PAPERBACK LOVE
(Prologo)
Oh quanto ti amo ti amo ti amo
Il mio cuore è tutt’un arrossito, cangiante
Diadema di tulipano
Un sentimento così enorme
Da riversarsi ovunque
Come granelli di sabbia
In fuga da una mano
Nuvole perforate da un aeroplano
Un sentimento
Capace d’espandersi lontano
Come banchi d’aringhe nell’oceano
Ma ora
Come trovare parole adatte
Per non tramutare questo trionfo di luce
In un imbranato leviatano urbano
Che urla sui muri e calpesta i fiori
Fa sciogliere candele
Genera in te soltanto lamentele
Per via del suo immenso deretano
Mi blocca, mi inibisce e mi stritola
Con soffocanti maniere da sagrestano
E allora
Ruberò le parole e le primule
A Giulietta, ad Isotta ed a Cyrano
Alle Margherite, a Violetta, alla Bovary,
A Danae, a Rodolfo e Mimì,
A Sheherazade ed a Boccadoro
Ed alla fine farò confusione, temo…
Riuscirò a farmi amare da te
O amerò di più essere loro?
ATLANTE
Non posso salvare tutti
Non posso caricarmi sulle spalle
La vita delle api
La portata dei flutti
Le menzogne dei capi
La vergogna delle stelle
Il colore della pelle
Il costo degli affitti
Il cinismo degli scopi
Il dramma della miseria
La sete della Nigeria
Gli oceani che fremono
L’ozono che frigge
I prati che ardono
Il tempo che fugge
Posso solo
Sorridere a pendolari
Lasciar vivere fiori
Raccogliere cartacce
Rispettare precedenze
Esporre frecce
Reggermi a sostegni
Riutilizzare eccedenze
Onorare promesse
Rispettare sogni
Nutrire cani
Attutire scosse
Stringere mani
Aspettare domani
Per guardare da lontano
Ogni mio piccolo progresso
E spero che anche tu faccia lo stesso
AUDREY HEPBURN
Chissà come intendi il mondo tu
Tu che sei racchiusa
Nella buccia di una pesca
Tu che sei soffusa
Aggraziata, serafica
Una Beatrice dantesca
Tu che hai colori tenui
Trucco delicato
Gusto raffinato
Tu che hai un profumo per ogni anfratto
Tu che non usi mai parole becere
O moti di scatto
Tu che calibri ogni pensiero
Da te ogni complimento è sincero
Tu che hai un quaderno perfetto
Senza orecchie o scarabocchi
Tu che hai fianchi sottili come l’ombra
La fronte sgombra
D’acne e di gioventù sprecata
Tu che imbarazzata nascondi gli occhi
E gli appetiti e gli istinti
Davanti ai croissant
Inscenando già fatte colazioni esorbitanti
Guarda, mi è bastato scorgerti
Mentre mi rimpinzavo di manicaretti
Per rompere un altro paio di collant
CALYPSO
Non seguirò il cocchio
Al tuo trionfo “alla” Bacco e Arianna
Non strabuzzerò gli occhi
Davanti alla sua mastodontica
Gonna di panna
Non leverò il calice
Non ti augurerò il malocchio
Non piangerò
Non dissimulerò
Ma sceglierò un gradino
Di pietra svogliata
Mi metterò di vedetta
Ed aspetterò che compaiano sirene
Delfini, coralli e balene
Nella trama della tua camicia
(Non puoi capire quanto ti doni il blu)
Solcherò le tue correnti
Veleggerò fino ad Ogigia
E ti guarderò da lontano
I capelli come Venere
I piedi nell’oceano
Qualche lacrima di sale
Come dazio da pagare
Per il mio cuore che ha sempre saputo
Di essere
Ablativo assoluto
CENERENTOLA FUORI SEDE
Ho pensato di bardarmi di pizzi
Laccetti, sete, merletti finissimi
Cordini di nylon
Trasparenze soavi
Per fare di cenere incendio
E inoltre labbra Borgogna
Unghie color tannino
Per quando se n’andranno
Sorellastre e Matrigna
Ciglia fumose
Vestaglie bramose
Petali di rosa lungo il cammino
Verso un talamo di raso
Due coppette col push-up
E pure due coppe di Bardolino
Mentre nel resto della casa
Nel forno acceso la lasagna
Vicino al frigo il moschicida
In bagno cocci di vetro e vaso
Gramigna e chiocciole in giardino
Ma non preoccuparti, tesoro
Fino a mezzanotte sono sola
All’inferno balli e principati
Per non perder proprio niente
Ho addosso gli stivali scamosciati
Con cerniera più che efficiente
[continua]