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Smart Cities e processi partecipativi
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Luigino Pignoloni - Smart Cities e processi partecipativi
Collana "Koiné" - I libri di Religione, Filosofia, Sociologia, Psicologia, Esoterismo
15x21 - pp. 256 - Euro 15,50
ISBN 978-88-6587-7876
eBook:
pp. 244 - Euro 9,99 -
ISBN 979-1259510099
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In copertina: illustrazione dell’autore
Prefazione
Nel corso dell’ultimo ventennio la rapida evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha prodotto un radicale mutamento nella società, assumendo un ruolo dominante ed incrementando la sua funzione in modo esponenziale, dall’ambito dei sistemi economici, fino alla quotidiana partecipazione democratica per la gestione politica ed amministrativa, grazie ad una continua penetrazione fin nel profondo delle semplici azioni di tutti noi.
La predetta costante evoluzione tecnologica ha assunto un valore così importante da far nascere nuove dinamiche sociali ed interessanti prospettive in campo economico-finanziario-amministrativo anche se non mancano certo numerose problematiche ad essa collegate, che dovranno essere affrontate negli anni futuri.
La complessa prospettiva europea ha ancor più alimentato tale interesse e, ormai, è del tutto normale sentir parlare di “processi partecipativi”, di “democrazia diretta”, di “città intelligenti” e di “sharing economy”: come a voler sottolineare e decretare che il futuro è già davanti ai nostri occhi.
Purtroppo le dinamiche di tali processi, nella realtà concreta, richiedono tempo e lenta evoluzione, per questo motivo, è necessario porre rimedio a talune carenze che possono inficiarne la regolare funzione e alterarne la portata stessa.
Per rendersi conto quanto sia difficile affrontare tali tematiche e addentrarsi nei complessi meccanismi partecipativi sociali, politici ed economici, consiglio vivamente di leggere, con estrema attenzione, l’illuminante libro di Luigino Pignoloni, dal titolo “Smart Cities e Processi Partecipativi”, che raccoglie e documenta i risultati della sua lunga attività di studio e ricerca in relazione alle “città del futuro”.
Luigino Pignoloni, studioso di sociologia del lavoro e dei sistemi economici, con grande discrezione ed umiltà, parla del suo libro come di un “manuale d’istruzioni”, che si rivolge ai cittadini volonterosi, desiderosi di “avvicinarsi e partecipare all’attività politica delle loro comunità”, ma, in verità, ci troviamo al cospetto di un ponderoso studio analitico del fenomeno delle città intelligenti e innovative, nonché dei processi partecipativi e della futura tecnologia delle Advanced Smart Cities.
La sua ricerca analizza tutti gli aspetti connessi alla materia e riesce a creare effettiva curiosità anche nel lettore meno esperto, grazie ad una disamina che risulta coinvolgente, esaustiva, puntuale, precisa e limpida come acqua di sorgente.
Un aspetto interessante ricopre anche la velata critica rivolta a tutti coloro che sono “rassegnati reclamanti”, definizione perfetta, e, al contrario, dovrebbero cominciare a rendersi “attivi”, per creare una vera democrazia partecipata e mettere in campo le loro forze per esprimere il giudizio sulle numerose e labirintiche leggi che li riguardano.
La rapida innovazione digitale e la velocissima mutazione che è in atto nella società, da un lato, favoriscono la partecipazione dei cittadini ma, dall’altro lato, necessitano di una “reale presenza” degli stessi cittadini che devono assumere un ruolo centrale, divenire “portatori d’idee” e incrementare le loro competenze, come ben sottolinea l’Autore.
L’analisi prende in considerazione anche gli strumenti utilizzati dagli enti locali per agevolare i processi partecipativi e rendere le relative attività ben più trasparenti e, a tal proposito, sono riportate le esperienze condotte da alcuni comuni italiani, come Ascoli Piceno, Grottammare e San Benedetto del Tronto.
L’interattività, infatti, permette ai cittadini di richiedere informazioni, esprimere opinioni, chiedere risposte personalizzate, controllare l’azione di governo e via dicendo.
Le recenti applicazioni della telematica e dell’elettronica, presenti nelle Smart Cities, possono ridurre notevolmente i tempi e migliorare la comunicazione tra i cittadini e la politica, a patto che venga favorita l’accessibilità ai nuovi strumenti per evitare il famoso “digital divide”, cioè il divario digitale.
La politica e la Pubblica Amministrazione, quindi, devono fornire informazioni più trasparenti ed accessibili; impegnarsi in un reale rapporto costruttivo; favorire il coinvolgimento delle comunità e, azione fondamentale, incrementare l’utilizzo digitale.
Nel primo capitolo, Luigino Pignoloni, specifica subito che un team europeo di scienziati ha individuato le sei caratteristiche per definire una città Smart: economy (la competitività di una città sul piano economico, imprenditoriale e produttivo); people (la propensione a valorizzare il capitale umano); governance (la trasparenza delle procedure dell’Amministrazione e la condivisione dei dati); mobility (la sinergia intelligente tra le infrastrutture del trasporto pubblico, la mobilità privata e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione); environment (le strategie utili per migliorare la qualità dell’ambiente, la limitazione al traffico, la riduzione delle emissioni inquinanti, il risparmio idrico e la raccolta dei rifiuti differenziata); living (la città che garantisce la qualità della vita, l’accesso alla cultura, offre garanzie per la sicurezza e la salute pubblica).
