Il viaggio

di

Orazio Gennuso


Orazio Gennuso - Il viaggio
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 38 - Euro 6,00
ISBN 978-88-6037-5513

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Pubblicazione realizzata con il contributo de Il Club degli Autori in quanto l’autore si è classificato 12°
nel concorso Il Giro d’Italia delle Poesie in Cornice 2007


Prefazione

In questa silloge Orazio Gennuso raccoglie poesie sicuramente sentite nel profondo quasi a immedesimarsi in un esploratore che, durante il suo viaggio di scoperta, cerca di riportare alla luce ciò che ha rivestito un ruolo fondamentale nella sua esperienza. E poi v‘è la visione onirica perchè, in alcuni componimenti, Orazio Gennuso scrive poesie come a “cavalcare un sogno” e, in questo continuo muoversi tra la realtà quotidiana e la visione immaginifica, tutto pare disperdersi.
Non v‘è dubbio che il percorso è lungo e prevede la presenza di numerose “ombre” che si alternano agli stati d’animo positivi: poi l’amara consapevolezza, le sorprese lungo la strada che é “lastricata di dubbi”, le verità che si dissolvono e gli “ideali da consacrare” non ci sono più. Tutto si miscela nel dispiegarsi della sua poesia: così la malinconia che assale in alcuni momenti, gli enigmi da decodificare, le fragilità dell’essere umano, le incertezze che nascono dalla vita mentre si prosegue nel cammino per andare chissà dove.
È inevitabile che il tempo ha un “peso” e ci si può ritrovare vicino alle “stelle” quasi a “respirare l’invisibile” e poi con i piedi ben poggiati sulla dura terra a contare i giorni ed accorgersi che ora vi sono le “rughe” sul volto, le ferite hanno lasciato profondi segni, il fardello esistenziale è pesante.
Eppure continua incessante la ricerca dei misteri del proprio essere.
Orazio Gennuso fissa, in modo forte e coraggioso, la sua intenzione di “non lasciarsi distrarre dalle apparenze”, dalla superficiale immagine che riveste quasi tutto ma conferma la sua volontà di andare diritto alla sostanza.
Ecco allora che il “ritorno poetico” delle emozioni e il terreno ritorno d’un uomo alla vita, come un filibustiere con la sua “barba incolta” sempre intento a vivere pienamente, diventano espressione d’una poesia che decreta: nel cuore c‘è “quel che sei” e “quel che sarai”.
In ultima analisi, il viaggio poetico di Orazio Gennuso, riflette fedelmente l’interiorità d’un uomo che sente profondamente le manifestazioni della vita incidersi sulla propria pelle e, con genuinità, illumina questi frammenti con le parole di poesie che sono le tappe di quel viaggio.

Massimo Barile


Il viaggio

Questo solo so:
non tornerò più sui miei passi.
Orazio Gennuso


Il viaggio

Lunga
è la strada.

Non vedo
che ombre
nell’ombra.

Mi lascerò
dietro
il giorno
e la notte.


Rosso di sera

Sebbene sia rossa la sera
presto pioverà...
lo sento nell’aria.
Pioverà forte
sul filo dell’acqua
tra lingue di fuoco
sulle corde del cuore
sulle tue labbra mute
sulle mie mani dimenticate.


Il corvo

Come un corvo
solitario,
nel piano-bar
della fantasia,
gracchia
un sassofono
dei giorni
inutili
l’amara
melodia.


Quando soffierà il vento

Sgranate i rosari,
uomini di fede.
Pregate forte,
innalzate cori.
Piangete e sorridete:
dove non c‘è dolore
latita la speranza
e senza umanità
non ha senso l’Eterno.
Sgranate i rosari,
pregate forte,
coprite ogni rumore
quando il vento soffierà
sull’abisso spalancato.


Alba

Un giorno,
non ricordo quando,
la notte
mi prese per mano
sulla strada
del non so dove.

Ombre in corteo
accesero le stelle
trapassando la luna
e l’alba mi sorprese
a cavalcare un sogno.


Rumore

Quel suono
infinitamente
acuto
non lo udii
né vidi
la folgore
che mi devastò.

Luce e tenebra
sangue e polvere
non fanno rumore.


Aprile

Tra ginestre
e oleandri
scoloriti
dorme
ancora
Primavera.

Da mille spiragli,
da infissi sconnessi
farnetica il vento.

E stare dentro, qui,
è come esser fuori,
eternamente al gelo.


Il ritorno

C‘è chi è stato
all’inferno
e vi ha trovato
posto
suo malgrado.
Invece io son tornato
con questa barba
incolta
di filibustiere
e lenti scure
per godermi la notte.


La mia strada

Aurei detti non ho
sulle labbra, nel cuore.
Qualche verso in tasca:
questo solo mi appartiene.

Altari non consacro
all’Ideale,
ché creder non m‘è dato
a cuor leggero.

Lastricata di dubbi
è la mia strada.


Giochi di fronda

Ondeggiano
le cime
dei cipressi.

Sui giochi
di fronda
si ferma
la luna.

Il vento
accarezza
fantasmi
di buio.

E il tempo
riempie
le fosse.


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