Evanescenze

di

Michela Garella


Michela Garella - Evanescenze
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12X17 - pp. 38 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6037-9740

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In copertina: fotografia di Bruno Darlante


Pubblicazione realizzata con il contributo de
Il Club degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario J. Prévert 2010


Prefazione

Nel continuo flusso di pensiero della silloge di poesie “Evanescenze” di Michela Garella, scorrono le emozioni, goccia a goccia, come da un distillato vitale, accompagnate dalle percezioni più intime e da una profonda attenzione che tende a riscoprire l’essenza del ricordo in un recupero memoriale sovente alla ricerca di qualche “intima risposta”.
La sua poesia nasce proprio da questa ricerca costante dell’autentico significato del vivere, della sostanza vitale che offre la possibilità di guardare il mondo con il cuore, avvolta dall’eco di voce e ammantata da abbandoni al passato, permeata da evanescenze dell’oblio, quasi in una sorta di “lamento interiore” che deve trovare uno sfogo, una via d’uscita per non soffocare l’animo.
E poi v’è la volontà di immergersi nella vita con le sue contraddizioni, con le difficoltà che il cammino sempre presenta, con le fragilità che portiamo con noi.
Come viaggiatrice nel tempo, come viandante nelle atmosfere del passato, Michela Garella constata che il tempo stesso lascia segni indelebili sulla pelle e nell’animo, che sentire il senso di abbandono porta in superficie le molteplici apparenze e le rende visibili: si avverte fortemente il senso del tempo, la percezione del lento svanire, la “polvere dell’eterno” nel “travaglio” del divenire, nell’enigma del divenire del tempo.
Ecco allora che diventa fondamentale spiccare un “volo nella memoria” perché si riesca a creare sempre l’oasi di serenità nel nostro cuore, cercando di fermare gli spiragli di luce che possano illuminare le “ombre del desiderio” come ad avvertire che nei “chiaroscuri v’è il significato mero dell’esistenza”: un’immersione lenta nel “silenzio delle profondità dell’Io solitario” e poi l’emersione dalla memoria con le preziose immagini e le visioni pervase da estrema rievocazione che portano in superficie le “evanescenze dell’Essere davanti all’Infinito” e, a volte, sembrano “perpetuare nel sogno la ricerca clandestina dell’estasi”.
Michela Garella, con abilità percettiva e profonda sensibilità, capta il più labile segno, l’infinitesimale traccia che riconduce ad una visione poetica costantemente protesa ad esaltare ogni emozione e percezione, alla ricerca del “cuore”, del nucleo pulsante della visione, della memoria rievocata, dei “sussulti dell’anima”, dei “desideri più intimi”: quasi a calarsi liricamente in una sospensione che vuole fermare il tempo nel mondo interiore, nel “sentire” più segreto e profondo.
Da quello che Michela Garella chiama il “regno del nulla”, emergono le parole che vengono plasmate con i “riverberi delle emozioni” in un perenne inseguirsi che conduce ad una lenta dissolvenza in una luce stupefacente.
Infine la presa d’atto della difficoltà di rendere ben evidente la propria identità, affermata con coraggio, perseguita con decisione fino alla poesia che chiude la silloge, intitolata “Ad un poeta”, che recita così: “Strana è l’arte del poeta/s’accosta sempre al silenzio/per attinger da esso ispirazione sublime/nel dialogar in solitudine con il suo alter ego/sperando d’esser compreso dagli altri nel suo vero io”.
Michela Garella alimenta questo dialogo incessante e sempre proteso a offrire una conoscenza di sé che sia autentica, vera ed effettiva, senza indugi o false maschere, senza enigmi né misteri, ma coraggiosamente diretta ad una affermazione, sic et simpliciter, del proprio “vero Io”.

Massimo Barile


Evanescenze


Ad Ivrea

Evanescenti appaiono i ricordi dell’infanzia
come i bagliori dell’alba d’un giorno soggiogato
dalla foschia
dove la Dora scorre torbida sotto il dominio
dell’antico castello
ed i toni del grigio sovrastano il paesaggio
canavesano;
fluiscono l’emozioni nel pensar a te che riposi
sull’altura di Oropa
e, nell’attesa vana di quei passi familiari che non
giungeranno
immagino la Serra come una barriera che mi
separa dall’infinito.


Il dolore del passato

Straziante è nel ricordo quel lontano giorno a
primavera,
come una lisca conficcata nella carotide del passato
mi solca l’animo, inorridito dalla tua precoce
perdita
in ogni attimo vitale, nel trangugiare l’errore mio
dell’esistenza.


In un sol’attimo

Volubile,
in una data da destinarsi
viaggia l’essenza del ricordo,
dai segni tangibili del tempo
attinge l’eco dell’emozioni pure
per adagiarsi amante del passato
o, perpetuarsi sposa del futuro
e, non comprender mai l’esigenza dell’enigma del
presente.