Nelle fasi seguenti della sua ricerca l’Autore offre una visuale generale sul concetto di Smart Cities, termine coniato negli anni Novanta del secolo scorso, e prende in considerazione l’origine e l’evoluzione delle città intelligenti, a partire dal concetto rinascimentale di “città”, per fare, poi, riferimento all’Osservatorio Nazionale Smart City; alle caratteristiche della Rete Civica (in sintesi, un sistema informativo telematico, riferito a un luogo geograficamente delimitato al quale possono partecipare, in modo attivo, tutti i soggetti presenti nell’area stessa) e, nello specifico, alla prima Rete Civica italiana “Iperbole”, sorta, nel 1994, nella città di Bologna, con la relativa piattaforma che aveva come obiettivo far partecipare e interagire i cittadini con le istituzioni della città, operare per la trasparenza amministrativa, la partecipazione ai processi decisionali, la collaborazione e l’impegno civico; quindi, alla nascita dell’Agenda Digitale Europea, nel 2010, e a quella Italiana, istituita nel 2012, con le norme per lo sviluppo della tecnologia dell’innovazione e dell’economia digitale; infine, approfondendo il concetto di “Comunità intelligente”, inserito per la prima volta in una legge dello Stato, nell’ottobre del 2012, con il “Decreto Crescita 2.0”.
Il concetto di Smart Cities, città intelligenti innovative, ha assunto un ruolo importante nella comunità internazionale e diversi progetti di città intelligenti rappresentano ormai il nucleo fondamentale per i piani di sviluppo di numerose metropoli.
Il relativo sviluppo delle comunità è strettamente collegato all’innovazione e al progresso, e sarà inevitabile assistere alla metamorfosi delle odierne città in nuove “smart cities” e, a conferma di tutto ciò, i governi degli Stati e la stessa Commissione Europea, incoraggiano la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie innovative per rendere le città sempre più intelligenti, efficienti, attente ad agevolare il risparmio energetico e contrastare le fonti inquinanti.
L’utilizzo di tecnologie avanzate e di sistemi integrati all’interno delle città garantirà la gestione responsabile, notevoli risparmi e benefici per le amministrazioni: le famose città del futuro, attraverso le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informatica, potranno realizzare il progetto con la partecipazione tra pubblico, privato e società civile, e certamente semplificare la loro gestione nonché migliorare la qualità della vita dei cittadini che, dato imprescindibile, “dovranno essere protagonisti attivi nel processo di progettazione delle città”.
L’attività di studio dell’Autore prosegue analizzando le influenze delle nuove tecnologie sulla democrazia e l’utilizzo del web come supporto ai “processi di partecipazione formali e informali nella gestione dei territori”, prendendo in esame alcune piattaforme web e la loro utilità per partecipare all’attività democratica: giusto per citarne alcune, la Openpolitici, la BiPart, l’Open parlamento e via dicendo.
V’è da sottolineare come lo stesso sottotitolo del libro di Luigino Pignoloni, “La Città intelligente offre nuovi mezzi per facilitare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini alla vita democratica delle Comunità”, prende corpo e forza, diventando espressione di un concetto fondamentale che è caposaldo dell’intera opera.
L’osservazione che ne segue, da parte dell’Autore, è degna di nota e si riferisce ai “cittadini silenziosi” che offrono il loro impegno e credono sia possibile creare una “società migliore”: ecco perché la nuova Smart City riuscirà ad offrire validi strumenti per facilitare la comunicazione e implementare la collaborazione tra l’Amministrazione Pubblica e i cittadini, dato indispensabile per poter disporre di adeguati servizi e permettere di partecipare attivamente e direttamente, come propugnato da alcuni settori della politica negli ultimi anni che, quotidianamente, ci ricordano come l’Italia sia agli ultimi posti secondo i principali rating internazionali della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Il secondo capitolo è dedicato agli Open Data, cioè i “dati aperti”, rilasciati dalla Pubblica amministrazione, che possono essere liberamente utilizzati e ridistribuiti per rendere il governo più trasparente ed efficiente.
Vengono analizzate sia la diffusione degli Open data sul territorio nazionale ed internazionale, che la normativa europea Open data e, infine, il tema dell’Open Government, che consiste nella collaborazione tra governo, cittadini e imprese per rafforzare la democrazia utilizzando le nuove tecnologie.
Nel terzo capitolo si analizzano le caratteristiche della “città senziente”, la città intelligente, capace di rilevare quotidianamente le condizioni urbane con sensori evoluti, raccogliere dati in tempo reale e trasmetterli al sistema centrale per essere analizzati e assumere decisioni sulla base della certezza dei dati.
Vengono, poi, presi in esame sia l’Internet of Things, l’insieme di tecnologie che portano “l’intelligenza” agli oggetti, abilitando la comunicazione con l’utente e la gestione della famosa “Rete”, utilizzata come piattaforma per ricevere e trasmettere dati: il concetto finale può essere definito con l’idea che “la città senziente è il punto d’incontro della smart city e Internet of Things, che cambierà il modo in cui concepiremo il rapporto tra le persone e gli oggetti”.
L’autore descrive, quindi, la “realtà Aumentata”, nuovo strumento di comunicazione delle Smart Cities per creare le Mappe Interattive, con la funzione di individuare facilmente i servizi; così come i “Tour” e le “Guide”, utili per valorizzare il patrimonio culturale; e, infine, i “Video tutorial” per interagire con la Pubblica Amministrazione.
Emerge chiaramente che, per realizzare la nuova smart city, si deve “pensare diversamente”, incrementare l’integrazione tra l’innovazione tecnologica e il cambiamento sociale, oltre ad attivare i processi di “governance urbana partecipata e distribuita”, con riferimento al progetto italiano Smart-planning-Lab della città di Palermo.
Viene chiarito il concetto di City Protocol, il primo sistema di certificazione per le smart cities; spiegato il funzionamento di ArdOmino, un sensore che può “parlare” nel momento della divulgazione del dato; definire gli open data e anche trovare un canale di comunicazione come WhatsApp, ad esempio.
