FERRARA
(via Boccaleone – 1996)
Città di mattoni e di pianura
in canali pigri ti specchi
e tra canneti secchi
emerge il rosso cupo delle mura.
Nel grigio della nebbia
lenti planano gli aironi
lanciando suoni strani
richiami per gabbiani
compagni di ventura.
Ma i colombi annidati
in torri e granai
non scendono più a farmi compagnia,
resto solo così in questa via
nell’attesa di udire i tuoi passi,
flessuose le gambe slanciate sui sassi
selciato del fiume
desiderio.
OSSERVARE
Non so più parlare
nè camminare
nè lavorare
so solo osservare,
sì, solamente osservare
il profilo delle colline
di sera
al chiarore lunare.
Lì trovo tutto,
lì trovo me stesso
e le stelle lontane
oltre le querce
oltre le ultime luci
dei borghi montani
sopra i fiori racchiusi
al buio profondo
al soffio del vento
che geloso
attende l’aurora
e si quieta leggero
tra le labbra del cielo
fugace bagliore
carezza del cuore,
solamente osservare.
CUNEIFORME
Indecifrabile del nostro amore
il racconto,
in ordinati simboli grafici
fissato,
ma criptato il senso
in cuneiforme scrittura.
Traccia lieve resta
dei sorrisi
e il tuo viso,
tra i tanti si confonde
per me che le monotone stazioni
sferragliante attraverso.
Della tua camicia
rosso scuro,
vivo ricordo,
sui seni
bella.
SONO IL CIPRESSO
Sono il cipresso:
Sono le mie mani congiunte,
le dita serrate
in punta acuminata,
gotico arco orante
nello spazio celeste
di ieratiche ombre
struttura imponente:
prego.
Prego così
a braccia serrate
di corti rami
bruciati dal sole,
buia l’interna frescura
riparo a lucertole
e al merlo di mare,
verde sbiadito da polvere e muschi,
riarso e corroso
vecchio mendico.
Prego da sempre rondini e venti,
attendo raccolto lo scroscio violento
di nubi fragili
al tuono.