Opere di

Stefano Tonelli


Inserita nell’Antologia del Concorso Letterario Città di Monza 2004

Solstizio d’estate

Questa prima sera d’estate,
così generosa di luce…
Sotto la volta d’azzurro e blu
trapunta di chiare stelle,
ferve ancora l’uomo nel suo anelito di vita.

Sospeso a mezz’aria nel mio limbo,
mi rassegno alla eterna paralisi
di sentimenti e desideri, alla fine di
questo ennesimo giorno insulso.

Eppure all’alba era vergine,
non ancora vissuto da nessuno,
nuovo, ricco di possibilità.

La vita – lo so – è una scuola che
sovente impartisce dure lezioni,
e dal suo rigore non ci possiamo sottrarre
(sarebbe questo il vero “peccato”).

E mi chiedo:
questo giorno cosa è servito,
cosa ho imparato,
cosa ho sbagliato,
quali opportunità ho buttato…

Temo le possibili risposte.

Solo non vorrei trovarmi,
distillata tutta la mia lenta atra agonia,
ancora sciocco e ignorante fanciullo,
impegnato soltanto a saltare la scuola.


Inserita nell’Antologia della IX Edizione Premio di Poesia Poeti dell’Adda 2004

A Monterosso

Monterosso marina,

il mio pensiero ti abbraccia grato
e il mio ricordo si bagna nelle tue acque
e nel profumo della tua brezza di mare.

Ancora oggi, m’incanto agli odori
di focaccia fritta, di fiori, e di sabbia
che si spandevano nei tuoi carrugi,
che, lieto nei miei vent’anni,
traversavo sereno.

Di sera, le vie illuminate
di luci e di bambini incoscienti,
di mercatini e di feste in piazza.
E poi la spiaggia umida e il manto stellato,
e il buio mare…come ci appariva diverso dal giorno,
col suo accecante bagliore che infiammava l’aria.

Allora capivo di essere – almeno un po’ – felice di questa mia vita?

Vi rimpiango, luoghi ameni,
preziosi depositari
della mia gioventù.

Luglio 2004


Inserita nell’antologia della IX Edizione Premio Letterario Internazionale Città di Melegnano 2004

Esame di coscienza

Maestro,
accolgo triste il dono
del mio volgere terreno
e la mia anima si stampa
in veste umana.

Solitari anni malinconici e laboriosi
mi portarono all’età saggia e seria.
Ma tanta dottrina, tanto sapere
non mi potranno mai rassegnare
alla mia aspra perduta gioventù.

Non avrò mai dunque pace
per la mia vita non vissuta,
solo letta, sognata da lontano.

Ma il cammino della mia
anima prostrata è ancora lungo,
vero Maestro?

Noi sappiamo entrambi bene
che le mie cicatrici sanguineranno
abbondanti ancora a lungo,
che parteciperò nell’agone della vita
sempre fuori concorso.

Ho imparato, mio malgrado,
a non lamentarmi, a non sperare più
(è forse un bene?)

Navigo a vista, stanco e sfiatato
nel mio guscio di noce per forza d’inerzia,
nell’oceano di nebulose stagioni,
cariche di tempeste improvvise,
di lividi bagliori e di
cupe, interminabili bonacce.

Agosto 2004


Inserita nell’antologia della V Edizione Concorso Internazionale di poesia Olympia Città di Montegrotto Terme 2005

Eclissi

Volava alto e lontano il mio sguardo,
pur nelle quiete more dell’infanzia,
sitibondo di vita e di ebbrezze giovanili,
come un cavallo su un’altura, fremente
a sottomettere il vasto verde.

La tarda primavera schiudeva
dolci fragranze di fiori che
risvegliavano appetito ai miei sensi,
l’oscurità a me amica
non regalava però parole,
ma solo fantasmi
per vivere i sogni di giovane adulto.

Vivevo sensazioni presenti e future,
certo che presto sarei entrato
nella foresta, assaporando ogni
suo frutto, fiore e foglia,
giocando a piedi nudi sul prato.

Poi un osceno pianeta maligno
irruppe spegnendo odori e sogni
e a testa bassa fui schiavo di paure
e infinite cure e timori.

Oppresso e gravato dal buio
e dalla nebbia ormai nemici,
procedevo blindato,
ma la vita non sentiva più
il dolce ebbro sapore di prima.

Ancora oggi sono cieco

per quell’eclissi.

Ottobre 2004


Inserita nell’Antologia della VIII Edizione Premio di Poesia Comune di Candia Lomellina 2005

Sogno d’estate

Sognavo di danzare sul mare
accarezzato da onde eterne sempre uguali.
Il sole asciugava le mie lacrime e i miei rimpianti,
il pensiero liberato in un cielo azzurro
familiare ed amico sfiorava scogli e flutti
e si riparava all’ombra
di alberi antichi e saggi.

Seguivo gli scoiattoli saltellare
secondo misteriosi itinerari
su un tappeto di croccanti foglie,
i gabbiani grigiobianchi
sfrecciare a stormi nell’aria salata;
vedevo bambini giocare con stelle marine
e giovani intrecciare i loro nodi d’amore.