L’Autore prende in considerazione la nuova definizione di smart city, non più solo città digitale, come in passato, ma “integrazione della tecnologia in un approccio strategico, alla sostenibilità, al benessere dei cittadini e allo sviluppo economico, come a perseguire la strategia “human smart city”: una città dove i cittadini e le comunità sono attori principali dell’intelligenza urbana, ecco le advanced smart cities, nelle quali la Banda Ultra Larga diventa basilare e, per tale motivo, è necessario evitare il digital divide, il divario digitale, tra coloro che hanno accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e coloro che ne sono esclusi.
Chiudono il capitolo alcuni riferimenti alla Sharing Economy, favorita dalle nuove tecnologie e dalla condivisione dei dati: l’idea di economia della condivisione che, attraverso piattaforme digitali, ri-propone antiche forme, come lo scambio ed il baratto.
Nel quarto capitolo l’Autore esamina le ragioni per cui le recenti applicazioni della telematica e dell’elettronica, presenti nelle Smart Cities, possono favorire i processi partecipativi.
Mette in evidenza gli obiettivi principali dell’Agenda digitale europea: l’accesso alla Rete; l’alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione; la connettività a banda ultra larga; la partecipazione telematica dei cittadini ai processi decisionali delle istituzioni pubbliche (e-partecipation); descrive, poi, le caratteristiche dell’E-Democracy, sistema politico che utilizza le nuove tecnologie per favorire la partecipazione più aperta e trasparente alla vita pubblica.
Vengono analizzati i mezzi digitali disponibili nelle smart cities per i cittadini che decidono di interessarsi alla vita politica delle loro comunità: in primo luogo, le piattaforme come Openpolis, Openpolitici, Openbilanci, Openmunicipio, Openparlamento, Opencoesione; in secondo luogo, le piattaforme di “partecipazione democratica” come LiquidFeedback, Parelon, Airesis, BiPart, Tu Parlamento, OpenDCN, Meetup: piattaforme che utilizzano i dati dei Comuni per offrire alla cittadinanza servizi d’informazione, monitoraggio, e facilitare la partecipazione attiva alla vita della città.
L’ultima parte del libro fa riferimento alle esperienze di alcuni comuni italiani e, più dettagliatamente, al Comune di Grottammare: le attività dell’amministrazione per facilitare la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini; il progetto App Grottammare, applicazione per smartphone e tablet, con le funzioni documentativa e informativa, che rendono disponibili informazioni per l’iniziativa del “bilancio partecipato”, nel quale i cittadini e l’amministrazione collaborano per valutare come usare le risorse nell’interesse generale della Comunità.
L’iniziativa “Smart Small City”, sopra citata, dimostra come sia possibile realizzare buone pratiche di smart city anche nelle piccole e medie realtà, grazie al supporto delle aziende private: testimonianza concreta che le nuove tecnologie delle smart cities possono rappresentare un utile strumento per facilitare la partecipazione e attuare il coinvolgimento dell’intera comunità e rendere l’attività municipale più trasparente.
In ultima analisi, si può certamente rendere merito a Luigino Pignoloni di aver magistralmente indagato e spiegato il concetto di Smart Cities e tutto ciò che ne consegue, sempre attingendo ad una documentazione precisa ed attenta, costantemente collegandosi alle evidenze di un lungo e proficuo studio della materia, oltre alla naturalezza con la quale è riuscito a riportare teorie e concetti, di sicuro complessi, eppur presentati in modo così chiaro da risultare meravigliosamente “semplici”.
A Lui va il mio plauso, in primis, per la capacità d’indagine dimostrata e la doviziosa ricerca che è frutto d’intenso lavoro e, in secondo luogo, per la sua scrittura da eccelso divulgatore.
Massimo Barile
Smart Cities e processi partecipativi
Introduzione
Da alcuni anni, il termine Smart Cities “Città intelligenti, innovative” è al centro di un importante dibattito della comunità internazionale. Progetti di città e agglomerati intelligenti caratterizzano le agende digitali e i piani di sviluppo municipali di numerose metropoli nel mondo. Nei prossimi anni, grande parte della popolazione mondiale vivrà nei grossi centri urbani.
Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, entro il 2030, il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle città. Gli abitanti delle aree urbane già consumano il 76 per cento delle risorse del pianeta e sono responsabili per l’80 per cento di tutte le emissioni di gas serra.
Lo spostamento della popolazione influenzerà la sostenibilità delle generazioni future di tutto il mondo. Come organizzare la nostra vita quotidiana è un problema globale che influisce su tutti noi. La necessità di migliorare la qualità e la vita della popolazione, accomuna tutti i secoli.
Questo concetto era già presente nelle corti dell’Italia rinascimentale, come si può osservare, alla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, ammirando il quadro “La città ideale” attribuito probabilmente a Piero della Francesca.
Una città dove bellezza e armonia urbana coincidono con la saggezza e la lungimiranza del governo.
Lo sviluppo e l’affermarsi delle comunità sono costantemente legati all’innovazione e al progresso. Diventa un percorso obbligato, la metamorfosi delle attuali città in Smart Cities.
Pertanto i governi di molti Paesi e la stessa Commissione europea incoraggiano lo sviluppo delle tecnologie innovative nelle città.
Attraverso la ricerca e l’innovazione, i centri urbani diventeranno intelligenti, i trasporti e i servizi pubblici saranno più efficienti con meno emissioni inquinanti e risparmi energetici.
Ormai il web pervade ogni secondo della nostra vita; ce ne accorgiamo quando infiliamo lo smartphone nella nostra tasca, quando siamo in ufficio, in strada, al cinema, persino a letto.
