UOMINI NEL TEMPO
Geminiano stava camminando per la città quando, ad un tratto, giunto nella piazza del municipio, vide, proprio a ridosso dell’edicola, uno strano marchingegno. Erano le tre del pomeriggio, c’era un sole cocente e, soprattutto, non si vedeva anima viva. Il ragazzo, fortemente incuriosito, si mise a scrutare a fondo lo strano oggetto rosso, ad altezza d’uomo, e si accorse che presentava una porta, per di più aperta. A prima vista dava l’impressione di essere un servizio igienico però non vi era alcun cartello a pubblicizzarne l’uso. Cosa ci faceva un servizio igienico in mezzo alla piazza, per di più accanto ad un’edicola? Geminiano era indeciso sul da farsi poi pensò di entrare per capire qualcosa di più. Si trovò di fronte un pannello con i seguenti numeri: 765 – 1495 – 1777 – 1858 – 1911 – 1994. Di lato vi era scritto: “se vuoi tentare l’avventura inserisci un euro e premi uno dei bottoni numerati. Con una sola moneta vedrai cose incredibili”.
Geminiano rovistò nei pantaloni con le mani per vedere se possedeva spiccioli e, trovata una moneta da un euro nella tasca destra, tra il fazzoletto ed il portachiavi, la inserì nell’apposita fessura. Poi così, come per gioco, decise di premere il tasto 1495. Improvvisamente il marchingegno cominciò a roteare ed a diffondere musica rinascimentale di Bartolomeo Tromboncino. In un attimo, tra molto fumo, il nostro Geminiano si trovò catapultato in piena estate, affacciato alla finestra del Palazzo Trincadini mentre la città di Pontremoli stava bruciando. Vide gli Svizzeri che trucidavano gli abitanti, i tetti delle case che andavano a fuoco. Un vero scempio! Il povero Geminiano scese a quattro a quattro gli scalini dell’antico palazzo cittadino e cercò di guadagnare la piazza tra urla, imprecazioni e fiamme. Riuscì a ritrovare il rosso marchingegno anche se un soldato tentò di ostacolare il suo cammino. Il ragazzo riuscì a svignarsela semplicemente dicendo all’armigero: “Chi è quella bellissima contadina?” A queste parole il soldato si voltò e Geminiano riuscì ad entrare nel marchingegno. Compreso l’arcano il ragazzo capì che quelle cifre indicavano epoche storiche, così cercò di tornare al presente e, seguendo gli unici numeri indicati, decise di premere il 1994.
Improvvisamente udì la voce del grande Andrea Bocelli che interpretava “Il mare calmo della sera” e, come d’incanto, si ritrovò nell’aula magna dell’Università di Parma a discutere la tesi di laurea. Ebbe così l’immensa gioia di rivivere un momento davvero importante della sua vita. I docenti dell’ateneo ascoltavano quanto andava affermando il professore di storia del teatro. Ogni tanto il ragazzo interloquiva per far comprendere a tutti che aveva costruito quella tesi con tanta passione e cercava di sottolineare quanto materiale inedito vi fosse. Con grande commozione rivide i suoi genitori: la madre, vera colonna della famiglia da quando il marito aveva avuto un’emorragia cerebrale, ed il padre che, nonostante un recente delicato intervento al pancreas, era lì, a testimoniare il suo affetto per il terzo figlio, felicissimo di vederlo laureato.
Giunse il momento del verdetto: i componenti della commissione fecero appena in tempo a sottolineare, alzandosi in piedi, il 110 e lode che il nostro Geminiano fu prontamente risucchiato in un vortice all’interno del marchingegno. Una scritta lampeggiante, infatti, scorreva sul pannello: “Tempo scaduto! Tempo scaduto!” Geminiano tentò di premere nuovamente 1994, desideroso di poter rivedere ancora per una volta i suoi genitori, ma il marchingegno non dava segni di vita. Mentre sulla sua guancia scorrevano veri lacrimoni, come per incanto apparve la scritta 765, scelta dalla strana macchina. Tra i suoni di un canto gregoriano ecco Geminiano catapultato in una situazione terribile: nel mese di marzo, mentre le stelle sembravano cadere a terra e tutti credevano si trattasse della fine del mondo. Il ragazzo, pur intimorito per l’atmosfera di massa, in cuor suo stava provando una sensazione straordinaria: l’aver rivissuto il momento della laurea, accanto ai suoi genitori, gli aveva fatto male per il senso di nostalgia di non poterli più rivedere se non nella vita eterna e bene perché aveva riscoperto l’unità e la serenità della famiglia. Tutto sommato quelle stelle che sembravano aggredire gli uomini gli apparivano come gradite, quasi lo potessero avvicinare ulteriormente alle persone care che la terra non gli avrebbe mai più donato. Le guardava con disincanto, mentre gli altri abitanti fuggivano in preda al panico. Anche questa volta fu il marchingegno a risucchiare Geminiano ricordando che il tempo era scaduto.
