Michele Donadio - Le salsicce erano pessime ovvero Tre matti in libera uscita
Collana "Gli Abeti" - I testi teatrali 14x20,5 - pp. 106 - Euro 8,00 ISBN 978-88-6037-7142 Clicca qui per acquistare questo libro Firenze, primavera del 1995. Un gruppo di amici, più immaturi che malvagi, appena possono si ritrovano alla panchina di un giardinetto per scherzare e prendere in giro i matti del vicino Manicomio quando questi vengono lasciati uscire. “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragione d’essere.” Franco Basaglia
Ai dimenticati. LA CHIUSURA DEI MANICOMI Sono passati trent’anni. Il 13 Maggio 1978 il Parlamento italiano approvò la legge 180 che sancì di fatto la chiusura dei manicomi. Destinata a far epoca, la legge pose il nostro paese all’avanguardia in campo europeo nell’ambito della psichiatria. Nota col nome di Legge Basaglia, dal nome dello psichiatra che fortemente la volle, ha avuto una lenta e controversa applicazione. Il manicomio di San Salvi a Firenze per esempio completò la sua attuazione, e quindi chiuse i battenti, solo nel Dicembre del 1998. Le salsicce erano pessime ovvero Tre matti in libera uscitaPERSONAGGI: Chiara e Duccio: Fidanzati ATTO I Scena 1 Chiara e Duccio. Poi Jimmy. (Chiara, ragazza dolce, acqua e sapone, sta aspettando pacificamente in un giardinetto con panchine. Sullo sfondo a destra si vedono casse di frutta e verdura di un negozio di ortolano. Arriva Duccio. Dell’ortolano e di sua moglie si sentono sempre e solo le voci) DUCCIO: (Vede Chiara che sta aspettando. Per farsi sentire si rivolge a voce alta all’ortolano) Ortolano Verzino scusi…!? A carciofi come è messo? ORTOLANO: Bene sono messo, ci mancherebbe! Sono domande da fare ad un professionista dell’ortaggio come me? Ne ho di speciali, vengono da Tropea. DUCCIO: Vengono da Tropea? Ma non ci crescono le cipolle da quelle parti? MOGLIE ORTOLANO: Vogliono i carciofi? Verzino diglielo come sono buoni i nostri. (Contraddice il marito) Sono arrivati stamani dal Mugello. ORTOLANO: (Irritato alla moglie) Ma ti cheti! Torna di là a scattivare i funghi e non intrometterti sempre. DUCCIO: E quanto costano oggi questi carciofi Calabro mugellani? ORTOLANO: Per l’appunto questa settimana sono in offerta. Li faccio settemila lire al chilo. DUCCIO: Alla faccia dell’offerta! Volevo regalarne un mazzo alla mia fidanzata, ma forse spendo meno dal fioraio con due dozzine di rose. Arrivederci professionista, mi stia bene. (Chiara ascolta divertita) ORTOLANO: Fermati spiritoso. Fatti vedere… ah sei te Duccio. Tutte le volte che vi vedo perdo tempo. Ma avete sempre il “ruzzo” voi giovani? Va bene che anche il proverbio dice… (Incespica) “Gente allegra… Dio aiuta gli audaci”… sì, insomma… “Il riso abbonda…” DUCCIO: Sì, sì, forse ho capito cosa vuoi dire. ORTOLANO: Ma voi esagerate… E poi cosa c’entrano i carciofi con le fidanzate? DUCCIO: Te lo spiego io cosa c’entrano. Fino a poco tempo fa le regalavo i fiori. Rose come piovesse, ma poi ha cominciato a farsi aspettare sempre più agli appuntamenti. E io? Le regalo i carciofi, così impara! ORTOLANO: Lo so invece che sei te a farla aspettare sempre, cosa credi? L’ho vista passare dieci minuti fa. Fossi in te cercherei di essere più puntuale. Una bella ragazzina come quella dove la ritrovi? (Solenne) “Uomo avvisato, male accontentato”. DUCCIO: Veramente io la sapevo in un altro modo comunque ciao, ci vediamo. (Va verso Chiara) Ciao bellezza, è tanto che aspetti? CHIARA: (Sorridente) No, sono appena arrivata. Cos’è questa storia delle rose regalate? A dire la verità non lo ricordo. (Lo rimprovera bonariamente) Comunque ciao eh… DUCCIO: Ciao Amore scusa. (Le dà un bacetto) CHIARA: Niente figurati, piuttosto