ragazza,
che chiamava il mare goccia
d’infinito, e poi rideva.


AMNIOS

Sillabe fra i chiaroscuri del non detto
dove una parola raduna gesti e sguardi.
Qui dove il tempo duole e romba, è deserto.
Là dove la parola è in ascolto, è sorgente.
Nell’impazzita tenebra che canta
questo murmure fremente di lapis,
o altrove un segreto in punta di penna.
Così conosco la solitudine siderale
dello specchio in cui annegò Narciso.
In questo labirinto dove scrivo
nessuno sa se ci si perda o ci si ritrovi.
Qui dove l’ombra nell’anima s’inselva,
che fu stella, nell’amnio del silenzio,
ancora germogliano la danza,
la nascita e la tempesta
e io cerco la parola straniera
che disseti gli oceani
che furono i suoi occhi,
nell’infanzia che non rise
e che non scelse.
Dunque è così che si diventa simboli, sognando.
Oh principesse vagabonde, dal cuore abolito.


BORGES

Sfingi d’ocra nel terriccio
anime schiuse corolle
l’epiteto è “il silenzioso”,
cieco curvo sulle carte
i labirinti a rinnovarne.
In questa Buenos Aires di colombe,
di vicoli dritti all’enigma,
spaventarsi,
se ogni tanto ci rimanda lo specchio
di Asterione l’immagine, il cranio di un corvo,
o una Dublino dolcemente spettrale
dove l’ultimo pensiero di Bloom
aleggia poco prima dell’alba.
Vecchio sulla cifra degli specchi
innumerevoli e annosi;
nume Pessoa delle maschere
altrove ugualmente vivendo
l’ultima chance delle ombre.


La collana editoriale “Le schegge d’oro” rappresenta un simbolico scrigno letterario nel quale vengono custodite le opere degli Autori che hanno meritato riconoscimenti e affermazioni nei numerosi concorsi letterari.
Il Club degli autori, attraverso questi libri, intende premiare coloro che hanno dimostrato di condividere, grazie a queste opere, le loro emozioni e pulsioni, le loro aspettative e i loro immancabili sogni.
Il desiderio è di offrire un’occasione di pubblicazione per alimentare, ancor più, la passione di coloro che si sono completamente immersi in una nuova avventura letteraria o da tempo hanno perseguito tale passione: un modo semplice ed autentico per regalare la possibilità di farsi leggere.
E’ una iniziativa culturale che può essere raccolta da tutti coloro che amano scrivere, un ventaglio letterario che si apre per dispiegare le bellezze che racchiude, per rendere evidente il valore delle opere che vengono pubblicate, per confermare la qualità di un libro di narrativa o di una silloge di poesie… mai dimenticando il valore intrinseco d’ogni opera che nasce dalla dedizione e dall’impegno e, ancor più fortemente, la sostanza vitale profondamente ricercata da parte di coloro che ne sono gli Autori.


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