Oggi il 35% della popolazione mondiale è connesso a Internet e l’Italia è da sempre considerata una delle nazioni con più smartphone che abitanti; la penetrazione dei dispositivi mobile arriva al 158%.
L’utilizzo di tecnologie avanzate e di sistemi integrati all’interno degli agglomerati urbani potrà garantire sensibili risparmi e benefici per le amministrazioni. Le città del futuro saranno intelligenti perché saranno in grado di semplificare e migliorare le condizioni di vita di tutti e più semplicemente aiuteranno i cittadini a vivere meglio.
La città smart non potrà basarsi solo sulla competizione tecnologica, ma dovrà soprattutto essere una sfida sociale.
I cittadini “Citizen’s”, attraverso le nuove tecnologie offerte dall’ICT, l’industria delle telecomunicazioni e informatica, dovranno essere protagonisti attivi nel processo di progettazione di queste città.
Il coinvolgimento degli abitanti è considerato imprescindibile per la crescita e lo sviluppo del tessuto urbano. La creatività dei cittadini renderà le città più Smartness “intelligenti e competitive”.
Le nostre cities diventeranno Smart: che cosa significa?
Forse non dovremo più alzarci alle cinque per andare al lavoro, oppure preoccuparci del traffico, dell’inquinamento e dei trasporti, dei rifiuti o dell’energia. Sicuramente alcuni di questi importanti quesiti troveranno una soluzione. Come influiranno le nuove tecnologie sulla nostra democrazia, in che modo il Web può essere di supporto ai processi di partecipazione formali e informali nella gestione del territorio? Per rispondere a questi quesiti, dovremmo definire in maniera semplice democrazia e partecipazione politica.
La parola “democrazia” deriva dal termine greco demokratia, composto dalle parole demos (popolo) e kratos (governo). Democrazia significa “governo del popolo”. Possiamo distinguere due forme di democrazia; diretta (o partecipativa) in cui le decisioni sono prese direttamente dal popolo (meglio definito come insieme dei detentori dei diritti politici); rappresentativa in cui le decisioni riguardanti una comunità sono prese dai rappresentanti eletti dai cittadini. La partecipazione politica è definita dall’Istat un fenomeno multidimensionale che si esprime a diversi livelli, istituzionalizzata e non, visibile e invisibile. Si prende parte alla vita politica in maniera manifesta quando si rappresenta il proprio punto di vista in prima persona, andando a comizi, partecipando a cortei, sostenendo finanziariamente oppure svolgendo attività gratuite per un partito; si partecipa, anche quando, pur senza impegnarsi in maniera diretta e visibile, non si è indifferenti a quanto succede nell’arena pubblica; si può dunque parteciparvi quando ci s’informa, quando si parla di politica, quando si ascoltano dibattiti politici.
Spesso, infatti, l’interesse verso il mondo politico e la cosa pubblica non si traduce necessariamente in attività che hanno una chiara visibilità all’esterno.
In questo caso la partecipazione può essere definita “invisibile”.
Sempre secondo il report dell’Istat del 29 ottobre 2014, il 27,4% della popolazione di quattordici anni e più non parla mai di politica (circa 5 milioni di uomini e 9 milioni 400 mila donne) e il 21,4% non s’informa mai. Chi non s’informa mai di politica, nel 63,5% dei casi, indica tra i motivi il disinteresse e nel 28,6% dei casi la sfiducia nei confronti della politica italiana.
Il 12,7% considera la politica, un argomento complicato e il 4,9% non hanno tempo da dedicarvi. Circa 9 milioni 300 mila individui, il 17,7%, non parlano né s’informano di politica, non ascoltano dibattiti politici, e nemmeno partecipano a cortei, comizi, svolgono attività gratuita per un partito o lo sostengono finanziariamente.
La partecipazione politica è direttamente proporzionale alla preparazione scolastica: più il titolo di studio è basso, più la politica è considerata un argomento complicato. Inoltre, più il titolo di studio è alto, più cresce la sfiducia nella politica.
Max Weber era preoccupato che la società moderna, nel tentativo di regolamentare ogni sfera della vita sociale, si trasformasse in “una gabbia d’acciaio” capace di soffocare lo spirito umano, con effetti preoccupanti per il destino della democrazia.
Questo timore sembra materializzato. Considerando plausibile che la democrazia incoraggi il coinvolgimento attivo dei cittadini nella vita politica, la mancanza di partecipazione o la sua limitazione, può portarci a pensare a un regime autoritario. Il coinvolgimento e l’interesse sono essenziali per il nostro vivere quotidiano.
È necessario che si stabilisca un sistema di relazioni tra l’apparato politico, i cittadini, l’impresa e il mondo del lavoro. I processi sociali all’interno delle aziende e nel mondo del lavoro, si allargano e coinvolgono tutto il tessuto economico e sociale di un territorio.
Le decisioni prese da un’azienda influenzano l’intera cittadinanza. Il residente di una comunità è contemporaneamente cittadino per la città e lavoratore per l’azienda. Oggi, persistono ambienti di lavoro, dove alcuni diritti sono negati al lavoratore-residente.
Come aveva detto, nella famosa intervista del 1985 a Torino, Norberto Bobbio: “Una delle promesse disattese della nostra Repubblica democratica, è che la democrazia politica non si è estesa a tutta la società. Ci sono molti luoghi in cui le regole della democrazia sono state instituite, ma non sono osservate come nei partiti o alcuni sindacati. Il centro di potere in cui sarebbe fondamentale estendere le regole democratiche è la fabbrica. Nella fabbrica non esiste un regime democratico, le decisioni sono prese solo da una parte, escludendo i lavoratori.”
