A Patrizia C.
0: “il matto”
Folle perché
ho cercato i tuoi occhi
senza mai abbassare lo sguardo
accogliendo il castigo
della loro memoria
come un marchio infuocato sul cuore.
Folle
che ho voluto imparare
a vuotare la coppa d’un fiato
a lasciarla cadere
leggero
appagato
sulla via del mio viaggio
infinito.
I: “il mago”
State a guardare:
trasformerò questo lamento cupo
in acqua trasparente luminosa.
In una rosa
la piaga dolorosa dell’amore illuso.
Chiudete gli occhi:
come d’incanto
il palmo aperto
deserto
lungamente
diventerà giaciglio profumato
finalmente.
II: “la papessa”
Guardami;
quello che vedi
specchiato nel mio pianto
è il tuo coraggio muto
inesplorato.
È la tua voce
questo canto sussurrato
che dice quante notti hai conosciuto
prima di un fragile mattino illuminato.
III: “l’imperatrice”
Indosso la tua pelle
sullamiacomelaseta
intreccio la tua anima
tre volte intorno al cuore
come un talismano dell’amore
una malìa che ti farà tornare.
IV: “l’imperatore”
Il tuo amore
che arcani nodi amari
intenerisce
e l’aggrumata benda dei rancori
lui solo mi comanda
mi rinasce.
V: “il papa”
Ascolto
la scogliera ansimante
dove il gabbiano canta
solamente;
l’umana illusione racconta
spietata dolente.
VI: “gli amanti”
Non dire mai che m’ami
per i miei occhi quieti
che non domandano domani,
per i boccioli profumati dei seni
ma solo
per la mia anima grata
stupita
che prende vita quando sta nelle tue mani.
VII: “il carro”
Salire
su questo treno straniero
al riparo
dal tuo rifiuto
amaro.
VIII: “la giustizia”
Ringrazia
il tuo dolore fiero
il suo mistero:
è un Angelo
il tempo
due passi davanti al tuo cuore cammina;
attende.
E quando hai percorso la notte malata
e l’alba solleva le bende
allora
ti rende giustizia.
IX: “l’eremita”
Cosa mi porta fuori
a bere gli umori della notte ubriaca
a scivolare nei cunicoli dei miei pensieri
oscuri solitari
e non sapere più come tornare
e dove
da quali braccia
da quale bocca furibonda e grata
che mi ferisca a morte dopo avermi amata.
X: “la ruota della fortuna”
Fila
la ruota
la corda e la seta;
tesse l’ordito
tesse la trama
di un desiderio
che sempre
ti chiama.