Nino Di Paolo - Anteprima della Stoffa dell’Universo
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia 14x20,5 - pp. 98 - Euro 8,50 ISBN 978-88-6587-1973 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina e all’interno illustrazioni di Pierino Zanisi “Stoffa dell’Universo” è l’espressione utilizzata da P. Pierre Teilhard de Chardin, paleontologo, antropologo, naturalista, gesuita, filosofo e teologo,nella sua opera più importante, “Il fenomeno umano”, per indicare una tendenza evolutiva già presente fin dai primi momenti successivi al Big Bang (se Big Bang vi fu), quella della complessificazione degli elementi semplici, a cui è indissolubilmente collegata una crescita di “coscienza” delle stesse entità complessificate… Prima dell’Anteprima Ecco tre chiarezze, tre fatti chiari: chi li nota, nota, e poi se ne distanzia. Il lavoro è molto e bisogna fare in tempo. Il primo fatto si sa: la poesia è una nicchia. Va bene. Poi: la poesia filosofica è una nicchia nella nicchia. È la nicchia dei Four Quartets e di certi testi di Miłosz, ora (e ha esempi più medievali che moderni: l’Anticlaudianus, la Cosmographia, la Comedìa e l’Acerba): diciamo che la nicchia esiste, è nicchia ma hic manebimus optime, in un certo senso (ma Dante e Cecco d’Ascoli non ebbero vita facile, e non la rendono facile nemmeno a noi: tanto più che il 2012 è un anno che forse, per loro, non dovrebbe nemmeno esistere). Il terzo fatto chiaro è l’esistenza di una nicchia nella nicchia della nicchia: la poesia (nicchia 1), poesia filosofica (nicchia 2), scritta oggi in una lingua arcaica (nicchia 3). E tu, a quale nicchia appartieni? La prima è intima, la seconda è inattuale, la terza è inusuale. 2. La filosofia di Teilhard è una cosmologia: una teoria del tutto, che dà all’uomo un posto esaltante. È la stessa filosofia di cui Mario Luzi disse, oralmente (anche questo è piano: il Luzi orale è un Luzi paterno e preciso, con letture forti e buoni scandagli; il buon intervistatore gli fa un po’ da duca e un po’ da scrivano): «Penso che oggi il significato di un paradiso» – con la minuscola: non è un luogo ma una condizione – «vada strettamente congiunto con un sentimento di progressione che investe l’umano nel suo percorso verso il divino. A ben vedere credo che questa sia la parte più viva e più propria di una mens christiana, alla Teilhard de Chardin: la perfettibilità del mondo comporta la salvezza umana e la salvezza è una progressione dal greve al sottile. Questo principio dell’evoluzione ora è stato ammesso anche dal Papa nella sua recente lettera di novembre» (La porta del Cielo. Conversazioni sul Cristianesimo, Fabbri, Milano 1997, p. 86). Luzi si riferisce al Messaggio di Wojtyła Ai partecipanti della Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, il 22 ottobre 1996. Il Papa scrive che «il Magistero della Chiesa è direttamente interessato alla questione dell’evoluzione, poiché questa concerne la concezione dell’uomo, del quale la Rivelazione ci dice che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio». Il documento procede con la normale prudenza papale, come è ovvio: ma per Luzi «è stato un atto molto importante, a cui non hanno dato il risalto che meritava». 3. La seconda proposta al lettore è il gioco del nuovo Medioevo: leggere il testo come parte di quel nuovo e secondo Medioevo che è stato il Novecento. Lo dice Claudio Leonardi, che fu in pagine serissime: «Per parte mia, resto convinto che la letteratura mediolatina veda ancor oggi, e nel prossimo futuro, aumentate le sue occasioni di qualche successo nel pubblico. La ragione è di carattere generale, cioè la convinzione che assistiamo a un cambiamento di civiltà: l’età tecnologica non è più un’età razionalistica, e quella razionalistica per secoli è stata la civiltà europea, in cui il Medioevo, soprattutto latino, ha trovato così poco spazio» (La tradizione mediolatina in Italia, «Mittellateinisches Jahrbuch», 36 [2001], pp. 305-308: p. 305). Massimo Sannelli A Vittorio “Vik” Arrigoni, NOTE DI LETTURA “Stoffa dell’Universo” è l’espressione utilizzata da P. Pierre Teilhard de Chardin, paleontologo, antropologo, naturalista, gesuita, filosofo e teologo, nella sua opera più importante, “Il fenomeno umano”, per indicare una tendenza evolutiva già presente fin dai primi momenti successivi al Big Bang (se Big Bang vi fu), quella della complessificazione degli elementi semplici, a cui è indissolubilmente collegata una crescita di “coscienza” delle stesse entità complessificate. Parlare compiutamente della “Stoffa dell’Universo” richiede la stesura di un saggio, opera che ho iniziato ad intraprendere da tempo. Dunque, per attirare attenzione sull’argomento, occorreva un qualcosa di più immediatamente fruibile, un’anteprima, un antipasto. Scrivere in prosa una sintesi di un saggio sa di bigino. Ma se non è prosa, che siano versi. Primo ed ultimo Canto a loro volta anteprima di questo lavoro, apparsi sull’Antologia “Lo spirito della poesia” (Fara, 2008), il secondo ed il terzo, sebbene non nella medesima stesura in cui sono scritti qui, in un’altra Antologia, “La poesia, il sacro ed il sublime” (Fara, 2010). Eccovi quindi l’“Anteprima della Stoffa dell’Universo”, un viaggio nella Storia in compagnia del risultato più complesso prodotto dall’Evoluzione qui, su questa briciola di Materia chiamata Terra. Storia della specie e storia del Pensiero, dei loro punti di incandescenza sull’ascissa del Tempo, di un tempo, finora, brevissimo e, verosimilmente, ancora non troppo lungo, come per tutte le specie vissute e viventi. Nino Di Paolo Anteprima della Stoffa dell’Universo
Con il cuor disincantato ed assuefatto Tutti riempion la bocca prezzolata Ma chi ingrassò li fondamentalisti È sempre quello il litio convitato, Non che i sovietici avessero ’sto sogno Così ogni cosa per fermare i rossi Or, quest’antica pratica guerriera, Il gusto del potere dominare E come disse l’israelita di Treviri Non che il bisogno d’una vita eterna
Don Lorenzo, maestro di liberazione delle menti, pubblicò, nel 1965, “l’obbedienza non è più una virtù”.