Il dipendente non partecipa alle decisioni e alle scelte aziendali (la situazione è peggiorata ulteriormente con approvazione dei cosiddetti contratti a tutele crescenti).
Il lavoratore-residente estromesso dai dibattiti decisionali, “naufraga e si abitua” all’esclusione. Nella vita da cittadino, facilmente assumerà la tendenza ad allontanarsi dai processi partecipativi, con la conseguenza grave, della perdita del senso d’appartenenza a una determinata comunità.
Altro motivo di riflessione è la lentezza delle comunicazioni tra cittadino e amministrazione, ad esempio: la richiesta d’accesso formale ai documenti amministrativi di un Comune, può richiedere fino a trenta giorni. Siamo al paradosso, perché fino a qualche tempo fa, con un semplice smartphone, era possibile collegarsi all’istante, alla Stazione Spaziale Internazionale, con Samanta Cristoforetti (la prima astronauta italiana), attraverso il tweet @AstroSamanta.
L’Italia, inoltre è in fondo ai principali rating internazionali della trasparenza e della corruzione percepita, e la stessa “questione morale” tanto cara a Enrico Berlinguer, non ha ancora trovato soluzione.
L’idea di realizzare questa ricerca parte dalla mia convinzione, che le nuove tecnologie potrebbero favorire e migliorare, i processi partecipativi.
La smart city fornisce una grande quantità di dati e informazioni alla società. Si può chiamare il momento che noi stiamo vivendo come “la società dell’informazione”. “Internet doveva essere uno strumento ideale per favorire la democrazia e lo è ancora. Accedere alle informazioni politiche può essere facilitato in modo che i cittadini possano essere informati quasi quanto i loro leader.”
“Con la buona volontà dei governi, tutti i documenti pubblici, così come un’ampia gamma d’informazioni non segrete, possono essere resi disponibili online,” – ha detto Manuel Castells. – “L’interattività permette ai cittadini di richiedere informazioni, dare voce alle loro opinioni, chiedere risposte personalizzate ai loro rappresentanti. Invece di essere il governo a controllare il popolo, è il popolo che potrebbe controllare il governo, come in realtà sarebbe suo diritto, poiché in teoria è il popolo che dovrebbe essere padrone della situazione”[2].
Le recenti applicazioni della telematica e dell’elettronica, presenti nelle Smart Cities possono ridurre le distanze e il tempo per la comunicazione tra le comunità e la politica.
Le tecnologie smart hanno un carattere aggiuntivo e non esclusivo, non possono sostituirsi ai mezzi e agli strumenti tradizionali della nostra democrazia.
Sono una risorsa fondamentale nel momento in cui si collegano alle forme tradizionali della partecipazione, ma occorre favorire l’accessibilità e usabilità dei nuovi strumenti per evitare il cosiddetto digital divide che può essere di tipo: economico, tecnologico, occupazionale, generazionale, culturale e di genere.
L’assemblea pubblica, il dibattito e il confronto face to face devono restare centrali ed estesi a tutte le parti sociali della cittadinanza.
Ad ogni modo, deve essere precisato che nessuna città può trasformarsi Smart se prima non lo diventa la sua comunità. La partecipazione implica la volontà di tutte le parti, l’Amministrazione, il policy maker e la comunità, di impegnarsi profondamente per un dialogo reale e costruttivo.
La politica e la P.A. devono essere determinate nel fornire informazioni più trasparenti e accessibili possibili, per favorire il coinvolgimento della Comunità. La P.A. deve perseguire l’alfabetizzazione civica e digitale della popolazione. L’intero tessuto urbano, i quartieri e le categorie economiche devono partecipare e dialogare per evitare di creare isole di sfiducia, malcontento o favorire derive populiste.
La ricerca è organizzata nel seguente modo: – Nel primo capitolo affrontiamo il tema generale della Smart Cities, si definiscono le origini, l’evoluzione e le caratteristiche delle città intelligenti. Si parte dal concetto rinascimentale di città, dove bellezza e armonia urbana coincidevano con la saggezza e la lungimiranza del governo, per arrivare passando, dalla prima rete di computer, alla rete civica, all’Agenda Digitale Europea e Italiana, al concetto di Comunità intelligente e alla definizione dell’architettura di Smart City. Termine coniato negli anni Novanta del secolo scorso, dai ricercatori, di due famose multinazionali dell’elettronica IBM e Cisco. Si accenna al “Decreto Crescita 2.0” in cui per la prima volta, è stato inserito il concetto di “Comunità intelligente” in una legge dello Stato.
Descriviamo un percorso per avviare e realizzare una smart city: un progetto urbano che attraverso le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione, si realizza con la partecipazione creativa tra pubblico, privato e società civile e lo studio approfondito dell’ambiente urbano e l’individuazione delle aeree della città su cui intervenire. L’obiettivo è migliorare la qualità e la vita.
Infine si traccia una panoramica sulla nascita delle prime reti di computer nel mondo (BBS di Cleveland) per arrivare alla rete civica italiana Iperbole di Bologna. Una piattaforma che ha l’obiettivo di fare partecipare e interagire i cittadini con tutte le istituzioni della città. La rete civica impiega Internet per la trasparenza amministrativa, la partecipazione ai processi decisionali e la collaborazione. «“Collaborazione come antitesi alla separazione e all’individualismo, la partecipazione del fare insieme, l’impegno civico per la cura e la valorizzazione condivisa del bene comune.” […] “Stiamo parlando del motore che ogni anno, muove migliaia di cittadini e li spinge a inventare soluzioni ai problemi della comunità con l’innovazione sociale. È così che nella Bologna già ricca di associazionismo e cooperazione, nascono e crescono per prime in Italia le Social Street”». – Nel secondo capitolo si prendono in considerazione i cosiddetti open data, i dati aperti rilasciati dalla P.A. che possono essere liberamente utilizzati e ridistribuiti da chiunque: la smart city è il luogo, dove i dati provenienti da diverse fonti, mescolati tra di loro, generano valore sociale.