cosa ti succede: solo cinque minuti di ritardo. DUCCIO: Oggi sono di buon umore. CHIARA: Come mai sei di buon umore? DUCCIO: Ti ricordi il “Ventino” che ho prestato sei mesi fa allo Zecca? (Lei annuisce) Me lo ha restituito ieri sera. Non credevo ai miei occhi, lo avevo già inserito nel mio bilancio sotto la voce “In cavalleria”. CHIARA: Accidenti! Un mezzo miracolo. DUCCIO: Già, chi se lo aspettava più ormai. Si sa, lo Zecca è bravo a chiedere ma quando si tratta di restituire diventa distratto. (Cambia tono) Ti ricordi vero che stasera ho fissato in pizzeria con quei ragazzi? Vieni anche te se vuoi. CHIARA: Come se non lo sapessi che senza me tra i piedi ti diverti di più. Ne approfitto per rimettere a posto in casa. Ho ancora degli scatoloni da sistemare, il più è stato fatto ma se non mi decido a sistemare tutto, avrò per sempre una scatola di cartone al posto del comodino. (Allude ironica) E poi chi fa da sé fa per tre…! DUCCIO: Hai ragione. Non è che mi sia spaccato la schiena per aiutarti. (Scherza) Ma l’ho fatto anche per te: so che a fare le cose da soli si ha più soddisfazione, soprattutto in casa propria. CHIARA: Sì certo… come no! Vuoi che non lo sappia che hai un cuore nobile? Vieni qui furbino. (Gli fa un buffetto sulla guancia) Almeno te una volta sei venuto ad aiutarmi. Ti ricordi quella Domenica? DUCCIO: Me la ricordo sì! CHIARA: Che sudata! E che ridere quando credevi che quella scatola fosse vuota e l’hai buttata nel cassonetto. DUCCIO: (La schernisce) Già… Signorina “Precisione”! Certo che l’ho buttata nel cassonetto. Ho visto che dentro c’erano giornali e riviste vecchie e ingiallite. Come facevo ad immaginare che tenessi la tua collezione di anelli etnici insieme a quelle cartacce. So che ci tieni tanto…! Incartati in un foglio giallo che sembrava quello dei macellai quando rinvoltano le braciole. CHIARA: Sì, è vero… DUCCIO: Come se non bastasse, per farmi capire che si trattava di una scatola “preziosa”, c’era anche un barattolo di caffè tutto ammaccato. Vuoto naturalmente. E senza coperchio. CHIARA: Sì, lo so… (Melanconica) Me lo ha portato il mio Babbo dalla Russia. È un ricordo. DUCCIO: (Scherza) Caffè! Tipico prodotto sovietico. Certo che era buffo tuo padre. Uno va in Russia e porta alla figlia un barattolo di caffè come ricordo, ma ti rendi conto… CHIARA: Beh, che c’è di strano? DUCCIO: Come che c’è di strano. Come se un siberiano viene da noi in vacanza e si riporta a casa una bottiglia di Vodka come ricordo dell’Italia… CHIARA: Lo sai che era strampalato. Mi sarebbe piaciuto somigliargli di più sotto questo aspetto. Invece sono così razionale, che rabbia. DUCCIO: Vieni qui da me “Razionale”. (L’abbraccia) Da quando in qua si mettono gli anelli insieme alle cartacce. CHIARA: Mi manca ogni tanto. DUCCIO: Via, via, coraggio! Ma dove lo trovi uno bello, buono e premuroso come me…eh! CHIARA: Sì, come no. DUCCIO: E intelligente. Senti un po’, ma tornando alla scatola finita dentro al cassonetto, di cosa ti lamenti? A riprenderla a capofitto chi c’è andato? CHIARA: (Ridendo) Tu ci sei andato. E meno male. Oddio che ridere… DUCCIO: Sì…! Delle belle risate. Ora forse, a ripensarci. Ma lì per lì non mi sono divertito affatto a razzolare in mezzo a quei sacchetti di sudicio. CHIARA: Eh sì, me ne sono accorta dopo tre ore e ci avevano buttato dentro un bel po’ di immondizia. DUCCIO: Frugavo dentro quel cassonetto come un cinghiale alla ricerca di un torsolo di mela. CHIARA: Oggi hai la vena poetica aperta… ORTOLANO: (Urla becero mentre armeggia) Abbiamo la frutta più buona del quartiere. Tutta roba buona. Radicchio, pomodoro, cetriolino, donne venite da Verzino. (Duccio e Chiara ascoltano divertiti) DUCCIO: Lui