Voler spiegar in quattro stretti versi E quindi questo sforzo prov’ a fare Un mare di domande ti si pone Qual fu la prima scocca di scintilla Che scherzo di genetica sia stato In verità non eran dei bestioni Così si mosser poi per tutto ’l mondo E collegando luoghi e racconti, Caus’ ed effett’ avevano scoperto Orizzonte che non sol d’esperienza
Come si fissò, in un numero sufficiente di individui di quelle specie di Primati che scorazzavano in Africa orientale, quel gene che permise l’apparire di un pensiero riflesso?
Dopo tanti enigmatici “perché?” Con le man’ intrecciavano giunchiglie, Pietra dolce si miser a sgrezzare Finché sasso che lascia giù colore, Tal segn’ in forma di cornuto manzo Lo scrivere così prendeva piede Per le capacità dell’astrazione Capacità d’intelligenze vive La cura di creativ’ intelligenza Della vita dialettica lettura
Dal pensiero, le domande e la formulazione di ipotesi.
Nell’occupar le lande della Terra Nei geni si portavano non solo Gabella da pagar alla Natura, Dunqu’ obbligat’ ad esser predatori Chi aveva più virtut’ in forza bruta, Poi chi s’accompagnò con la furbizia E quando le scoperte del sapere perché così le pratich’ invenzioni Ma se i sapienti non eran disposti E fin d’allora dunque Conoscenza
Il pensiero riflesso, l’intelligenza non permisero solo di progredire, affinarono le arti bestiali dell’uccidere e del dominare.
Gli uomini, come gli animali, nella mente, a ricordar che tutto Speranza di ricominciar l’altrove Ma fu così che nacque religione? E rinascer toccava propri’ a tutti? Altr’ uomini, solenni mediatori, Ed un semafor piazzaron nel mezzo Parrebb’ un’ingannevole furbata Invece pure questo pose l’uomo sicché dei mediatori casta nuova
Il pensiero più ossessivo era quello del qual sorte toccasse dopo la propria personale fine.
Allor bruti, sapient’ e sacerdoti, Gl’impoverit’ o poveri, di forza, Se ne convinser poi, fin’ a tal punto, Credevan, ci credevano davvero, I secoli passavan lentamente: Fu solo da battaglie disperate Ed anche qui necessitar campioni Ancor, però, quel vetero vizietto, Gli sfruttati, avendo conosciuto beneficiasse di spremuto frutto
La scintilla della rivolta si accende, comunque, di tanto in tanto, anche nel cuore degli animali del gregge, di chi appare gregge ma la cui natura è divina.
Per cacci’ e pesca giravan lo mondo Molti tra loro non si trovaron più Da specie, adattaron agl’ ambienti, Ma gran velocità di movimento Alcun’ alti, altri ben più piccini, Un detto, coniato su a Milano, Così nuov’ abitudin’ e scoperte, La specie, propagata cos’ in fretta, Questo raccont’ il mito di Babele, Avant’ e indietro, dunque, per tornare
Se ne andarono dall’Africa e, trovando il freddo, affrontarono la sfida più epica che si possa immaginare: varcare la soglia delle temperature mortifere.
Mangiavan non solo carni o pesce, Alcuni, i più brav’ osservatori, Dai semi che cadevano sul suolo Lo stuolo di semenz’ imprigionate E ’nsiem’ all’arte di coltivazione Poi baracche, e case di mattone Le prime forme di piccole città Ma i frutti di terr’ e di lavoro Di qui nuove battaglie tra gl’ umani Sorser Regni e già piccoli Stati
Quando si scoprì la generazione delle erbe eduli dai loro semi (ed in quanti e quali punti della Terra la scoperta fu simultanea?) le tribù che vi erano arrivate diversificarono l’approvvigionamento del cibo tra quello cacciato e quello coltivato, non solo raccolto.
Chi visse nelle più fitte foreste, Ma chi, tra quelli che, con la violenza, sempre più vasti territori prese Costoro furon schiavi per decine In territori nacquero gl’Imperi Attorn’ ai fiumi d’acque limacciose Caste di re, di sacerdot’ e dotti Mettend’ in trono un imperatore Venne però momento per coloro
Nell’elica disegnata da Pierino Zanisi appare il ritmo di espansione-contrazione delle forme di dominio umano organizzato.
Da questa norma comportamentale Le sponde di quel mar d’azzurro vivo Due modi fra loro anche diversi: Du’ cardini di mente d’oggi nostra: Il popol che veniva dai du’ fiumi e quello che le isole più belle furon padre e madr’ in quelle cose Chè pure nella storia degl’ Ebrei e nella geografia di Mondo Greco
La novità, appunto. Contatore visite dal 15-05-2012: 5184. |
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