I dati aperti rappresentano un’incredibile occasione per rendere i governi più trasparenti ed efficienti. Si traccia una panoramica sulla diffusione dell’Open data sul territorio nazionale e internazionale; il riferimento italiano dell’open data è il portale “Dati.gov.it”, il catalogo che raccoglie tutti i dati in formato aperto. Si esamina il valore economico generato del dato aperto. Oggi stiamo vivendo la terza rivoluzione industriale basata anche sui dati, i grandi colossi economici come Facebook, Google o Twitter, e Yahoo in fondo non sono altro che grandi ri-utilizzatori e aggregatori d’informazioni che riescono a generare valore partendo dai dati generati dagli utenti.
Si descrive la licenza Italiana per i Dati aperti, Italian Open Data Licence v2.0 (IODL v2.0) che rappresenta per la P.A. un nuovo strumento per facilitare l’apertura dei dati in loro possesso; una nuova forma di dialogo tra P.A. e cittadini. Si analizza la normativa europea dell’Open data: l’Unione Europea conferisce al riutilizzo delle informazioni del settore pubblico un ruolo primario, per la crescita sociale ed economica dei territori. Con l’espressione “formato aperto” si fa riferimento alla completa accessibilità dei dati e delle informazioni attraverso la rete. Si affronta il tema dell’Open Government (OG) che significa letteralmente “governo aperto”; indica la possibilità che il Governo, i cittadini e le imprese hanno per collaborare insieme per combattere la corruzione e rafforzare la democrazia, utilizzando le nuove tecnologie; il rapporto si fonda su un processo di collaborazione reale, in cui il cittadino (destinatario dei servizi erogati) partecipa alle scelte di governo.
Infine si descrivono lo spazio fisco materiale e la dimensione virtuale della città digitale, presenti entrambi nelle Smart Cities; una città in cui possiamo distinguere due spazi paralleli e interconnessi.
Le nuove tecnologie certamente faciliteranno e miglioreranno il rapporto complementare tra il mondo virtuale e lo spazio reale, ma non sostituiranno la realtà. – Nel terzo capitolo, analizziamo le caratteristiche della città senziente, una city intelligente, che conosce le condizioni del proprio habitat urbano, in grado di rilevare quotidianamente le variazioni di vita della comunità. Una città “dotata di migliaia di sensori che raccolgono dati, in tempo reale e li trasmettono al sistema centrale per essere visualizzati e analizzati, per affrontare al meglio le difficoltà” e assumere decisioni sulla base d’informazioni certe, aggiornate e condivise. Si analizzano l’Internet of Things, quell’insieme di tecnologie che portano “l’intelligenza” agli oggetti, abilitando la comunicazione con l’utente o con altre macchine; la “Rete” è utilizzata come piattaforma di scambio per trasmettere e ricevere i dati: “La città senziente è il punto d’incontro della smart city con Internet of Things, quell’Internet of Things che nei prossimi anni cambierà il modo in cui concepiremo il rapporto tra le persone e gli oggetti”. Si osservano i sensori, considerati come gli “organi intelligenti” del Web, perché in grado di monitorare ogni tipo di variazione ambientale e facilitare una nuova descrizione del mondo.
Si descrive la realtà Aumentata, un nuovo strumento di comunicazione delle Smart Cities per creare Mappe Interattive per individuare facilmente i servizi; Tour e Guide per valorizzare il patrimonio culturale e Video tutorial disponibili per interagire con la P.A. Si traccia una panoramica su alcune esperienze europee e italiane; in cui il concetto di città intelligente si arricchisce di una nuova visione che pone “al centro il cittadino”.
Per realizzare la nuova smart city dovremmo iniziare a pensare diversamente dal “dream in the box”, quella specie di prefabbricato precostituito che offrono alcune multinazionali, “Dovremmo essere più interessati all’integrazione tra l’innovazione tecnologica e il cambiamento sociale.” […] “A noi, interessa passare dall’internet delle cose, a un’internet delle idee, dei progetti, delle visioni”.
La citta deve essere il posto migliore per avere un’idea e per realizzarla. Si fa un approfondimento del progetto italiano Smart-planning Lab di Palermo, definito come attivatore dei processi di “governance urbana partecipata e distribuita”.
All’interno del laboratorio è rilevante l’attività dell’Università, per organizzare seminari e corsi di specializzazione per i tecnici della P.A. e i cittadini, affinché gli stessi Smart Citizens fruiscano dei risultati e dei servizi proposti. Si fa un accenno all’infosfera definita come globalità dello spazio delle informazioni che include sia il cyberspazio (Internet, telecomunicazioni digitali) e i mass media classici, rilevando che: collegando i sensori, la comunicazione e l’intelligenza si creano nuove entità. Si chiarisce il concetto di City Protocol il primo sistema di certificazione per le smart city, utilizzabile da qualsiasi città nel mondo.
Si spiega il funzionamento di “ArdOmino” un sensore che può “parlare” nel momento della divulgazione del dato; costruire delle frasi per raccontare e definire open data; realizzare delle animazioni durante un’emergenza e trovare un canale di comunicazione sociale come Twitter o WhatsApp.
Si prende in considerazione la nuova definizione di smart city, che non può essere più quella del passato di “città digitale”, ma il concetto deve diventare più articolato e complesso. Smart city è l’integrazione della tecnologia in un approccio strategico, alla sostenibilità, al benessere dei cittadini e allo sviluppo economico, si deve perseguire la strategia human smart city.
