L’edera (da Dietro il sommario degli istanti – 2008)
L’odore del mio per sempre
cerca il tuo.
Nient’altro
ad insabbiar edere
od una fine orchidea
null’altro
che fa da ghiaccio
un sogno
sopra questo manto di giglio lieve.
Prestami il tuo dolore
il grido di un’onda grave
che spezza e, che trasporta l’ombra
al cammino
ti avvelenerò di gioia
nel tramonto della quiete
dal mio canto
tra i passi della tua mano
dei tuoi respiri
per la tua valente bellezza.
Madamoiselle de Paris (da Dietro il sommario degli istanti – 2008)
Ti morderei con il tenero sibilo della mia anima.
Eppure, quegli occhi
l’hanno ferita.
Lame e graffi a morder e strozzare
il ritmo della notte.
Eppure, quegli occhi
non l’hanno spenta.
Rosso danzante e vergine,
ramo di Parigi.
Il tuo sogno è rimasto in un lungo tratto
al Passeig de Gracia,
il profumo di una nave
dal porto lontano
a tessere l’atmosfera
dei tuoi occhi
mai più avvistata.
Segreti (da Frammenti di un respiro passeggero – 2009)
La notte è il silenzio dei nostri sogni
eppure,
la virgola muta dei nostri fantasmi.
Ci risvegliano nel bel mezzo
di un’armonia fatale al pianoforte
e lo stordire è tutto il tempo addosso.
Non è solo vetro tagliato questo film
ne una pellicola girata a mani legate.
Esiste un volo oltre i nostri limiti
che il destino non può quantificare.
Vacilla e riemerge dal buio
dovunque possa trovarsi.
E quando si spegne il giorno
tutto vive in un fondale
non siamo più padroni, né coscienti.
Le rotaie, son come le stelle nel cielo
reggono lo scorrere
dell’invisbile mistero.
Sulle vie dell’amore (da Primavere a lettere sulle note d’inverno – 2006)
I
Da quando ho compreso che tu esistessi,
amore,
non riesco più a vivere
senza i tuoi baci,
senza le tue carezze,
e sto già morendo
dinnanzi queste mura, colline,
pensandoti oltre
lassù comprendo, d’aver fame del tuo seno, la vite
per gemellare fiori e colori
in un’unica bellezza,
e qui
briciole ed ombre sul tempo
pagine su pagine, le note
urlano nel vuoto
e questi simboli vegetano qualcosa e nulla
amore,
sono ovunque imbalsamato
a respirare il tuo nettare
esso, polvere e grano al vento.
II
Polvere d’ieri
il passato
un violino e un’arpa remano tremando
sul gretto campo in fiore
giostra a due sguardi d’intenti
a due sguardi d’illusioni
tetre spoglie alle mie dita
dell’arpeggio lontano d’una profonda notte
m’involo e appendo la mia vita…
oggi, un’altra via
corre e fugge
laggiù, quaggiù
innamorando come primo accenno
nuvole corone…stelle,
comete d’incantati sentieri,
gusci d’armi senza spari,
sogni “bang” baci e scoppi di passione,
rasserenante schiocco,
ove sarà?
Parole,
ruotano ancora le pagine
e fremo, innamoro in pulsi lenti,
spasimo tra i silenzi e le luci mute
involo scalando l’ultimi granelli
su questi schermi, d’alba d’autunno,
esplosi d’affresco d’un grigio perla-blu,
parole
attorcigliano
s’avvolgono i romanzi
mia lei,
laggiù, quaggiù
innamorando come primo accenno
voce d’una sirena
echi d’eterno.
III
E dal riverbero il mio tempo
echeggia ancora il canto del cigno
dalla polvere d’ieri, il passato,
da questo bacio
“Amo, nessuno mi può dir cosa,
io amo qualunque e qualcosa,
amo tutto e nessuno,
ed amo il mondo ed il nulla…
ma come amo neppure io posso chiarirlo,
perché come amo solo una donna potrà schiarirlo”.