Il giorno declinava, ma i raggi
ancora scaldavano il corpo e il cuore.
Volavo sopra il mare arancione,
scorgevo le barche e il porto.
Mi si faceva incontro
la gente di un tempo e di oggi:
quante persone mi salutavano ridendo,
liete del comune incontro.
Anch’io brillavo ai loro sorrisi.

Tutto questo sognavo
e non volevo svegliarmi.
Sapevo che mi sarei trovato
nelle brume invernali,
confortato solo dall’odore
del mandarino sulle dita.

Come sei lontana estate!


Inserita nell’Antologia della IX Edizione Premio Letterario Internazionale IL CLUB DEI POETI 2005

Maestro ascolta

Ascolta, o mio Maestro.
Tu hai affidato questa vita a me,
perché io imparassi e crescessi
in luce di conoscenza e di amore.
Ho accettato il patto – potevo fare altrimenti? – e sono sceso fin quaggiù.
Ho avuto, come tutti, la mia razione
di gioie e fortune,
di pene e sofferenza,
ma mi è sempre stato compagno
il male di vivere.

Comprendimi o Maestro.
Tu mi esorti ad andare nel mondo
e a scoprire nuovi sentieri:
“Vai! Nelle tue bisacce hai
tutto il necessario! Osa! Va!”
Ma a me, o Maestro, cedono le gambe,
la gioia e la speranza scivolano dalle braccia,
la bocca si fa amara e sputa veleno.

Perdonami o Maestro.
Lo so, la vita è una scuola che spesso
impartisce dure lezioni e
tu hai ragione: non bisogna
buttarla in vano cincischiare.
Ma io rimango chiuso nel mio bunker
voltando le spalle al mondo,
e conto i giorni lenti di questa preziosa
fin troppo lunga esistenza.

maggio 2004


Inserita nell’Antologia della VIII Edizione Premio di Poesia Francesco Moro – Comune di Sartirana Lomellina 2005

A Renata Tebaldi

Dal suo stellato soglio
ormai tutti ne guarda quaggiù,
ov‘è stata molti anni, anche
dopo la fine della sua carriera.

Ora la signorina Renata,
rimpianta da tutti i melomani
e dalla fedele governante Tina,
è… “salita a Dio”.

“Non ho avuto la fortuna
di avere un uomo che mi amasse”
disse una volta.
E a chi le complimentava la sua voce
rispondeva “non è merito mio,
è un dono del Signore”.

Sarà pure così, anzi, senz’altro.

Resterebbe capire se,
potendo scegliere,
avrebbe preferito da Dio
a quel dono così bello e puro,
quell’altra fortuna:
un Vero Amore Terreno.


Inserita nell’Antologia della II Edizione Premio di Poesia M.° Raffaele Burchi – Biblioteca di Tromello 2005

Il cigno di Pesaro

Sublime cantore di infiniti affetti,
acuto narratore di umane vicende,
meraviglioso cesellatore di
inquieti gioielli melodico-ritmici,
avevi tutto scritto e dato
all’età in cui altri cominciano appena a fiorire.

Non hai voluto cercare le melodie
che un tempo frequenti ti visitavano.
Da buon pigro non hai più rincorso
le note e la vita, a differenza dei tuoi
inesausti personaggi.

Un dignitoso silenzio – con qualche péchés de vieillesse – ti ha scivolato in un grigio limbo.
E allora è stata la Melanchonia,
quale tetra visitatrice,
tua compagna fino alla fine.


L’ultimo dei castrati

Marietta Alboni

Estrema propaggine del bel canto,
“ultimo dei castrati”,
per la fulminante definizione
del tuo Maestro Rossini.
Nobile Matrona, hai concluso
la tua carriera dando concerti
su una grossa sedia.

Il tuo androgino tono
riportava – certo ne sono – per li rami alla pura bellezza
degli spiriti d’indifferenziato sesso,
quali siamo tutti noi
prima di rivestirci di polpe.


Marietta Alboni (Maria Anna Marzia Alboni- Città di Castello 6 marzo 1823 – Ville D’Avray, Parigi 23 giugno 1894) contralto. È stata l’unica vera allieva del Cigno di Pesaro, ossia di Gioachino Rossini (Pesaro 29 febbraio 1792 – Passy, Parigi 13 novembre 1868) di cui ebbe la stima e l’ amicizia e per il quale nutrì sempre riconoscenza. Cantava con la stessa facilità e disinvoltura con cui si parla, sia che spiegasse la voce nel fraseggio largo e vibrante, sia che affrontasse lo stile di agilità. Fu un raro esempio di voce sonorissima e dolcissima insieme e la sua gamma partiva dal “fa” sotto il rigo per giungere all’acutissimo “do” del soprano. Fu famosissima e celebrata in tutto il mondo e amata particolarmente in Francia, ove si stabilì e morì. Graziosa di viso ma di “taglia forte” fu spiritosamente definita “Un elefante che ha ingoiato un usignolo”.



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