Una città, dove i cittadini e le comunità sono gli attori principali dell’intelligenza urbana. Abbiamo bisogno di città senzienti, più collaborative e più comunicative ossia advanced smart cities, che offrono la possibilità alla popolazione di essere parte attiva e centrale nel progetto. Si fa riferimento alla Banda Ultra Larga: basilare per la città senziente.
Si afferma la necessità di evitare il cosiddetto digital divide, (divario digitale), il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso. Si accenna all’espressione matematica per realizzare la città “perfetta”.
Infine si fa riferimento alla Sharing Economy favorita dalle nuove tecnologie e dalla condivisione dei dati; l’economia della condivisione o della collaborazione, che attraverso piattaforme digitali ri-propone antiche forme come il baratto e lo scambio. – Nel quarto capitolo, si esaminano le ragioni per cui le recenti applicazioni, della telematica e dell’elettronica, presenti nelle Smart Cities, possono favorire i processi partecipativi.
Si definiscono le tecnologie presenti nelle città intelligenti, che riducono le distanze e il tempo per la comunicazione tra le comunità e la politica. Si traccia una panoramica sulle ragioni che hanno trasformato le caratteristiche delle telecomunicazioni in un aspetto fondamentale delle città intelligente. Si specificano gli obiettivi principali dell’Agenda digitale europea: l’Accesso alla Rete, l’alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione, la connettività a banda ultra larga, e la partecipazione telematica dei cittadini ai processi decisionali delle istituzioni pubbliche (e-partecipation).
Si descrivono le caratteristiche E-Democracy. Un sistema politico che utilizza le nuove tecnologie per favorire una partecipazione più aperta e trasparente alla vita pubblica.
Si fa un accenno alla prima Costituzione europea 2.0 realizzata in modo aperto e condiviso: la Costituzione dell’Islanda. Si esaminano i mezzi digitali disponibili nelle smart cities, per il cittadino che decide di interessarsi alla vita politica della sua comunità. In particolare si prendono in considerazione le piattaforme proposte dall’associazione Openpolis: Openpolitici, Openbilanci, Openmunicipio, Openparlamento, Opencoesione.
Si analizzano alcune piattaforme cosiddette di “partecipazione democratica” come: LiquidFeedback, Parelon, Airesis, BiPart, Tu Parlamento, OpenDCN e Meetup.
Piattaforme che utilizzano i dati dei Comuni per offrire alla cittadinanza servizi d’informazione, monitoraggio e per facilitare la partecipazione attiva alla vita della propria città.
Riportiamo l’esperienza del Comune di Grottammare: analizziamo quale tipo di attività, sono state attivate dall’amministrazione per facilitare la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini.
Presentiamo il progetto “App Grottammare”, un’applicazione per smartphone e tablet, con due funzioni principali, una documentativa e altra informativa che rende disponibili informazioni per l’iniziativa del “bilancio partecipato”, in cui, Cittadini e Amministrazione collaborano per valutare come usare le risorse nell’interesse generale della Comunità.
Si accenna all’iniziativa “Smart Small City” che dimostra che si possono realizzare buone pratiche di smart city anche nelle piccole realtà, attraverso il supporto delle aziende private per le risorse e il know how che i Comuni non hanno.
Infine, attraverso le interviste agli assessori dei Comuni di Ascoli Piceno, Grottammare e San Benedetto del Tronto, diamo testimonianza concreta che le nuove tecnologie presenti nelle Smart Cities possono rappresentare un utile strumento per: – facilitare la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori della Comunità; – rendere l’attività municipale più trasparente.
Ringraziamenti
Desidero ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura dell’opera con suggerimenti, critiche e osservazioni: a loro va la mia gratitudine, anche se a me spetta la responsabilità per ogni errore contenuto.
Ringrazio anzitutto il professor Marco Giovagnoli ed il dott. Amedeo Aureli: senza il loro supporto e la loro guida sapiente questa libro non esisterebbe. Proseguo con gli assessori dei Comuni intervistati, in particolare:
Luca Spadoni, Assessore alla Partecipazione con delega alla Trasparenza e Innovazione, del Comune San Benedetto del Tronto; Michela Fortuna, Assessore all’Innovazione con delega alla Smart Policy e Agenda Europa 2020 del Comune di Ascoli Piceno; Pier Paolo Fanesi, Coordinatore dell’Ufficio Relazione con il pubblico e Bilancio Partecipativo, del Comune di Grottammare; Stefano Novelli, Consigliere Delegato alla Partecipazione e Innovazione Tecnologica, del Comune di Grottammare; Enrico Piergallini, Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Grottammare.
Per la loro disponibilità ad ascoltare ed interpretare le mie esigenze, facilitando la mia ricerca. Un ringraziamento va ai colleghi ed in particolare agli amici, Marco, Zefferino, Sauro, Sergio, Bea, Giusy, altri conosciuti durante di questi anni di studio, per il loro supporto morale, la loro disponibilità a discutere di qualsiasi argomento e l’amicizia che mi hanno sempre dimostrato.
Capitolo primo
SMART CITIES: LE CITTà DEL FUTURO
1.1 Origini ed evoluzione delle città intelligenti
Il concetto di città intelligente “Smart Cities” assume significati diversi secondo il periodo storico. Oggi, sempre più frequentemente si sente questa espressione. Eppure il termine rischia di rimanere generico e privo di una visione condivisa su scala mondiale.
La necessità di migliorare la qualità e la vita della popolazione, accomuna tutti i secoli. Possiamo riportare lo sviluppo della concezione delle città intelligenti al periodo rinascimentale.