Al ragazzo erano rimaste tre date fatidiche. Geminiano schiacciò il 1911 ed ebbe l’ingrato compito di trovarsi, tra le note del Lupo mannaro del grande ricercatore di numeri primi Luigi Poletti, nel momento in cui cercarono di trafugare dalla chiesa dei Santi Francesco e Colombano di Pontremoli la splendida Madonna con il bambino in marmo attribuita allo scultore Agostino di Duccio. Geminiano questa volta non fuggì e, da buon cronista, annotò tutto quanto aveva visto. Non fece a tempo a leggere l’articolo del 9 luglio su “Il Marzocco”, che attribuiva a Peleo Bacci, della Soprintendenza di Pisa, ed a Manfredo Giuliani, ispettore onorario dei monumenti a Pontremoli, il merito di aver impedito il trafugamento, poiché essendo già scaduto anche questa volta il tempo a sua disposizione il marchingegno lo risucchiò. Erano rimasti due numeri: 1777 e 1858.
Geminiano optò per il 1777. Questa volta la musica del maestro di cappella Pietro Guglielmi di Massa che lo fece approdare direttamente in un palco del Teatro della Rosa di Pontremoli era corrispondente alla situazione: andava in scena, infatti, “La sposa fedele”. Il ragazzo ebbe modo di applaudire, fra gli altri virtuosi di canto, Luigi Galli di Prato. Risucchiato per l’ennesima volta Geminiano schiacciò il pulsante 1858, sapendo che in quel periodo la sua amata città faceva parte del Ducato di Parma, storica terra di belle signore.
Sulle note del Sigfrido di Wagner Geminiano si trovò nuovamente al Teatro della Rosa ma si accorse che molto era mutato: vi erano quattro palchetti in più, inoltre erano sparite le decorazioni del glorioso Contestabili e pure lo stemma del Granducato di Toscana era stato sostituito con quello dei Borboni. Sul palcoscenico non vi era una rappresentazione musicale o teatrale come si sarebbe potuto aspettare bensì si scontravano due lottatori, che se le diedero di santa ragione: alla fine fu il fiorentino Raffaello Scali a prevalere su Giacomo Montagna della Santissima Annunziata, ma la gente non era dello stesso avviso, così si scatenò il parapiglia. Geminiano seguì tutta la vicenda: il lottatore fiorentino fu scortato dalle guardie del Commissario di Polizia sino alla piazza grande tra fischi, urli e schiamazzi. In piazza i sostenitori del Montagna si dispersero ed il nostro Geminiano pensò bene di rientrare nel marchingegno desideroso di conoscere quale potesse essere il suo futuro visto che i numeri erano terminati. Appena aperta la porta udì le note di “Tamagochi” e, stupito, rivide dai vetri della scatola rossa l’edicola, segno inconfondibile del fatto che era tornato finalmente all’anno 2007. Prima che fosse troppo tardi decise di uscire da quella macchina infernale e si diresse verso il municipio. Lì incontrò Nicolò che gli disse: “Ci vieni questa sera a sentire il concerto al Teatro della Rosa?” E lui: “Cosa danno?” Nicolò, esterrefatto, gli disse: “Come, non te l’hanno detto? Tamagochi!” E Geminiano: “Ma io l’ho già sentito!” E Nicolò: “Ma allora sei suonato! Lo danno in anteprima questa sera!” E Geminiano: “Penso di no!” poi, un po’ trasognato, affermò: “Quello di oggi è stato un pomeriggio davvero intenso e sento il bisogno di riposarmi.” Nicolò si mise a ridere: “Ma se sono le tre e mezza! Deve ancora cominciare il pomeriggio! Stai diventando troppo pigro!”
Geminiano, sconvolto, decise di tornare verso casa consapevole di aver vissuto più di una vita nell’arco di appena mezz’ora e, soprattutto, certo di non poterlo raccontare a nessuno a meno di non voler essere preso per pazzo.