Viandante del tempo

Docile essenza, quasi mia, sull’alter-ego ti posasti,
dalla marea eterna del ricordo giungesti al presente
e, nel dogma pressante del vivere
di te fu subito un solo, semplice, voluto nome.
Eppur, leggiadra, l’epoca fu tua,
di quel guerriero al qual alzasti, voluttuosamente,
la corazza
di quella monaca che fosti
per poi mai più indossare il sacro velo;
e, tutto fu di noi un solo sommerso, continuo,
accennato amore
nel ricercarci involontario, reciproco ed equivoco
del destino.


Riflesso

Goccia su goccia s’è fatto torbido il torrente delle
emozioni
in un sera in cui la bora sconvolge gli alberi del
litorale desertico
e la pioggia incessante inveisce contro i segni d’un
Marzo prematuro;
opaco è il mio respiro sulla vetrata di casa,
velato nel ricordo il tuo sparuto viso di anziano,
eppur la sensazione intima nel più stupito eco
interiore
ti riporta a me vivido come se allora fosse adesso
per avvertir nell’io che il tempo è solo un’opinabile
concetto.


Attimo fuggevole

Fuggevole è l’attimo
nell’intonaco del tempo
è un granello di polvere dell’eterno
sospinto dal vento perenne dei desideri
verso la marea continua della vita.
In un brivido esistenziale
cedo brevemente al richiamo dell’ombra
per non più esistere tra i raggi del sole,
per non più piangere il travaglio del divenire
ed adagiare la mia anima, per poco, sulla sponda dello sconosciuto.


Divenire

Sola, nel silenzio
accompagno l’anima e la consolo
nell’enigma eterno del divenir del tempo
per trattenere sulle labbra un sorriso amaro
all’incontrarsi, lascivo, della luna a un nuovo giorno.


Al tramonto

Toni argentei ed iridescenti della sera incontran
l’onda
d’un mare stanco d’una giornata afosa d’agosto,
nello sparir del caldo giorno, quando il rosso è proprietà unica del sole,
con la pelle intrisa di gocce di sudore m’abbandono
ai sacri gesti del tramonto
per perpetuar, a viva voce, l’ascolto delle molteplici
appariscenze dell’imbrunire.


Chiaroscuro

Ombra del desiderio
attesi l’attimo furtivo
per incontrarti nel viale del tramonto,
per colloquiar con te notturne emozioni,
per inseguir la luce che termina nel buio.
Poi capii che nel chiaroscuro v’è il significato mero
dell’esistenza
e, vagabondai per soggiacere ai piaceri umbratili
del ricordo,
per scolpirmi falena nell’aurea della memoria,
per soggiogarmi al tuo etereo, eterno cero,
e, sola e, sottovoce, compresi gli intrinsechi misteri
del crepuscolo.


Per non dimenticare

Inerme, sul lato destro del fianco
lasciasti la schiavitù fisica all’era del ricordo,
tra molti fosti scelto d’azzardo
per il m omento più intimo dell’oblio,
nessuno a cui confessare un rimorso o una
preghiera,
né lettera da inviare ai tuoi più acerrimi aguzzini,
solo un fumo acre ad Auschwitz all’approssimarsi
della sera
e, la percezione intrinseca d’esser un nuovo,
involontario eroe.
Di sola cenere è la parvenza umana al divino,
il nulla s’approssima all’io nella mancanza
d’umanità,
quando l’ombra avvilisce il sole nel convocare il
buio
gli echi della notte risuonano delle voci del silenzio
per mai più dimenticare.


Di sole stelle

Nuove umbratili emozioni ci assiston
all’approssimarsi della sera
mentre si dialoga con l’oscurità il diletto dello
spirito
e, nei toni sgargianti d’un unico, eterno, immenso
amore
si civetta con i sogni qualche intima risposta,
nell’esigenza vera dell’oblio,
quando di sole stelle si colloquian i più reconditi
desii
per progettar su di isole deserte un ritrovato credo.


Riverberi

Vagano l’emozioni da questa spiaggia di sabbia
opalescente
per perdermi nel silenzio delle profondità dell’io
solitario
in una distesa che digrada dal turchese al blu
ceruleo
ed approdare col sentire a nuove, estatiche sponde
dove si ode in lontananza l’intima voce dell’Oceano.
Come sospinta dal flusso incessante della corrente
del pensiero
emergo dai ricordi per spegnere la mente per un
poco
e, nel chiarore immaginifico di un giorno senza data
giungo per un attimo al bagliore di quel che
realmente sono
per poi abbandonarmi nuovamente ad inseguire il
tutto in uno sguardo.


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