Le città del Rinascimento sono fiorite con le stesse motivazioni che le Smart Cities intendono oggi rappresentare. Città dove bellezza e armonia urbana coincidono con la saggezza e la lungimiranza del governo. Il termine Smart Cities nasce negli anni Novanta del secolo scorso, per opera di ricercatori e uffici commerciali, di due famose multinazionali dell’elettronica: Cisco e IBM.
Le due multinazionali americane hanno progettato una città con un forte contenuto di automazione, utilizzando le tecnologie dell’ICT.
La proprietà principale della City intelligente è soprattutto la collaborazione tra città e cittadini, perché è la maniera per assicurare una migliore qualità della vita.
Un esempio, è sicuramente quello che accadde nel lontano 1854, quando a Londra si diffuse il Colera. L’epidemia appariva inarrestabile, un giovane medico John Snow decise di annotare le centinaia di decessi sulla mappa della città. Epicentro del contagio fu individuato in una fontana del quartiere di Soho. Con la chiusura della fontana, il contagio rallentò.
Per la prima volta nella storia, informazioni generate in maniera consapevole dai cittadini furono utilizzate per risolvere i problemi di una metropoli, era l’alba della Smart City: la città intelligente.
In seguito con lo sviluppo tecnologico sono arrivati e le reti elettriche, telefoniche e informatiche. Le energie rinnovabili, le auto elettriche, i lampioni e i semafori intelligenti, la fibra ottica, il Wi-Fi libero, il car sharing, lo smartphone e molte altre applicazioni che possono sfruttare le tracce che ogni giorno, lasciamo al nostro passaggio: i big data.
Sicuramente la disponibilità e il buon utilizzo delle informazioni contribuiranno a rendere le città migliori.
Con il passare del tempo, evoluzione dell’espressione Smart City ha assunto, il significato di una città caratterizzata da un uso intelligente e ampio delle tecnologie digitali. Oggi siamo in grado di costruire habitat urbani completamente cablati e regolati da sensori evoluti.
Le nuove Smart Cities evocano anche scenari da “grande fratello” e minacciano la vita privata e la libertà dei loro cittadini. Non sempre lo sviluppo tecnologico e il rispetto dei diritti dei cittadini viaggiano su linee parallele. A preoccuparci saranno le metropoli del 2030, dove si concentreranno quasi cinque miliardi di persone, a loro occorrerà assicurare i diritti che oggi sono ancora negati. Trasporti più rapidi, aria pulita, cure senza attesa, partecipazione alla vita politica e maggiore tempo libero. Negli ultimi 15 anni, l’evoluzione della definizione di Smart Cities si è caratterizzata:
- Per gli anni dell’inizio del 2000: come una città digitale. – Per gli anni della metà del 2000: come una città socialmente inclusiva. – Per gli anni dell’inizio del 2010: come una città con più qualità della vita.
È in atto un processo di trasformazione che cambierà il nostro modo di vivere. Le città del futuro saranno intelligenti soltanto se capaci di utilizzare, attraverso un governo partecipato, le competenze e le abilità dei cittadini per semplificare e migliorare le condizioni di vita, con la gestione responsabile di tutte le risorse naturali.
1.2 Caratteristiche
Nell’arco dell’ultimo decennio, qualificati organismi di ricerca, istituzioni, università e aziende hanno contribuito a individuare vari significati dell’espressione “Smart City”: il termine è diventato sinonimo di una città caratterizzata da un uso intelligente ed esteso delle tecnologie digitali.
Unico fattore comune, alle principali definizioni oggi proposte, è quello di città sostenibile.
Le città Smart possono essere caratterizzate secondo differenti assi o dimensioni principali, come specificato nella ricerca realizzata dall’European House-Ambrosetti per conto di ABB.
Osservando la tab. 1, è possibile rilevare che: – La sostenibilità ambientale è l’unico aspetto comune a tutte le focalizzazioni. Questo significa che il corretto e dinamico utilizzo delle risorse sta diventando prioritario per i futuri abitanti delle città. – La qualità della vita e gli stessi elementi più fortemente considerati sociali (come l’istruzione, la sanità e la governance partecipativa) sono indicati in modo esplicito solo nelle focalizzazioni provenienti dal mondo accademico. – L’ICT è presente in tutte le focalizzazioni ad eccezione dell’EU SET PLAN. Questo indica l’importanza delle nuove tecnologie delle comunicazioni, perché diventeranno strategiche per le nuove infrastrutture delle città. – La mobilità è un elemento diffuso in quasi tutte focalizzazioni ad eccezione dell’EU SET Plan, del MIT SENSEable Lab e della compagnia Accenture.
In ambito europeo, un team costituito da alcuni scienziati del Politecnico di Vienna, in collaborazione con ricercatori del Politecnico di Delft e dell’Università di Lubiana diretto dal Dr. Rudolf Giffinger, ha esaminato 77 città europee di media grandezza: (Vedi Tab. 1)
Sono state individuate le sei caratteristiche per definire una città “Smart”: Economy, people, governance, mobility, environment e living. (Vedi Tab. 2)
- Smart economy valorizza le specifiche che caratterizzano la competitività di una città sul piano economico, imprenditoriale e produttivo. Una città che favorisce le migliori condizioni per lo sviluppo delle imprese e dell’innovazione.
- Smart people esalta il capitale umano stimolando la crescita professionale, le conoscenze, la creatività e la pluralità etnica.
- Smart governance, favorisce la trasparenza delle procedure dell’amministrazione e l’apertura e la condivisione dei dati (open data). Stimola il coinvolgimento dei cittadini nei processi partecipativi.
[continua]
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