sì che è un poeta. ORTOLANO: (Canta) È primavera, svegliatevi susine, alle Cascine Verzino vostro fa l’ortolan… DUCCIO: Ma quelli del ristorante sotto casa tua, non hanno mai sentito parlare della raccolta differenziata? CHIARA: Perché? Cosa c’entra ora la raccolta differenziata? DUCCIO: Come cosa c’entra? CHIARA: Hai visto troppi servizi alla Tv su Napoli. DUCCIO: Non ricordi tutti quei barattoli di vetro: di sugo, di sottaceti… ma che ne so che roba era! Di sicuro puzzava da morire. E poi erano ancora mezzi pieni. CHIARA: Forse erano sciupati e li avevano buttati via prima che qualcuno si sentisse male. (Ride) Ma lo sai che non me lo ricordavo. DUCCIO: Io sì, stai tranquilla! Mezz’ora sotto la doccia per levarmi il puzzo di quattro formaggi. (Ridono) CHIARA: Davvero… e con l’acqua fredda perché ancora non avevano attaccato il gas. DUCCIO: È proprio carina quella casa sai? La stai sistemando proprio bene. CHIARA: Sì, piace molto anche a me. Domani quando viene mia madre vedrai finisco di mettere tutto a posto. (Arriva da sinistra Jimmy, psicolabile sui trent’anni. Cappellino in testa, sguardo timido, mezzo sorriso stampato, indole per lo più pacifica) CHIARA: Ciao Jimmy, come stai? JIMMY: Come stai? DUCCIO: (Pacca sulla spalla) Grande Jimmy! Ti vedo in forma. CHIARA: Allora Jimmy, cosa ci racconti di bello, come ti va la vita? JIMMY: (Sguardo quasi sempre basso) Come ti va la vita? DUCCIO: (A Chiara) Buonanotte! Domani siamo sempre qui. (A Jimmy) Senti un po’, dove l’hai messo il cagnolino che avevi a guinzaglio l’altro giorno? JIMMY: Quale cagnolino, Lucio… DUCCIO: Jimmy sveglia! È presto per andare a dormire. CHIARA: (A Duccio) Non cominciare per favore, povero Jimmy, se non lo ricorda… DUCCIO: (Cambia atteggiamento, diventa arrogante) Quel cane brutto da morire che si è alleggerito la vescica sull’uscio dell’ortolano. CHIARA: (A Jimmy per tirarlo su) Non era tanto brutto. DUCCIO: No macché! Bellino una sega. Non te lo ricordi? Verzino si è arrabbiato e ti ha tirato dietro una mela e te l’hai anche raccattata e gli hai detto: (Gli fa il verso) “Ora la mela non mi va…” JIMMY: Ah… la mela… il cane… ora me lo ricordo. È rimasto nel recinto dell’ospedale. Mi ha detto che non voleva uscire. CHIARA: Ti ha detto che non voleva uscire? Dai Jimmy mi fai ridere. (A Duccio) Chicco vado a casa, ci sentiamo più tardi. DUCCIO: Aspetto i ragazzi e fisso meglio per stasera poi vado a casa anch’io a farmi una doccia, calda. (Jimmy fa per andare via) Ehi… dove vai Genio? Aspetta un po’ perché ora arrivano i nostri amici e ci facciamo due risate tutti insieme. CHIARA: (Decisa e seria prende in disparte Duccio) Senti! Lo so che è divertente prendere in giro i matti dell’ospedale, ma cerca di non esagerare. Del gruppo che frequenti sei quello che ha più cervello anche se fai di tutto per non farlo vedere. Cerca di non farti trascinare. Ma ti sembra bello prendersi gioco di questi poveri Cristi? E non parlo solo di Jimmy. L’altro giorno avete preso in giro prima il Tuffatore e poi l’Avvocato. DUCCIO: Chi te l’ha detto? Quel chiacchierone di Donatello? Quello non regge neanche il semolino e poi vuole sapere sempre i fatti degli altri. CHIARA: Verzino l’ortolano me l’ha detto. DUCCIO: Ma senti che coraggio! (Indica la bottega) Buono quello! L’altro giorno ha fatto pagare una banana all’Avvocato come se fosse stato un cesto di Natale. JIMMY: Ha ragione Lucio. L’ortolano è cattivissimo. Tira le mele senza avvertire. DUCCIO: Bravo Jimmy, diglielo anche te. Oh…! Eccoli che arrivano. CHIARA: Mi raccomando dai… (Bacetto, esce) DUCCIO: Tranquilla Chicca, ci sono io… Contatore visite dal 26-02-2009: 3945. |
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