Massimiliano Sonsogno - Racconti scontati
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa 12x17 - pp. 134 - Euro 11,50 ISBN 978-88-6037-8224 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: immagine di Edoardo Catozzo Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario J. Prévert 2009 PREFAZIONE Matematico in fieri, musicista, autore e attore teatrale, scrittore. Queste alcune attività di Massimiliano Sonsogno che, dopo la raccolta di poesie “Basta sorridere”, torna con i “Racconti scontati”. Figlio di un tempo che ha generato molti casi editoriali non ne è però un epigone e di questo gliene sono grato. Non è da tutti essere epigone di tali scrittori: meglio non provarci nemmeno. Matteo Daghetta Racconti scontatiDedicato LA CITTA’ DEI SOGNI Per un sorriso come il suo vale A Lucia, che vorrei potesse C’era una volta, da qualche parte nel tempo e nello spazio, una città dove vivevano i sogni. Oggi è una bella giornata nella città dei sogni, il cielo riverbera la luce fioca di un sole ancora lontano dal sorgere – forse stamattina è stanco anche lui e ha deciso di dormire ancora cinque minuti – e l’erba si gode ancora per qualche minuto il fresco della rugiada – il cielo deve aver pianto parecchio questa notte, forse per far compagnia a qualcuno. – C’è una nuvola in lontananza, sembra la pecorella smarrita della parabola, ma non verrà nessuno a prenderla questa volta. Forse è volata davvero troppo lontano e nella sua libertà, forse, troverà la sua fine. Si perde tra gli alberi all’orizzonte, come inghiottita da un enorme mostro dei denti verdi e aguzzi.
Di notte, proprio mentre il resto del mondo (esclusi quelli che di notte si guadagnano di che vivere lavorando e quelli che si guadagnano di che morire) è avvolto di lenzuola e abbracci, loro – i sogni – si svegliano e, sembra incredibile, ma vivono. È difficile da spiegare, e non pretendo che crediate a quello che sto dicendo, ma in questa città, tutti i sogni che avete mai avuto, che avete fatto, che forse ora avete dimenticato, hanno preso vita, rubandovi un po’ della vita che portate dentro di voi. Vivono finché vivono in voi e trovano la morte quando smettete di sognarli.
Mentre il sole comincia ad arrossare il velo celeste che Dio deve averci messo sopra per non vedere ciò che facciamo – non per la privacy, ma forse perché un po’ si vergogna, i sogni, o almeno la maggior parte di loro, torna nelle proprie case, a riposare. Restano soltanto i sogni ad occhi aperti, quelli che hanno una forza tale da trovare motivo di esistere anche in pieno giorno, mentre si lavora, mentre si cerca disperatamente di risolvere un problema e mentre tutti ti dicono che i tuoi sogni sono irrealizzabili.
Camminano lenti, gli altri, dietro alla bara e si chiedono quando toccherà a loro.
I sogni che hanno questa fortuna tornano bambini, e restano bambini. Come se la vita di chi li ha sognati per anni, miracolosamente passasse a loro e li riportasse al periodo più bello che esista, fatto di gioco e allegria e innocenza e senza paura, di morire. I bambini rallegrano la città dei sogni con il loro vociare sguaiato, con le loro corse, i loro pianti e i loro sorrisi. L’unica sfumatura di speranza nell’arcobaleno in bianco e nero che soffoca questi sogni che non sanno se vedranno un domani.
Mazar, il sogno di un giovane ragazzo che non ricordo di preciso dove abiti, da qualche giorno è malato. È il sogno di avere una famiglia tutta sua – quello di avere una famiglia che lo ami è già morto da tempo. – Sta morendo lentamente perché è nata Waira, il sogno di una dolce ragazza dagli occhi grandi che sogna la libertà e non ha tempo di assecondare un uomo che ha dei sogni assurdi.
Ho conosciuto un’infinità di sogni, alcuni piacevoli, altri tremendi. Ne ho visti morire a migliaia, e ne ho visti tornare bambini quattro o cinque e in quegli occhi ho visto la felicità di un’anima che si unisce ai propri sogni. Ho visto cose che non pensavo esistessero e che nessuno, se non è stato qui, può capire. Mi hanno dato il permesso di stare con loro. Perché tra poco non avrò più sogni. Me n’è rimasto solo uno e sono giorni che gli stringo la mano aspettando che se ne vada. Forse domani sarà il giorno giusto, Waira, il sogno di libertà della donna che amo, sorriderà una volta di troppo e a Mazar, il mio sogno di avere una famiglia tutta mia, non reggerà il cuore. Contatore visite dal 11-11-2009: 2704. |
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