Lia Ricciardi - N cuor sanza spini (Un cuore senza spine). Poesie nel dialetto galloitalico di San Fratello (ME)
Collana "Apollonia" - I libri dedicati alle minoranze linguistiche: lingua, storia e letteratura 14x20,5 - pp. 114 - Euro 12,00 ISBN 9791259512680 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: diploma del 1108 col quale la contessa Adelaide dona all’Abate Ambrogio di San Bartolomeo le decime degli ebrei di Termini (con sigillo di ceralacca). (Per gentile concessione dell’Archivio Capitolare di Patti) Prefazione N cuor sanza spini è la seconda raccolta di poesie in dialetto sanfratellano di Rosalia Ricciardi. La prima prova è ’U Sp’cchiau d’u tamp ‘Lo Specchio del tempo’ del 2001 (Catania, Prova d’Autore). Salvatore C. Trovato N cuor sanza spini (Un cuore senza spine). Poesie nel dialetto galloitalico di San Fratello (ME)
Terra antìega cam d’ar San Fratello – Terra antica come l’oro / mi sovvieni se sono lontana. / Mi tieni in braccio e mi culli / su queste montagne di velluto / in mezzo ai sospiri del vento. / Questa terra bagnata / di sudore e di peccati / mi stringe come una madre / e non mi sento mai sola. / Ti metto addosso / come il vestito per le feste / così sei sempre con me / mentre il sole nasconde i sogni / che ho coltivato la sera prima / nei vicoli fatti di silenzio. / Ma quando scende la sera / i volti scavati di fatica / sorridono sereni alle ore / e nel cielo anche la luna ride / senza pensare al domani… Fäzz a muoru mia (Faccio a modo mio)
Se vuoi truver tenc amisg Se vuoi trovare tanti amici / devi essere sempre allegra, / anche quando voglia di ridere non hai. / Conta sempre fino a dieci / prima di dire come la pensi; / se vuoi cadere sempre / in piedi di’ solo quello che / la gente si vuol sentir dire. / Parla del tempo, / di quanto è cara la spesa / e che ora non è più come prima, / vedrai come ti vantano! / Non essere mai superba: / se ti offrono qualcosa / devi accettare sempre, / anche quando non hai voglia di bere. / Se parli poco sei mummia / e se parli troppo non sei seria, / sappiti regolare e pesa le parole! / Vestiti come si vestono gli altri, / muoviti, ridi, cammina e / comportati come i tuoi compagni. / Io invece sapete che vi dico? / Faccio come mi pare e piace, / dico quello che mi passa per la testa; / rido se c’è da ridere e, / se non ho niente da dire, / sto completamente zitta. / Per me è scomodo / stare in mezzo e perciò… / faccio a modo mio.
Stanuott foi n sagn curiaus: Stanotte ho fatto un sogno strano: / camminavo per il paese / e per le strade bagnate / non c’erano auto, neanche / un’anima ho incontrato / in giro, certi vicoli / erano pieni d’erba e del tutto al buio. / La corrente d’aria fredda sollevava in volo / carte sparpagliate a terra; / sembrava che si inseguissero / l’un l’altra e da lontano / si sentivano guaire solo i cani. / Ho pensato un po’ sgomenta: / “Dove sono andati i Sanfratellani? / Perché nessuno si affaccia / e per strada non si vedono bambini?” / Sembrava un paese di fantasmi / ma io caparbia mi sono alzata / il colletto del cappotto / per coprirmi meglio e / sono andata per la mia strada. / Il vento ha sbattuto una finestra, una porta si è richiusa di scatto / e nel silenzio si sentivano / rimbombare solo i miei passi. / Poi la strada è morta / davanti ad una parete scura / e sopra quel muro vecchio / ho letto queste parole minacciose: / “Consiglieri e assessori / si vendono il paese di San Fratello / che voi avete svenduto con un voto / che vi ha fatto perdere la faccia. / Chi lo vuole lo può prendere, / questo sì che è un buon affare! / Qui si vende la vostra pelle / e a chi punta di più / regaliamo le vostre speranze!”
Ogni vauta chi mi vò Ogni volta che mi vede / la mia amica Maria / fa grandi cose, / la sua finezza / e la sua gentilezza / mi fanno commuovere. / Quando parla con la gente / è tutta zucchero e miele / e se le chiedi qualcosa / non se lo fa dire due volte. / Lei è intelligente / e sa far di conto, / ha un cervello…! / Basti dire che è laureata. / Beato chi saprà sceglierla! / Dovete vedere com’è svelta / e quanto conclude sul lavoro: / lo scirocco del mese di maggio. / Per me è una fortuna / avere un’amica del genere: / come posso ricambiare / tutto il bene che mi vuole? / Come elencare le sue qualità? / Sarebbe come svuotare / il mare con le mani… / non fa niente se poi / quel mare è una pozzanghera.
Zzeart bizacchi vean a la criesgia Certe bigotte vanno in chiesa / e si mettono la coscienza a posto, / tanto il Signore non può sentire / quando loro mettono in croce / quella che ha preso il volo, / quella che ha il fidanzato / o chi esce per i fatti suoi…/ Quanto pesa il cuore / di certe bigotte…! / Ma quando si confessano / diventa leggero leggero / come una piuma di gallina e / allora… dopo la messa / quando arrivano a casa / possono cominciare di nuovo / a parlar male di tutti / tanto la domenica dopo / c’è sempre il prete / che le può perdonare. / E non fa niente / se chiudono la porta / in faccia a chi ha bisogno; / l’importante è mettere i centesimi nel cestino delle offerte, / così è sicuro che per loro / si aprono le porte del paradiso / …quando è ora. / E sì… è proprio / come disse una mia vicina, / certe bigotte vanno in chiesa / per prendere in giro nostro Signore
Se li vächi adivantu päzzi Se le vacche diventano pazze / e invece di stare tranquille nella stalla / si mettono a saltellare e a ballare, / io penso (che lo facciano) per la contentezza, / ora spuntano pure le femmine dei tacchini / e le galline con l’influenza, / io dico che hanno preso freddo e / starnutiscono appositamente. / E che dire di quelle vacche / con la lingua blu? / Invece di fieno hanno inghiottito / qualche barattolo di vernice! / Poi abbiamo polli e / vitelli gonfiati / a forza di punture; / ma, non vi preoccupate! / sono solo punture di rinforzo. / Neanche il tempo di dirvelo / e il pulcino diventa / più grande di sua madre! / Ma non ha importanza, / è più di sostanza! / Io dico che possiamo / levarci il vizio di mangiare e / di andare in macelleria. / C’è il pericolo che anche / noi usciamo di senno / e improvvisamente cominciamo / a saltare come folli! / E che dobbiamo fare? / Niente! Sapete cosa vi dico? / Occhi che non vedono… / stomaco che non duole. / Chiudiamo gli occhi e / buon appetito a tutti!
Li taui paradi fon strära Le tue parole hanno fatto strada / e dopo cento passi / sono arrivate all’orecchio / di chi condanna questa terra / al destino più amaro. / Sopra quei binari / a mille pezzettini / han fatto il tuo cuore, / ma quel forte fuoco / in una notte di maggio / ha sparpagliato per sempre / le scintille dei tuoi pensieri. / Ora luccicano d’amore / per il coraggio che ti costarono/ Ma cos’è questa mafia? / La mafia non esiste – dicono loro –/ ma sotto il municipio / e per le strade del tuo paese / hai gridato le risposte / che hai speso con la vita. / Chiuso in quella radio / Tano l’Imbroglione / [continua] Contatore visite dal 11-10-2024: 148. |
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